F.Oli.
GALLIPOLI (Lecce) – La Corte d’appello di Lecce (Presidente Pietro Baffa) conferma la condanna a tre anni di reclusione per Marco Barba, il 44enne gallipolino, meglio conosciuto come “U Tannatu” con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. I giudici hanno confermato la sentenza di assoluzione per l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti a carico di Barba, della compagna, Anna Casole e della figlia Chiara rigettando così l’appello presentato dalla Procura.
Per questa vicenda Barba (di recente condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio dell’ambulante marocchino Khalid Lagraidi) finì in manette nell’ottobre del 2016 quando i carabinieri dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Lecce notarono transitare una Citroen C3. Gli occupanti, alla vista dei militari, tradirono un atteggiamento allarmato. I miliari decisero di seguire l’auto per effettuare un controllo. La macchina venne “agganciata” all’altezza dello svincolo di inversione di marcia per Brindisi. A bordo dell’auto, condotta da Barba, viaggiavano anche la sua compagna e la figlia. Improvvisamente il conducente inserì la marcia per poi ripartire a gran velocità tentando di allontanarsi. Uno dei due militari si aggrappò allo sportello del conducente. Riuscì ad aprirlo rimanendo in bilico tra sportello e abitacolo.
L’inseguimento proseguì fino all’altezza del cimitero di Lecce. Un militare rimase ferito e dolorante a terra mentre Barba continuò la sua fuga in campagna fermato poco dopo nascosto tra i rovi. Il motivo di tale tentativo di fuga venne immediatamente accertato: nel bagagliaio dell’auto venne trovata una busta con 14 grammi di cocaina. Dopo una perquisizione su Anna Casole spuntarono altri due grammi sempre di polvere bianca. Oltre alla droga, i carabinieri sequestrarono la somma di 1300 euro circa in contanti che la donna aveva nella sua borsa. Barba e la sua compagna erano difesi dall’avvocato Fabrizio Mauro; la figlia, invece, dall’avvocato Amilcare Tana.