F.Oli.
ARADEO (Lecce) – Usura ed estorsioni compiute da una Finanziaria già finita in passato nell’occhio del ciclone con arresti, sequestri e un processo in corso. Stessi nomi (in parte), stesse accuse, differenti le vittime residenti sempre nel basso Salento. Nei giorni scorsi il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Stefano Milto De Nozza ha chiuso un nuovo fascicolo d’indagine dando così consistenza alle denunce delle presunte vittime uscite allo scoperto dopo gli arresti nel 2014. In sette rispondono di associazione a delinquere finalizzata ai reati di usura d estorsione: Lorenzo Bianco, 69 anni, di Cutrofiano, Presidente del collegio sindacale della società I.P.S.; Giuseppe Colazzo, 66, di Lecce, sindaco effettivo della società I.P.S.; Anacleto Agostino Imperiale, 63 anni, dipendente dell’istituto popolare del Salento e responsabile dell’agenzia di Neviano; Roberto Giuri, 55, di Neviano, dipendente dell’Istituto Popolare del Salento e cassiere; Carmine Minerba, 87 anni, di Aradeo, rappresentante legale dell’Istituto Popolare del Salento; Massimo Minerba, 48, di Aradeo e Michele Orlando, 60 anni, di Galatina, sindaco effettivo della società I.P.S.
La presunta organizzazione, promossa e organizzata da Carmine Minerba, avrebbe concesso prestiti di denaro e finanziamenti occulti dopo la presentazione di assegni postdatati portati allo “sconto” tramite la gestione della finanziaria (l’Istituto Popolare del Salento). Sono stati accertati prestiti a strozzo a sette clienti con percentuali comprese tra il 25 e il 405 per cento annuo di molto superiori al tasso soglia stabilito dalla legge. Minerba, Imperiale, Bianco, Colazzo e Orlando avrebbero esercitato l’abusiva raccolta del risparmio tra il pubblico acquisendo fondi sia dai soci che dai non soci dell’Istituto Popolare del Salento. Gli stessi sono accusati di truffa aggravata. Secondo le indagini avrebbero fatto sottoscrivere una “richiesta di finanziamento societario” facendo credere che le somme accreditate sui libretti nella filiale di Neviano fossero dei libretti di deposito a risparmio.
Il solo Carmine Minerba è accusato di estorsione aggravata. Avrebbe costretto due clienti ad acquistare azioni quale condizione per poter ottenere finanziamenti dall’Ips; ai danni di un cliente avrebbe estorto 300 euro all’anno per poter continuare ad essere socio e proseguire il rapporto con l’Ips. Complessivamente sono 13 le persone offese assistite dall’avvocato Roberta Ronzino, Gaetano Carrieri, Alessandro Greco, Salvatore Corrado e Laura Pisanello. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Giuseppe Corleto e Francesco Spagnolo.