NOVOLI (Lecce) – In viaggio nella terra del Salento, alla ricerca di luoghi di tradizione e fede, la nostra ricerca si ferma oggi dinanzi un’imponente facciata dalle linee neo-gotiche, che richiama alla mente significati e una precisa scelta di vita religiosa: ci si trova di fronte al Convento dei Passionisti e alla Chiesa intitolata “Cuore Immacolato di Maria”.
Siamo a Nòvoli, Nòule in dialetto salentino, un comune situato nella parte settentrionale della provincia di Lecce, distante 11 km da capoluogo e 22 km dal mare Ionio.
È una bella pagina della storia religiosa locale scritta a due mani e a due cuori tra la comunità dei Passionisti e quella dei novolesi, che dura da oltre 125 anni.
Fulcro di questa empatia missionaria la memoria passionis, definita dal fondatore dei passionisti, San Paolo della Croce, “la più grande e stupenda opera dell’amore divino” il centro, quindi, della loro esistenza di uomini consacrati a Dio. Sull’abito un segno, un cuore bianco sormontato dalla croce, con la scritta Jesu XPI Passio,che ricorda il mandato a loro affidato.
Sulle linee di una tradizione radicata nel tempo, nella fede e devozione popolare, i Passionisti alla guida di Padre Luca Fracasso, superiore del convento e la città di Novoli sono pronti a festeggiare San Paolo della Croce.
Punto fermo della meditazione di quest’anno una frase del Santo, che sembra rivolgersi ad ognuno di noi, come in una raccomandazione paterna: «Soprattutto conservi il cuore tranquillo e se ne stia nel sacro deserto interiore nel cuore di Dio, che è il vero luogo della santa preghiera; in tal modo renderà la sua preghiera continua, conserverà il cuore tranquillo, e farà tutto bene con pace, senza ansia».
In questo luogo sacro si respira semplicità, l’essenza della fede nella centralità della Passione di Cristo. Non solo festa di paese che unisce, ma occasione e momento di preghiera, annunciati dai fuochi d’artificio alle 7 del mattino, che avvieranno il solenne settenario, dal 13 al 21 ottobre, con la celebrazione della Santa Messa presieduta alle 18 da Padre Antonio Parrino, vicario del convento novolese (il programma dettagliatamente riportato nella locandina).
San Paolo della Croce, nato a Ovada, in provincia di Alessandria, il 3 gennaio 1694 e morto a Roma il 18 ottobre 1775, fu canonizzato da Pio IX il 29 giungo 1867.
Francesco Danei, questo il suo nome, figlio di commercianti, primo di 16 figli, a 19 anni visse la sua conversione spirituale, cominciando da allora a pensare a una nuova congregazione religiosa. L’idea prese forma durante un ritiro tra il 1720 e il 1721.
Scrisse la Regola dei “Chierici scalzi della santa Croce e della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo”, i Passionisti, e nel 1725 dal Papa ebbe il permesso di riunire compagni, il primo dei quali, nel 1737 sul Monte Argentario, fu il fratello Giovanni Battista.
Ordinato nel 1727, preso il nome di Paolo della Croce, vide approvata la Congregazione nel 1741.
È tipico di molte chiese passioniste custodire un quadro che ritrae il Santo sollevato in alto dinanzi ad un crocifisso che lo abbraccia e lo stringe al cuore.
Rievocazione simbolica pittorica per descrivere, attraverso le pennellate, un fatto realmente accaduto, confidato dallo stesso uomo di Dio, innamorato e apostolo del Crocifisso. Si racconta che a 26 anni, mentre percorreva la strada del paese, ritornando a casa dalla Messa, ebbe una visione : si “vide in spirito vestito di nero sino a terra, con una Croce bianca in petto” sulla quale era scritto “la passione di Gesù”.
San Vincenzo Maria Strambi, suo primo biografo, scrisse: «Sembrava che Dio Onnipotente avesse scelto Padre Paolo, in modo speciale, per insegnare alla gente come cercare Lui nell’interiorità del proprio cuore».
La conclusione tratta dal discorso di Papa Francesco al Capitolo Generale della congregazione della passione di Gesù Cristo dello scorso anno:«La forza e la semplicità del vostro messaggio, che è l’amore di Dio rivelato sulla Croce, possono ancora parlare all’odierna società che ha imparato a non fidarsi più delle sole parole e a lasciarsi convincere solamente dai fatti. Per molti giovani che sono alla ricerca di Dio, la Passione di Gesù può essere fonte di speranza e di coraggio, mostrando loro che ognuno è amato personalmente e fino alla fine. Possano la vostra testimonianza e il vostro apostolato continuare ad arricchire la Chiesa, e possiate voi restare sempre vicino a Cristo crocifisso e al suo popolo sofferente».
E allora, uniti in festa e in preghiera, sui passi tracciati nel tempo dai Passionisti di Novoli, testimonianza di un messaggio d’amore del loro fondatore che è per sempre e per tutti!