SALENTO – Dopo oltre 17 anni scopre che la ragazza cresciuta con amore e affetto non era sua figlia. Tratti somatici differenti, colore della pelle diverso. Nessuna affinità fisica. E dopo gli accertamenti di laboratorio emerge l’amara e triste verità: quella ragazzina, effettivamente, non era sua figlia ma frutto di una relazione extraconiugale della moglie con il suo “storico” amante. Oltre al danno, la beffa per l’uomo che, in breve, è stato travolto da altri eventi nefasti. Perchè, recentemente, il giudice della separazione non ha riconosciuto come motivazione del divorzio l’infedeltà coniugale ma un presunto carattere violento dell’uomo. Che non ci sta per passare come un marito manesco e irascibile. E ha presentato appello per ottenere, a suo dire, un briciolo di giustizia in questa storia di vita coniugale naufragata nel peggiore dei modi.
I fatti si sono verificati in un paese del basso Salento e iniziano nel 2011 quando l’uomo inizia a nutrire i primi sospetti. Con quella ragazza (nome di fantasia Stefania) le analogie fisiche sono minime. Anzi nulle. E decide di andare a fondo nella vicenda effettuando il test della paternità. Porta così alcuni campioni personali e della figlia in un laboratorio di analisi specializzato nella ricerca del dna. Il responso è tanto incredibile quanto inoppugnabile: l’incompatibilità assoluta tra lui e quella ragazza. Stefania, infatti, è nata 17 anni prima da una relazione della moglie con un altro uomo. Con cui la ragazza ha una forte somiglianza fisica. Lo sfortunato marito mette al corrente la coniuge che si rifiuta di sottoporsi al test del Dna e, di comune accordo, decide di trasferirsi in un’altra abitazione.
Inizia così il giudizio di separazione. In Tribunale vengono ascoltati i testimoni tra cui il dirigente del laboratorio di analisi e la psicologa che ha tenuto in cura per un anno e mezzo l’uomo finito nel tunnel della disperazione e della mortificazione dopo l’amara scoperta. Il titolare del laboratorio conferma gli esiti dell’esame e l’assoluta incompatibilità tra l’uomo e la ragazza. Su specifica domanda la psicologa ribadisce che il disagio psicofisico dell’uomo derivi dal fatto di aver scoperto quasti fortuitamente che Stefania non è mai stata sua figlia. Come testimone era stata indicata anche la moglie dell’amante al corrente che il marito avesse una relazione clandestina e una figlia nata dal rapporto extraconiugale. La donna si era anche improvvisata investigatrice conducendo indagini autonome scoprendo gli incontri. Con tanto di tabulati telefonici che accertavano i continui appuntamenti. Ma in Tribunale non si presenta per testimoniare contro il marito fedifrago. E quando lo fa, a seguito di un accompagnamento coatto dei carabinieri, in sede di ascolto nega tutto. Nega la relazione extraconiugale del marito. Nega di aver mai trovato il suo uomo in compagnia dell’amante.
La causa di separazione si è così definita con l’addebito al marito perchè violento sulla scorta di due certificati medici presentati dalla ex moglie. Di recente è stato presentato appello contro quella sentenza ma la vicenda viaggia parallelamente anche sul binario penale. In Procura, infatti, è stato aperto un procedimento per falsa testimonianza nei confronti della moglie dell’amante dopo una denuncia presentata dall’avvocato Luigi Pennetta, legale dell’uomo tradito, abbandonato e mai padre di una ragazza ora 24enne. E dire che l’uomo non ha mai voluto procedere con il disconoscimento della ragazza. Le voleva bene. Si era affezionato e l’aveva cresciuta. Ma non è mai stato ricambiato. Tanto che Stefania vive da tempo con la madre e ha anche denunciato il “padre” per presunte molestie sessuali, procedimento poi archiviato. Non vanno in archivio, invece, le risultanze di laboratorio, un amore svanito nel tempo per una figlia non sua e le motivazioni di una sentenza di divorzio, a dire dell’uomo, troppo ingiusta per essere accettata.