MONTERONI (Lecce) – Si sfilaccia in due tronconi l’udienza preliminare scaturita dall’inchiesta ribattezzata “Battleship” con cui i militari del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza smantellarono, nel mese di marzo, due presunte associazioni, di cui una in odor di mafia. In 25 hanno formalizzato la richiesta di essere giudicato in abbreviato (chi secco, chi condizionato) davanti al gup Simona Panzera nell’aula bunker del carcere di Borgo “San Nicola”: Alessandro Caracciolo, detto “Frasola”, 36 anni di Monteroni; la moglie Maria Antonietta Montenegro, 50 anni; la figlia Simona Caracciolo, di 26; il genero di Caracciolo, Mirco Burroni, sempre di 26 anni, residente a San Cesario; Angelo Cosimo Calcagnile, 44, di Leverano; Andrea Carlino, 32enne, di Racale; Loris Pasquale Casarano, 45, di Taviano; Salvatore Conte, 52 anni, di Leverano; Antonio Cordella, 33enne, di Leverano; Pierpaolo De Donno, 33 anni, di Porto Cesareo; Stefano De Leo, 44, di Monteroni di Lecce.
Poi ancora: Silvano De Leone, 56, di Racale; Ivan Mario Greco, 32enne, di Alliste; Bruno Guida, 43enne, di Leverano; Alessandro Francesco Iacono, 36 anni, di Leverano; Massimiliano Lorenzo, 43enne di Monteroni di Lecce; Simone Mazzotta, 44 anni, di Monteroni di Lecce; Roxhers Nebiu (conosciuto come “Roger”), 27enne, di origini albanesi ma residente a Melissano;Cristian Nestola, 34enne, di Leverano; Andrea Quarta, 42, di Monteroni di Lecce; Cristian Raganato, 24enne, di Copertino; Michele Antonio Ricchello, 44enne, di Alliste; Andrea Ricchello, 32, di Monteroni di Lecce; Carlo Squittino, 48 anni, di Castro. Non hanno chiesto riti alternativi: Erika Caracciolo, 30 anni, di Copertino; Emanuel Centonze, 22 anni, di Monteroni di Lecce; Maria Lucia Maniglia, 54enne, di Monteroni di Lecce; Lorenzo Nuti, 34 anni, di Lecce; Giovanna Perrone, 56enne, di Lecce; Andrea Quarta, 37, di Leverano; Luigi Reho, 61enne, di Matino; Altin Shehaj, 40enne, di origini albanesi ma residente a Melissano. L’udienza è stata rinviata al prossimo al 25 febbraio quando il gup dovrà decidere sulle richieste di riti alternativi e rinviare a giudizio o prosciogliere gli altri impuati. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti; detenzione e spaccio, tentata e consumata estorsione aggravata; minacce aggravate. L’udienza
Le indagini sono state condotte dalla Procura antimafia e condotte dai militari del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, sono state avviate nel 2015 con un altro obiettivo: bloccare uno dei canali di importazione dello stupefacente dall’Albania. Da qui anche il nome dell’indagine “Battleship”, battaglia navale. Tutto comincia, infatti, dalla localizzazione di un gommone ormeggiato nel porticciolo di Torre San Giovanni. Si scopre che il mezzo è stato utilizzato per il trasporto di carichi di droga acquistati in Albania. Monitorando gli spostamenti del gommone e verificando i tabulati telefonici, i finanzieri individuano i trafficanti albanesi e documentano il coinvolgimento di un gruppo di salentini.
Scavando, i finanzieri hanno scoperto ulteriori ramificazioni e i rapporti con il clan Caracciolo. Sono stati ricostruiti i metodi, sempre gli stessi: minacce di morte, pestaggi, il “punto” sullo spaccio; imposizione del servizio di guardianìa; intimidazioni. Con due singolarità. La prima riguarda i manifesti funebri affissi a Leverano per minacciare un presunto delatore, accusa di cui rispondono, così come riportato nell’avviso, Alessandro Caracciolo, Angelo Cosimo Calcagnile e Andrea Quarta. La seconda è relativa all’interesse per risolvere la contesa tra due squadre di calcio in merito alla riscossione del “premio alla carriera” di un calciatore finito in serie A. Accusa mossa ad Angelo Cosimo Calcagnile, Alessandro Iacono e Antonio Cordella.
Il presunto boss è un pezzo da novanta: Alessandro Caracciolo, infatti, è fratello di Antonella, moglie dello storico boss della Sacra Corona Unita, nome che riconduce agli albori della quarta mafia. Dopo l’omicidio di Antonio Dodaro, il capo designato per la provincia di Lecce dal fondatore dell’organizzazione Giuseppe Rogoli, si erano creati due schieramenti guidati dai Tornese di Monteroni e da Gianni De Tommasi di Campi salentina. Caracciolo, di recente, si era svincolato dai Tornese. Non sarebbe stata una scissione pacifica. Ci sarebbero stati contrasti sempre più crescenti.
Ma alla fine Caracciolo sarebbe riuscito a mettere le mani su un’ampia fetta di territorio tra Monteroni, Leverano e Porto Cesareo. Nelle carte dell’avviso poi vengono ricostruite le richieste di denaro e di biglietti omaggio ai danni del titolare di una struttura da intrattenimento in occasione della “Festa della Birra” tra fine luglio e gli inizi di agosto nel 2015 in cambio del servizio di guardanìa.
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Rita Ciccarese; Raffaele Pesce; Ladislao Massari; Angelo Vetrugno; Alberto Ferro; Stefano Stefanelli; Cosimo D’Agostino; Giuseppe Romano; Stefano Pati; Massimo Bellini; Francesco Fasano; Rocco Vincenti; Pantaleo Cannoletta; Salvatore Pinnetta; Luca Puce; Mario Coppola e Selene Mariano.