Il 2020 sarà l’anno dei controlli e delle pene pesanti. E, personalmente credo, l’anno della chiusura di qualche migliaia di imprese e del licenziamento di alcune migliaia di dipendenti, che saranno costretti a chiedere l’indennità di disoccupazione o il reddito di cittadinanza, con ulteriore aggravio di spese per le casse dello Stato.
Con la conversione in legge del Decreto Fiscale 2020, trionfa la nuova, assillante e ossessiva, lotta all’evasione. I dati contenuti nelle fatture elettroniche, con il D.L. Fiscale n. 124/2019, convertito nella legge n. 157 del 19 dicembre 2019, potranno essere utilizzati, non solo dall’Agenzia delle Entrate, ma da chiunque svolga indagini di polizia economico-finanziaria, quindi non solo ai fini dei controlli fiscali. Inoltre, aumenta anche il periodo di conservazione dei file che arriva fino a 8 anni.
Da quest’anno sarà davvero impossibile evadere. Un 2020 difficile per le partite iva, di contrasto nei confronti dell’evasione fiscale. Tutti i dati contenuti nei file xml trasmessi al Sistema di Interscambio consentiranno all’Agenzia delle Entrate o alla Guardia di Finanza di avere accesso ad una maggiore quantità di informazioni. Potranno sapere tutto: natura, qualità e quantità di beni e servizi oggetto dell’operazione. Non c’è niente che possa sfuggire alla telecamera nascosta della “Grande Sorella Agenzia delle Entrate”.
La grande novità di quest’anno è che il Decreto Fiscale ha ampliato la sfera d’azione della Guardia di Finanza, la quale potrà utilizzare i file delle fatture elettroniche per contrastare ogni forma di illegalità, come le spese, gli investimenti, ecc. anche se non necessariamente collegati all’aspetto tributario. Una lotta all’evasione, e alla corruzione, davvero seria.
Il Decreto Fiscale ha, però, confermato l’esonero per gli operatori sanitari dall’obbligo di fatturazione elettronica per il periodo d’imposta 2020 in relazione a prestazioni sanitarie effettuate nei confronti delle persone fisiche. Per quel che riguarda, invece, i dati degli scontrini elettronici, dal 1° luglio 2020 sarà direttamente il Sistema Tessera Sanitaria a mettere a disposizione dell’Agenzia delle Entrate i dati fiscali trasmessi dagli operatori, esclusi, per il rispetto della privacy, quelli relativi alla descrizione del servizio eseguito e del codice fiscale del cliente, per rispondere meglio alle garanzie di tutela dei dati personali e sensibili dei cittadini.
La legge prevede anche il carcere per i grandi evasori. Dal 2020 avremo un abbassamento della soglia minima di evasione d’imposte che farà scattare la punibilità e la confisca quando vi sia un’evidente sproporzione dei beni personali dell’evasore rispetto ai propri redditi, come avviene già per i reati di stampo mafioso.
Così la manovra fiscale aggiorna definitivamente quanto previsto dal decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74 sui reati tributari:
- la reclusione per dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti passa a minimo 4 e massimo 8 anni (da 3 a 8 anni se con altri artifici);
- la reclusione per dichiarazione infedele passa a minimo 2 e massimo 5 anni.
In entrambi i casi il carcere scatta quando l’imposta evasa supera i 100.000 euro e non più 150.000.
Nello specifico, la manovra interviene sul decreto legislativo n. 74 del 2000 dedicato ai reati tributari, che ne risulta ampliato dal punto di vista delle pene ed introduce, ex novo, la disciplina della confisca dei beni, estendendo, nel campo tributario, le disposizioni già previste nei reati di mafia.
Così, il delitto di dichiarazione fraudolenta mediante fatture false o documenti per operazioni inesistenti, cioè quello commesso da chi indica nella dichiarazione dei redditi componenti negative fittizie o inesistenti, passa dalla reclusione da 1 a 6 anni alla pena più elevata che va da un minimo di 4 a un massimo di 8 anni.
Anche il delitto di dichiarazione infedele risulta sensibilmente inasprito. La pena detentiva prima prevista da 1 a 3 anni, passa da 2 a 5 anni. Commette questo reato chi non indica, nella dichiarazione dei redditi, componenti positive di reddito o indica componenti negative inesistenti (senza che siano stati preventivamente emesse fatture false o altri documenti relativi ad operazioni inesistenti).
Se la cifra evasa supera la soglia di 100.000 euro, dal 2020 trova applicazione anche la confisca allargata dei beni ai sensi dell’art. 240 bis del Codice penale, ma non per i reati di omesso versamento di ritenute o di iva.
Insomma, nel 2020 vedremo un aggravio generalizzato del trattamento sanzionatorio per i reati fiscali disciplinati dal D. Lgs. n. 74/2000 (con la contestuale previsione dell’inserimento di quelli più gravemente legati alla fraudolenza nel catalogo dei reati presupposto idonei a far scattare la responsabilità amministrativa degli enti ex D. Lgs. n. 231/2001) e l’applicabilità anche ai reati tributari della confisca “per sproporzione” o “allargata”, la quale, pronunciata sentenza definitiva di condanna o patteggiamento, potrà consentire il sequestro di quei beni di cui il condannato non può giustificare la provenienza, e di cui risulta essere titolare o avere la disponibilità a qualsiasi titolo, in valore sproporzionato rispetto al proprio reddito o alla propria attività economica.
In sintesi, le novità apportate dalla manovra in materia di evasione fiscale sono le seguenti:
- innalzamento delle pene minime e massime per dichiarazione fraudolenta o infedele;
- estensione della confisca e del sequestro dei beni;
- abbassamento della soglia di evasione per il carcere a 100.000 euro.
Da non trascurare una norma che non farà piacere agli enti appartenenti al terzo settore. Il Decreto ha modificato la disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, società e associazioni anche prive di responsabilità giuridica, prevedendo specifiche sanzioni amministrative quando alcuni reati tributari sono commessi a vantaggio degli enti suddetti. Anche a questi casi sono state estese la confisca e il sequestro dei beni. Prima del Decreto Fiscale 2020, l’estensione dei reati tributari alla responsabilità degli enti non era prevista.
Beh, che dire. C’è di tutto. Sanzioni pecuniarie, carcere, responsabilità, ecc. Ma se proprio volete evadere, amici miei, rifletteteci. Ora c’è la prigione.
Magari gli imprenditori italiani, ora più che mai, penseranno che sia giunto il momento di stabilire la sede della propria attività all’estero, in Bulgaria, ad esempio, dove le tasse da pagare non superano mai il 15% e dove, in meno di un paio d’ore costituisci una società e assumi personale a costi veramente “modici”, liberandosi dal fardello impositivo tutto italiano.
FLAVIO CARLINO