di Claudio Tadicini
SALENTO – È un diritto dei cittadini conoscere il tasso di crescita del virus e l’andamento del contagio anche nel proprio territorio e non soltanto nella propria regione? Se sì – e si spera sia così – allora perché non vengono comunicati i tamponi effettuati giornalmente (e nel complesso) in ogni singola provincia?
Nei giorni scorsi, la redazione del CorriereSalentino ha provato a recuperare queste (a nostro avviso) importanti informazioni chiedendole direttamente all’ufficio stampa della task-force della Regione Puglia, che sta gestendo l’emergenza sanitaria insieme alla Protezione Civile, ma abbiamo ricevuto un due di picche.
Chiedevamo un dato “innocente” e tecnico perché volevamo sapere soltanto i dati parziali di un dato complessivo: ossia gli addendi (il numero dei tamponi eseguiti in ogni singola provincia pugliese) di una somma (totale regionale dei tamponi eseguiti), il cui risultato – peraltro – viene comunicato ogni giorno nel quotidiano bollettino epidemiologico della stessa Regione Puglia e, quindi, è pubblico.
Purtroppo, però, i nostri sforzi sono risultati vani ed i dati – anche soltanto quelli relativi alla provincia di Lecce – non ci sono stati forniti: quei numeri sono, e per ora restano, top secret. Il motivo? Chi di dovere ritiene che il numero dei tamponi provinciali sia un “dato innocente sì, ma non ostensibile e non interessante per l’opinione pubblica”.
Ma chi ha stabilito – arbitrariamente – che gli abitanti della provincia di Lecce (come quelli delle province di Taranto, Brindisi, Foggia, Bari e della Bat) non lo vogliano sapere?
Chi ha deciso che ad oltre 4 milioni di pugliesi non interessi conoscere il tasso di crescita giornaliero e l’andamento del contagio nelle zone in cui vivono (considerando che anche professori universitari ci dicono si possono calcolare se si ha contezza dei tamponi che vengono eseguiti in ogni singola provincia, giorno dopo giorno e dall’inizio della pandemia)?
Cara Regione Puglia faccia i loro nomi (o dovremo farli noi, avendoci parlato per quasi un’ora) cosicché tutti i pugliesi possano sapere chi è che decide – al posto loro – cosa sia importante conoscere e cosa, invece, no. Faccia i nomi di chi lederebbe il diritto all’informazione dei cittadini e – a priori – il nostro diritto di cronaca, oltre che la nostra categoria professionale, “perché i dati potrebbero essere usati superficialmente”.
I dati sui tamponi di cui siamo in possesso non ci lasciano dormire sonni tranquilli, se è vero – ed è vero, poiché si tratta di dati ufficiali – che i tamponi effettuati in tutta la provincia di Lecce siano stati di media appena 65 al giorno, a fronte dei ben oltre 500 di media che sono stati eseguiti giornalmente, nello stesso arco temporale, in tutta la Puglia. Lo si evince dai dati ufficiali, vostri, e dell’Asl, contenuti nel report diffuso da quest’ultima lo scorso 8 aprile, che prende in esame il periodo compreso tra il 29 febbraio ed il 4 aprile.
Ci continuiamo a chiedere, dunque, quale “segreto” nascondano i dati provinciali e giornalieri dei tamponi effettuati in ogni provincia. Non è forse un’informazione utile per i cittadini conoscere il tasso di crescita e l’andamento del virus lì dove vivono? Entrambi li potremmo calcolare senza farvi distogliere l’attenzione dalla lotta al Covid-19, così potremmo informare i cittadini che vogliono sapere (e sono tanti su oltre 4 milioni di abitanti in Puglia, di cui quasi 800mila in provincia di Lecce), ma quei numeri non volete che ci vengano forniti.
Non vorremmo scoprire in futuro che la “distribuzione” dei tamponi effettuati giornalmente e complessivamente in ogni singola provincia della Puglia – tamponi che, oltre ad accertare i casi sospetti, sono fondamentali pure per individuare gli asintomatici e frenare così realmente il contagio da nuovo coronavirus (sono continui, al riguardo, gli appelli dei medici ad eseguirli a tappeto) – sia determinante per arrestare la pandemia.
Chi ne effettua di meno, ne uscirà più tardi? Ai posteri l’ardua sentenza.