MATINO (Lecce) – Si può morire a 28 anni per Covid? Purtroppo sì. Un dramma che stanno vivendo sulla propria pelle la madre e i fratelli di Emanuele Stefano ucciso in poche settimane dal virus che non gli ha lasciato scampo. Il ragazzo viveva a Matino con la madre Maria Concetta mentre il fratello Fernando e la sorella Mariangela da tempo si erano trasferiti in Svizzera. Ora un’intera comunità e tutto il Salento piangono la morte di Emanuele che, purtroppo, detiene un triste primato: è la vittima più giovane in provincia di Lecce dall’inizio della pandemia. “Facciamo fatica a crederci – commenta il sindaco del paese Giorgio Toma – tutti noi eravamo legati a Emanuele e dispiace non potergli tributare il giusto ricordo che avrebbe meritato”.
Il ragazzo ha contratto il Covid tra le mura domestiche dopo la positività della madre. Ha iniziato ad accusare problemi respiratori di notte e ha deciso così di sottoporsi al tampone: positivo. Il giorno di Pasquetta è stato trasferito presso l’ospedale di Galatina dove Emanuele ha iniziato il trattamento di cura con l’ossigenoterapia. I suoi polmoni, però, non rispondevano alle terapie e un paio di settimane fa è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva del Dea di Lecce. Purtroppo, negli ultimi giorni le condizioni di salute si sono aggravate ulteriormente e il giovane ha perso la sua battaglia con il Covid.
“Lo conoscevo sin da quando eravamo bambini – racconta Francesca Tornesello, consigliera delegata alle Politiche Giovanili nel Comune di Matino – siamo cresciuti insieme e non ci siamo persi di vista neppure dopo le scuole. Vivevamo a due passi e quando non potevo io era lui a venire a casa mia. Per me era più che un amico”. Emanuele aveva completato il percorso di studi diplomandosi in un Istituto d’Arte di Parabita e nella vita di tutti i giorni si dava tanto da fare prodigandosi per gli altri. Era una presenza fissa nella Chiesa “Sacro Cuore” dove svolgeva l’attività di ministrante e partecipava a tutte le funzioni liturgiche. Ma non trascurava la cura di sé e del proprio corpo. Si teneva in forma frequentando una palestra del paese abitualmente più ore a settimana.
D’estate, poi, era una presenza fissa in un lido di Gallipoli dove era diventato la mascotte di tutti. “Come amministrazione vorremmo fare tante cose per ricordarlo – commenta il sindaco – e dopo questa pandemia organizzeremo certamente qualche manifestazione pubblica per ricordare il nostro Emanuele strappato, nel fior fiore della sua gioventù, da questo maledetto virus”.