GALLIPOLI (Lecce) – Oloturie pescate e commercializzate causando un significativo deterioramento del tratto di mare jonico dove i cetrioli di mare vivevano in elevatissimo numero depauperando la biodiversità della fauna e della flora. Con l’accusa di inquinamento ambientale la giudice monocratica della seconda sezione penale, Francesca Mariano, ha condannato a 6 anni e al pagamento di una multa di 100mila euro ciascuno Davide Quintana, 39 anni, legale rappresentante della “Pizzamarina Srls”; Damiano Barba, 50; Cosimo Carroccia, 53; Pietro Carroccia, 56 anni; Gabriele Faenza, 36; Luigi Fiore, 45 anni, tutti di Gallipoli e Salvatore D’Aprile, 52 anni e Gigino Giovanni Stapane, di 52, entrambi residenti a Nardò. Il dispositivo prevede anche l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e l’interdizione legale durante la pena.
La giudice ha così accolto il materiale investigativo raccolto dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone culminato nel settembre del 2017 con il sequestro di sette pescherecci e dei locali utilizzati per lo stoccaggio e la lavorazione degli organismi marini eseguito dalla Guardia di Finanza e dagli uomini della Capitaneria di Porto di Gallipoli. Le indagini, avviate dopo un sequestro di un grosso quantitativo, consentirono di accertare che i cetrioli venivano venduti a società greche che a loro volta facevano affari sui mercati asiatici. I cetrioli di mare, infatti, sono alla base di una delle prelibatezze orientali, il “trepang”. Disseccati e a volte affumicati, sono ingredienti imprescindibili per piatti raffinati. Sono anche molto richiesti dalla nuova industria cosmetica. Da qui gli approfondimenti sui pescherecci e i successivi sequestri disposti dal gip Alcide Maritati. Non appena saranno depositate le motivazioni il collegio difensivo, rappresentato dagli avvocati Luca Laterza, Ladislao Massari, Biagio Palumbo, Francesco Fasano, Tommaso Mandoi, Emanuele Simone, Francesco Piro e Massimo Cavuoto, potrà presentare ricorso in Appello.