LECCE – “Ho paura e per paura di quell’uomo, non lavoro più. Sono andata via, non guadagno ma in quella scuola non voglio più stare. Il mio molestatore, invece, lavora ancora come se nulla fosse accaduto”. Giovanna (nome di fantasia) è una collaboratrice scolastica leccese, di 33 anni, che ha prestato servizio fino a pochi mesi fa nella succursale di un Istituto superiore del capoluogo salentino. Tra i corridoi della scuola, però, si sarebbe aggirato un collega molestatore di circa 20 anni più grande. “Facevamo i turni pomeridiani insieme – racconta la vittima – per recuperare alcune ore e spesso rimanevamo da soli”. Inizialmente il collega della donna si sarebbe dimostrato cordiale e disponibile e lavorare insieme non è mai stato un peso. “In realtà – racconta la collaboratrice – nelle successive settimane l’uomo si è rivelato per quello che effettivamente era: un molestatore seriale”. Sono tre gli episodi confluiti nella denuncia ora sul tavolo della pm Erika Masetti che ha aperto un fascicolo d’indagine e iscritto nel registro degli indagati il nome del collaboratore, residente a Poggiardo, con l’accusa di violenza sessuale continuata.
Le attenzioni dell’uomo si sarebbero concentrate nel giro di pochi giorni: l’11, il 18 e il 28 febbraio del 2022. Nella prima circostanza il collega avrebbe baciato la donna mentre erano da soli. “Sono riuscita a scappare – ricostruisce la malcapitata stessa con la voce strozzata dall’emozione – ho timbrato e sono andata via”. Sette giorni dopo il secondo episodio: “Mi ha messo le mani sulle gambe fino ad arrivare all’altezza dell’inguine” è il racconto della donna che giorni dopo è stata costretta a subire ulteriori attenzioni. “Eravamo da soli in una stanza all’ingresso della scuola – spiega – si è avvicinato, mi ha messo le mani sulle spalle e ha iniziato a toccarmi”.
La donna, però, ha cercato di soprassedere continuando a lavorare “anche se spesso mi chiudevo a chiave in un’aula aspettando la fine del turno”. I presunti abusi, in una situazione del genere, non potevano uscire se non per caso: l’11 marzo, per l’esattezza, quando a scuola sono entrati tre uomini. “Ho sentito delle voci – racconta – e mi sono spaventata. Ho chiesto loro chi fossero e ho reagito male temendo per la mia stessa incolumità e ho raggiunto l’ufficio della dirigente scolastica. In quel momento sono crollata e ho raccontato gli abusi che la dirigente ha regolarmente denunciato”. Ora la collaboratrice scolastica è a casa. Ha troppa paura di lavorare.
“Ho rifiutato la proroga del contratto – racconta – e ad aprile mi sono rivolta al centro traumi della Asl di Lecce perché sono ancora scossa e sono seguita dal mio avvocato, Roberto De Mitri Aymone. Ma la cosa che mi ha lasciato e mi lascia tuttora del tutto sconcertata è che il mio molestatore lavora sempre in quella scuola e magari importuna altre donne in un luogo in cui ci sono tante ragazze minorenni”. Effettivamente le indagini dovranno anche verificare se ci siano altri episodi di molestie compiuti dall’uomo e rimasti sottotraccia.