HomeCronacaOperaio morto nel salumificio "Scarlino": chieste condanne per 6 imputati

Operaio morto nel salumificio “Scarlino”: chieste condanne per 6 imputati

TAURISANO (Lecce) – La Procura di Lecce presenta il conto per gli imputati finiti alla sbarra per una tragedia ancora scolpita nella memoria: la morte dell’operaio Mario Orlando deceduto nel salumificio “Scarlino” il 30 agosto del 2013. L’ennesima dipartita sul posto di lavoro strappò l’operaio troppo presto all’affetto dei propri familiari: la moglie Antonietta Rosafio, il fratello Rocco e i due figli Patrick e Matteo. Nella giornata di venerdì, 24 marzo, la pm Carmen Ruggiero (titolare del fascicolo d’indagine) ha vibrato il proprio atto d’accusa invocando 12 anni di reclusione nei confronti di Attilio Scarlino, amministratore unico; 8 anni ad Antonio Scarlino, responsabile della sicurezza; 6 anni a Roberto Vocino e Fred Sprenger i due tecnici della Inotech, l’azienda tedesca produttrice dell’impastatrice e a Luigi De Paola, capo del reparto di produzione; 4 anni all’operaio Massimo Rizzello, di Taurisano. Per l’operaio manutentore Daniele Carangelo, è stata avanzata richiesta di prescrizione per alcuni capi d’imputazione. Gli imputati, a vario titolo, erano accusati dei reati di morte come conseguenza di altro delitto, omicidio colposo, rimozione di cautele contro gli infortuni del lavoro, favoreggiamento e false dichiarazioni fornite al pm.

L’indagine degli agenti del Commissariato di Taurisano guidati dal dirigente Salvatore Federico è stata lunga e complessa e si è avvalsa di una dettagliata consulenza dell’ingegnere Cosimo Prontera. Attilio Scarlino, il “re dei wurstel”, finì anche ai domiciliari per poi tornare in libertà alcuni giorni dopo. L’operaio di 53 anni era impegnato nelle operazioni di lavaggio dell’impastratrice. Improvvisamente, le pale si azionarono nonostante la mancata chiusura del coperchio a causa dell’assenza degli interruttori di blocco delle pale e “della manomissione del sistema di arresto di emergenza” così come contenuto nel capo d’imputazione.

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Gli imprenditori Scarlino, nelle vesti di datore di lavoro e responsabile della sicurezza, non avrebbero valutato i rischi per i lavoratori legati all’eventuale azionamento delle pale. Luigi De Paola, l’operaio Antonio Scarlino, Roberto Vocino e Fred Sprenger, avrebbero manomesso il macchinario per far sì che non vi fossero interruzioni nella produzione. Daniele Carangelo e sempre Antonio Scarlino avrebbero fornito informazioni per allontanare i sospetti dai presunti responsabili di quell’incidente. Ovviamente gli imputati si devono ritenere innocenti fino al definito verdetto come sancisce la Costituzione Italiana.

In giornata hanno iniziato a discutere gli avvocati delle parti civili assistite da Vincenzo Venneri, Giacinto Mastroleo (il primo a prendere la parola) e Laura Parrotta. La sentenza è prevista per il 9 giugno dopo le arringhe difensive degli avvocati Amilcare Tana, Luigi CovellaVito EpifaniAndrea SambatiStefano OrlandoDonata Perrone e Alfredo Gaito.

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