LECCE – Colpo di scena in Cassazione per uno dei principlai imputati coinvolti nell’inchiesta ribattezzata “Game Over” con cui venne smantellato un presunto sodalizio dedito allo spaccio nella zona della 167 di Lecce. Gli ermellini hanno annullato senza rinvio disponendo la scarcerazione formale per Sergio Marti, 49enne di Lecce, ritenuto uno dei capi promotori dell’organizzazione. Marti era stato arrestato lo scorso anno su ordinanza di custodia cautelare. Assistito dagli avvocati Antonio Savoia e Francesco Vergine aveva impugnato il provvedimento dinanzi al Tribunale del Riesame che aveva rigettato il ricorso. La Cassazione, però, aveva annullato con rinvio.
La vicenda era nuovamente ritornata davanti ai giudici del Tribunale per la Libertà che avevano confermato la misura ritenendo sussistenti sia i gravi indizi di colpevolezza che le esigenze cautelari. La difesa, contestando proprio il contenuto delle intercettazioni telefoniche, è tornata in Cassazione. E questa volta i giudici della Suprema Corte hanno cassato senza rinvio disponendo per effetto la scarcerazione di Marti che rimane detenuto per altra causa. Le osservazioni degli avvocati difensori si sono soffermate sull’assenza dei gravi indizi di colpevolezza quantomeno in riferimento al ruolo di capo e promotore di una associazione per delinquere di stampo mafioso.
Il blitz risale all’aprile del 2022 quando vennero arrestate 17 persone ritenute vicino al boss Maurizio Briganti (pure scarcerato). Le accuse ipotizzate, a vario titolo, nell’inchiesta sono quelle di mafia, traffico di droga, estorsioni e spaccio sulla scorta delle indagini condotte dagli agenti della Squadra mobile di Lecce. Stanto all’ipotesi accusatoria, la zona della 167 sarebbe stato il fortino per reclutare le nuove leve della criminalità della zona dando così dimostrazione della capacità del clan di rigenerarsi dopo le decapitazioni delle recenti operazioni ed i processi Pit, Augusta, Network, Eclissi e Final Blow. L’udienza preliminare è fissata per il 9 maggio.