Il Parco Naturale “Litorale di Ugento”, istituito con L.R. 13/2007, già Sito di Importanza Comunitaria, ricade interamente nel territorio comunale di Ugento e con una superficie totale di circa 1.626 ettari comprende diversi habitat ambientali.
L’Ente Parco, sin dalla creazione, si è sforzato di conservare un approccio sostenibile alla gestione ed alle pressioni che solitamente si hanno su un territorio a forte vocazione turistica come quello di Ugento e che, ultimamente, sta dando particolari soddisfazioni per quanto riguarda la tutela ambientale ed il coordinamento delle iniziative orientate in questa direzione.
Parliamo un po’ dei progetti e delle iniziative del Parco
Le iniziative del Parco sono tante perché la realtà ugentina si colloca all’interno di percorsi turistici e culturali di particolare rilievo. Ne cito alcuni: la realizzazione del Centro Visite, ad esempio, che ha consentito di “rilanciare” la figura del Parco stesso collocandola come presidio non solo ambientale ma anche di legalità.
Il Centro Visite è stato realizzato all’interno di un bene confiscato alla criminalità e concesso in uso al Comune di Ugento che, in quanto Ente Gestore del Parco ha inteso adibirlo a sede dell’Area protetta. L’inaugurazione è avvenuta a fine febbraio 2024 ed è stata particolarmente partecipata dalle scuole e dai giovani, ma anche dalle Istituzioni, come Prefettura e Regione Puglia. Presente anche il Vescovo di Ugento, con l’intesa e lo spirito guida comune di realizzare un vero e proprio distretto di legalità a cui tutti possano tendere.
Il FAI, il Fondo per l’Ambiente Italiano, ha individuato nel Parco un presidio importante e da due anni organizza una giornata di divulgazione FAI. In questa giornata è grande la partecipazione del pubblico che rimane stupito dalla bellezza e dall’importanza della biodiversità presente all’interno del Parco.
Il Parco Naturale Litorale di Ugento aderisce da sempre a “Federparchi” (Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Regionali) che costituisce un punto di riferimento a cui tutti noi tendiamo, sia per “gestire” le problematiche esistenti, sia per avere la possibilità di replicare le buone pratiche implementate in altre realtà.
Inoltre, il Parco, nella figura suo Legale Rappresentante, il Sindaco Salvatore Chiga, è stato scelto come “Coordinatore Federparchi Puglia”. L’obiettivo del coordinamento è quello di fungere da punto di riferimento per la Regione, soprattutto per quanto riguarda il raccordo fra gli iscritti e gli aggiornamenti sulle normative dei parchi regionali.
Come Parco, quindi, abbiamo un importante ruolo di responsabilità ed un punto di forza per Ugento ed il suo territorio.
Ugento ed il suo territorio sono una fra le mete turistiche più importanti del Salento. Com’è la convivenza Parco – Turismo?
È una convivenza complessa, a tratti critica, che si cerca di affrontare con un occhio strategico. Si consideri che l’anno scorso il territorio ugentino ha avuto circa 843 mila presenze, quindi la popolazione di Ugento è passata da 13 mila residenti invernali a un numero enorme di abitanti durante il periodo estivo. Diverse lecattive abitudini su cui lavorare: prima fra tutte il parcheggiare quanto più vicino possibile al mare ed all’ombra, con il rischio di causare danni all’ambiente . Da qui lo sforzo delle forze dell’ordine a valorizzare i parcheggi pubblici del Parco.
L’abbandono dei rifiuti, che è più un problema culturale che un problema gestionale.
Purtroppo c’è ancora la cattiva abitudine di abbandonare i resti del pranzo (piatti di plastica, bicchieri, posate, bottiglie, ecc.) spiaggia lungo le strade di campagna o nei parcheggi. Una volta consumato il pasto bisognerebbe riportare a casa quello che è rimasto, per poter smaltire in maniera corretta, secondo le regole della raccolta differenziata.
Quindi nel territorio non abbiamo delle vere e proprie discariche abusive ma tanta sporcizia diffusa?
Le discariche nascono sempre da un singolo foglio di carta appallottolato e gettato a terra!
L’attività di rimozione dei rifiuti da parte dell’Amministrazione comunale, è veramente importante ed anche snervante per molti punti di vista, perché spesso, una volta ripulita un’area la si ritrova in condizioni peggiori dopo pochi giorni.
È una questione di buone maniere, una questione di sensibilità ambientale che per fortuna interessa pochi, ma i pochi sui numeri che abbiamo citato prima sono comunque tanti ed è questa la vera sfida che dobbiamo affrontare: convincere i fruitori a riportare a casa i rifiuti, incoraggiare l’uso dei parcheggi pubblici e quindi quanto allontanarsi dagli ambienti retrodunali protetti e far sì che l’impronta ecologica che noi lasciamo su un territorio si riduca al minimo possibile.
Ovviamente con i numeri di cui abbiamo parlato basta un piedino per generare un’impronta enorme perseguire per questo è importante che ciascuno faccia il suo. Per fortuna le nuove generazioni che si pongono in maniera diversa nei confronti dell’ambiente. La speranza è in un grande passo culturale e sociale.
Bisogna ricordare che tutte queste operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti hanno dei costi esorbitanti per i cittadini di Ugento, quindi è importante anche considerare questo punto. Fortunatamente la sensibilità del cittadino di Ugento è cambiata moltissimo negli ultimi anni: le proteste sono nei confronti di chi abbandona i rifiuti e, questa presa di coscienza, è importante e registrata in maniera chiara e forte: finalmente, il cittadino ha preso coscienza del suo contributo per la salvaguardia dell’ambiente.
Quali benefici porta il turismo al Parco e cosa il Parco restituisce?
Un Parco nella nomenclatura accademica è uno “scrigno di biodiversità”. La parola scrigno inevitabilmente fa pensare alla classica campana di vetro che viene posta su un bene prezioso affinché questo non si deteriori.
L’idea sempre più attuale è quella di sostituire la concezione di Parco come teca di museo, cioè una zona in cui gli animali sono rinchiusi e conservati..
Gli ultimi 20 anni hanno visto cambiare la prospettiva della fruizione delle aree protette passando da un mero spirito di conservazione della biodiversità e degli habitat all’idea di gestione“evoluta”, includendo anche quella economica, nel rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Quindi il Parco non è più un ostacolo della crescita economica e dello sviluppo del territorio ma diventa leva importante che agevola questi elementi di sviluppo e le imprese che operano sul territorio,affinché esse stesse ne traggano vantaggio. Un vantaggio anche economico perché è risaputo che la presenza di un parco attrae turisti.
Lo sforzo importante che dobbiamo fare, non solo noi del Parco Litorale di Ugento, ma tutte le aree protette, è quello di far conoscere, divulgare.
Questi scrigni di biodiversità devono essere vissuti, osservati, studiati, analizzati affinché tutti ne possano trarre benefici anche economici e finanziari.
“Da quando c’è il parco non possiamo fare quello che vogliamo”, concetto vecchio e sbagliato!
In realtà è proprio perché c’è il Parco che si può fare quello che si fa, perché grazie ai 9 chilometri di spiaggia, ai 7 chilometri di dune protette, ai chilometri quadrati di retroduna, ai boschi, agli elementi ambientali e culturali che l’offerta turistica del territorio è valorizzata.
Senza quest’offerta turistica il territorio non resisterebbe e senza questo territorio l’offerta non esisterebbe. Questa prospettiva, questo scenario, questa visione a 360 gradi deve diventare un mantra per tutte le imprese e gli operatori, affinché non si guardi soltanto al mare e verso la direzione del massimo guadagno, capendo che si è parte di un macrosistema ecologico, economico e finanziario in cui ciascuno di noi svolge la sua funzione.
La zona di Ugento è stata colpita da un grosso incendio nel 2023 e visto che all’interno del Parco ci sono vaste aree di pineta e di macchia mediterranea…quali buone prassi sono state messe in atto per la prevenzione agli incendi boschivi?
L’incendio è stato un brutto colpo, un serio attacco a quello che è lo spirito di protezione dell’ambiente, di tutela, della biodiversità e anche di civiltà complessiva nei confronti di tutti i cittadini di Ugento. Tieni presente che in un territorio di 1600 ettari, l’incendio è stato di ben 215 ettari, 215 ettari essenzialmente di pineta, macchia mediterranea ed in parte bosco e moltissimi uliveti secchi dovuti alla Xylella.
L’incendio ha reso alcune aree del Parco, delle vere e proprie aree spettrali con le quali ci dobbiamo confrontare. Le aree che sono state colpite nell’incendio sono di fatto aree private, spesso gestite da normali cittadini e imprenditori che si sono trovati da affrontare spese importanti.
I privati rappresentano gli elementi di forza del nostro territorio, ma proprio per questo motivo la competenza e la libertà di manovra della Pubblica Amministrazione si riduce profondamente. L’anno scorso insieme agli altri Parchi interessati dagli incendi estivi abbiamo sviluppato un manuale di linee guida proprio per prevenire gli incendi ed affrontare il post – incendio.
Linee guida distribuite sul territorio e disponibili in rete sul sito del Parco (www.parcolitoralediugento.it).
Oltre a questo abbiamo stretto un forte legame con ARIF (Agenzia Regionale per le attività Irrigue e Forestali) a cui, in virtù di quelle che sono state le criticità dello scorso anno, è stato dato in uso un altro immobile confiscato alla criminalità. Nel Parco, quindi, un distaccamento ARIF dedicato al Sud Salento con mezzi specifici e personale specializzato che offre un importante aiuto sia per la prevenzione, con la realizzazione di aree taglia a fuoco e la manutenzione dei nostri boschi, sia per le operazioni di spegnimento.
Un supporto tecnico importante per il Parco?
Sì, certo, è preziosissimo. Non sapremo cosa fare altrimenti.
Secondo COLDIRETTI, ma non solo, la Puglia è una regione a rischio desertificazione. Il dramma della Xylella poi, ha sconvolto il paesaggio salentino. Quali misure prevede di attuare il Parco?
Si è vero, abbiamo ampie distese di uliveti secchi, ma ci sono anche molte aziende agricole che hanno voglia di ricominciare.Parlare di desertificazione, per quanto possa essere una tendenza,non è una realtà nel territorio di Ugento. Io vedo una forte voglia di ripresa di queste aree che sono state colpite dalla Xylella. Sono moltissime le imprese che hanno investito e che investono nella piantumazione di specie più resistenti ed anche con tecniche più intensive rispetto a quelle tradizionali. Sarebbe importante coinvolgere il Parco in questo tipo di strategie, agevolando ilrecupero finanziario ed economico del settore agricolo e produttivo dando il sostegno per far sì che lo sviluppo economico e agricolo possa essere coerente con quelli che sono i criteri sostenibili ed ambientali.
Quale futuro immagini per il Parco Naturale Litorale di Ugento?
Domanda da un milione di dollari… allora, aspetta… io sono convinto che ci siano enormi potenzialità, enormi potenzialità di cambiamento. Oggi, la maggior parte dei fruitori sa di trovarsi in un il ParcoI giovani, le nuove generazioni, sono molto più diligenti di noi, sono attenti alle problematiche ambientali e sono proprio loro che mi danno una forte speranza per il futuro sia del parco che del territorio tutto.
Questa è praticamente la risposta che mi dovevi dare alla prossima domanda: il futuro per tutti noi. Come lo vedi?
Bisogna cambiare la mentalità. Non c’è una mentalità ambientale in generale.
Andare a parcheggiare quanto più vicino possibile al mare non si fa. Semplicemente non è la cosa giusta da fare.
Far ciò significa danneggiare gli alberi, danneggiare l’habitat. Ma, soprattutto, parcheggiare la macchina sotto una pineta con il rischio di generare incendi o subirne gli effetti.
Questa è la vera sfida, far cambiare la mentalità. E su questo bisogna lavorare, bisogna lavorare per far comprendere a tutti che ci sono diversi modi per gestire determinate situazioni, diversi modi per andare al mare, diversi modi di parcheggiare, diversi modi di gestire i rifiuti.
È una questione di comportamento su cui siamo convinti di poter dare il nostro contributo.
Lupi, cinghiali, granchi blu, etc. – vecchie conoscenze e facce nuove – come sta cambiando realmente l’ambiente nel Salento?
L’ambiente cambia e come dicevamo prima non è un museo.
L’ambiente cambia e arrivano nuovi inquilini. Quando arriva il nuovo inquilino, se è un buon inquilino, ci convivi. Se è un inquilino cattivo, come il granchio blu, soccombi. E quindi bisogna
essere pronti. La stessa Xylella è una specie aliena, non puoi fare altro che gestirne gli effetti. L’ambiente non è mai un sistema statico, è un sistema mutevole. Oggi abbiamo questa situazione, fra vent’anni non sappiamo che cosa ci troveremo, però fa parte delle regole del gioco e con queste dobbiamo convivere.
Quindi siamo noi che lo vediamo cambiare, ma in realtà non sta succedendo niente di nuovo, niente di eclatante.
Non sta cambiando, è in evoluzione. Stiamo vivendo alcune cose eclatanti vero, ma personalmente le vedo come fenomeni naturali.
Ultima domanda, una domanda personale: com’è la vita di un Direttore di un Parco? Personalmente immagino auto elettrica, vestiti ecosostenibili, alimenti bio…
La vita di un Direttore di un Parco comincia all’alba e finisce la sera tardi, una vita assolutamente normale, nella normalità del buon senso. Personalmente, da quando mi occupo del Parco, affronto il quotidiano in maniera diversa. Nulla di eccezionale, nulla di rivoluzionario, più attenzione nella gestione dei rifiuti o nell’utilizzo dell’auto, magari parcheggiando più lontano per muovermi di più a piedi. Però la rivoluzione è proprio nella vita quotidiana. Le “buone prassi” dovremmo iniziare a farle prima incasa e poi mantenerle quando si esce.
Articolo tratto dal Corriere Salentino Magazine Giugno 2024