Che il cammino del Lecce dovesse essere duro, era una cosa abbastanza prevedibile, ma che questa durezza dovesse essere accentuata anche da comportamenti, a dir poco bizzarri, non era considerata se non dai pochi cosiddetti “bastian contrari” o “rematori contro”.
Prima di dire qualcosa inerente alla partita con la Samp, mi sembra doveroso riferirmi, per un attimo, a quanto scritto in occasione della partita di Udine dove mi era sembrato di intravedere alcune lacune che nulla avevano a che fare con i soliti “alibi” da precostituire all’occasione. Piuttosto che discutere sul perché del diverso rendimento del Lecce casalingo rispetto all’esterno, piuttosto che riconoscere alcuni errori fatti in sede di mercato (errori che coinvolgono, comunque, quasi tutte le squadre), piuttosto che vedere il motivo dell’altalenante rendimento di molti giocatori, è sembrato opportuno “creare” un bell’alibi, che nel calcio è facile trovare, relativo ai famosi “torti” arbitrali, che indubbiamente ci sono stati, ci sono e sono convinto che ci saranno anche per il futuro. Si è sviata l’attenzione sui citati problemi preferendo fare vedere filmati con dossier e proporre “panolade” inusuali per il pubblico leccese.
Quanto da me espresso è stato tratto, perché condiviso, dalla puntuale, precisa ed azzeccata valutazione che ne ha fatto l’aurore dell’articolo apparso sul Quotidiano di Lecce-pag.38 di domenica 21 c.m. L’autore, al quale con piacere rendo merito per l’onestà intellettuale dimostrata nella fattispecie, in sede di presentazione dell’incontro scrive testualmente, dopo aver elencato le manchevolezze sopra citate: “ Il tema del giorno, anche se postumo, pare essere diventata la direzione di gara di Mazzoleni ad Udine, in verità del tutto ininfluente rispetto al clamoroso divario di prestazione fra le due squadre, dal 1’ al 94’. Un dato che lo stesso De Canio aveva elegantemente e sportivamente valutato a caldo, salvo poi ridimensionarlo a freddo. Anzi, a freddissimo. La realtà, al netto dei dossier posticci, è che il Lecce ad Udine ha strameritato di perdere, con o senza le sviste di Mazzoleni. Nè si può urlare alla congiura, allo stato, visto che si ricordano anche episodi di segno opposto, a favore del Lecce, probabilmente più determinanti”.
Ripeto, si tratta di disamina completa, chiara, corretta. Non è mia abitudine soffermarmi sulle scelte tecniche fatte dall’allenatore, ma la partita con la Samp, anche sfortunata in qualche circostanza, ha evidenziato come Diamoutene sia, al momento, il miglior centrale del Lecce lasciato ad ammuffire fra le riserve, come dietro siamo messi male se abbiamo invocato Fabiano quale salvatore della patria. Con la Samp, credo sia onesto dire che il Lecce ha fatto harakiri da solo e “chi è colpa del suo ma pianga se stesso”. In campo c’era una Samp abbordabile, come lo era stata l’Inter, priva oltre che di Cassano, anche di Palombo, Semioli, Zauri e Padalino, elementi questi molto importanti per gli equilibri tattici di De Carlo. Anche il Lecce aveva le sue defezioni che, onestamente bisogna ammettere, hanno inciso molto di meno. Era anche naturale pensare che il rendimento casalingo del Lecce non potesse essere quello degli 11 punti su 15, così come mi auguro supporre che il rendimento esterno non possa essere quello del solo punto conquistato a Palermo. Ma se non cambia qualcosa, ho motivo di credere che tutto diventerà più difficile. Anche il secondo tempo contro la Samp, giocato in inferiorità numerica, è stato apprezzabile per l’adrenalina che si è prodotta nei calciatori ma non per trame di gioco convincenti ed organiche ad una manovra decisa e rapida; è stato un assalto alla baionetta che, sarà stato anche eroico, ma non ha prodotto alcun risultato apprezzabile. Non c’era stata alcuna manovra logica, c’erano stati errori difensivi in quantità industriale ed il Lecce sembrava non esserci; poi, in dieci, è scattata una molla particolare che non può far testo nella valutazione complessiva.
Insisto nel dire che bisogna trovare un assetto “definitivo”, bisogna stabilire le prime e le seconde scelte e bisogna cercare di correggere nel prossimo mercato di gennaio. In mancanza di tali interventi, non facciamoci illusioni: non sarà dura, ma durissima!