“Un allarme immotivato, che ha messo in ginocchio un intero settore, quello della mitilicoltura, e con esso migliaia di famiglie”
È la considerazione del consigliere della Regione Puglia e presidente di “Moderati e Popolari”, Antonio Buccoliero, che dopo l’allarme “cozze alla diossina”, a Taranto, ha presentato un’interrogazione urgente
all’assessore alla pesca della Regione Puglia per tendere non solo la mano agli allevatori e venditori di frutti di mare, ma anche per rilanciare un settore, che rischia il tracollo, dopo l’allarme infondato lanciato nei giorni scorsi.
“La bomba mediatica – ha dichiarato Buccoliero – che è stata fatta esplodere in maniera del tutto incauta e per l’evidente desiderio di visibilità di alcune onlus e associazioni, che agiscono a briglia sciolta e senza il necessario e costruttivo confronto con il territorio, ha piegato migliaia di famiglie del comparto allevamento e vendita di frutti di mare, con notevoli ricadute negative sull’intera economia pugliese. Per questa ragione, è necessario adottare nell’immediatezza delle misure ad hoc, che possano non solo risollevare, ma al contempo rilanciare un settore, come quello della mitilicoltura, di fondamentale importanza non solo per la città di Taranto, ma per l’intero territorio pugliese”.
Scrive Buccoliero:
“Premesso che
Lo scorso 13 gennaio c.a., una onlus ambientalista denominata “Fondo antidiossina di Taranto” con l’ausilio di Peacelink, ha presentato i dati shock di un’indagine relativa alla presenza massiccia di diossina e di pcb (policlorobifenili) nei frutti di mare prelevati sui fondali del Mar Piccolo di Taranto, in particolare cozze nere, cozze pelose e vongole;
I risultati della suddetta indagine, compiuta in maniera del tutto autonoma e con le donazioni fatte alla onlus ambientalista, sono stati dati “in pasto” alla stampa locale e nazionale, senza una previa comunicazione agli enti preposti al controllo dei mitili (Regione e ASL in primis) e senza le dovute precauzioni e spiegazioni del caso;
tenuto conto che
Solo all’indomani della bufera mediatica e dopo titoloni sulle “cozze avvelenate di Taranto” comparsi sulla stampa locale e nazionale, i responsabili del Fondo antidiossina di Taranto e di Peacelink, dopo il loro personale momento di gloria, si sono preoccupati di precisare che le analisi riguardavano i frutti di mare presenti sul fondale del primo seno del Mar Piccolo e non i mitili di allevamento, che notoriamente sono posti su palo e su galleggiante long – line e, dunque, non esposti a contaminazione da diossina, che tende a depositarsi sui fondali;
Le analisi compiute, nel 2009 e nel 2010, dall’ASL di Taranto sui mitili di allevamenti prelevati in Mar Grande e in Mar Piccolo, sono risultate, così come confermato dal responsabile del Dipartimento di prevenzione della Asl ionica, assolutamente prive di problemi;
La bomba mediatica, che è stata fatta esplodere in maniera del tutto incauta e per il precipuo desiderio di visibilità di alcune onlus e associazioni, che agiscono a briglia sciolta e senza il necessario e costruttivo confronto con il territorio, ha piegato migliaia di famiglie del comparto allevamento e vendita di frutti di mare, con notevoli ricadute negative sull’economia pugliese;
è comunque interesse della PA tutelare da una parte la salute dei cittadini e, dall’altra, l’economia derivante dal settore della miticoltura che consente a molte famiglie di lavorare e percepire un utile appena sufficiente alle proprie necessità;
l’interrogante si rivolge all’assessore alla Pesca per conoscere:
Se si stia valutando la possibilità di realizzare un Fondo regionale di sostegno per gli allevatori e i venditori di mitili del territorio pugliese, dal momento che, a partire dal 13 gennaio scorso, le vendite di frutti di mare hanno subito un brusco arresto con grave danno di un settore ritenuto trainante, soprattutto per l’economia tarantina;
Se si ritenga necessario procedere ad ulteriori e tempestive indagini, corroborate da un’apposita e dettagliata relazione, che possano fugare ogni dubbio sulla salubrità e la qualità dei frutti di mare di Taranto;
Se non sia il caso di realizzare una rete di relazioni con le associazioni che agiscono sul territorio per concordare la pubblicazione di notizie che possono allarmare l’opinione pubblica solo dopo aver verificato la fondatezza delle stesse, in una logica di collaborazione e non di censura;
Se non sia il caso di realizzare una corretta campagna informativa, che possa rilanciare la mitilicoltura tarantina, ridando ossigeno al comparto della vendita al dettaglio e all’ingrosso dei frutti di mare pugliesi