“Anche la Cgil boccia la sanità targata Vendola, critica i tagli indiscriminati, i debiti, il ritardo con cui si è arrivati a firmare il Piano di Rientro, l’assenza di servizi sanitari sostitutivi degli ospedali che si vanno a chiudere”. Lo sostiene il capogruppo del Pdl, alla Regione, Rocco Palese, al termine dei lavori della commissione Sanità, in cui sono stati ascoltati i sindacati.
“Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto – dice Palese – un unico documento in cui bocciano il Piano dei tagli previsto dal Governo Vendola senza concertazione, senza uno studio dei fabbisogni e del rapporto domanda–offerta nelle singole province; bocciano l’inserimento del ticket di 1 euro a ricetta; chiedono chiarezza sull’iter di accreditamento della sanità privata; dicono di ‘rifiutare tagli lineari applicati indiscriminatamente che non tengono conto dei diversi bacini di utenza e dei relativi bisogni, ma che hanno come unico obiettivo quello di far quadrare il bilancio’.
Non va più morbida la Fials che in 9 pagine contesta la dismissione degli ospedali senza l’attivazione contestuale e/o il potenziamento delle strutture sanitarie territoriali, denunciando particolari carenze nelle province di Bari e Brindisi. Infine il sindacato dei Medici Italiani, si dice contrario all’impostazione perché mette in gravissima difficoltà il sistema sanitario pubblico bloccandone per sempre lo sviluppo. Tutti i sindacati chiedono invece alla Giunta regionale misure strutturali per abbattere la spesa farmaceutica, ridurre le spese per acquisizione di beni e servizi, controllare e regolamentare il sistema degli accreditamenti dei privati”.
“Una bocciatura senza quartiere – dice Palese – alla quale non c’è molto da aggiungere, specie se si pensa al Vendola del 2005 che prometteva di scrivere il Piano sanitario con le porte aperte e insieme con gli ammalati e i sindacati, al Vendola che prometteva di riaprire tutti gli ospedali e restituire il maltolto, al Vendola che filosofeggiava di trasparenza e meritocrazia. Dopo 6 anni di Governo Vendola, invece, sono aumentati i debiti, sono aumentate le tasse regionali, sono stati reinseriti i ticket anche per gli esenti, si chiudono 18 ospedali. Vengono mantenuti sprechi, clientele, spese improduttive. E pensare che per salvare tutti gli ospedali sarebbe bastato ridurre dell’1% la spesa per acquisizione di beni e servizi. La realtà si commenta da sola”.