Fresco di stampa, “Di palo in frasca” di Fulvio Farachi è l’ultimo libro edito da L’Officina delle Parole, nella collana Tu non conosci il sud. Il titolo è tutto un programma: una serie di considerazioni a proposito di tanti aspetti della vita quotidiana, di tanti problemi
più o meno grandi che spesso, per mancanza di tempo o per pigrizia o semplicemente perché abituati a subire passivamente, neanche consideriamo più.
Originale già nella sua veste grafica, ben curata e innovativa, il libro propone un modo simpatico e stravagante di affrontare i problemi e di proporre soluzioni. Il testo di Farachi è a metà tra un blog cartaceo e un diario, tra una chiacchiera al bar e un autentico manifesto del vivere civile.
Chiacchierando con l’autore, estroverso e singolare proprio come ci aspettavamo dall’autore di un libro sui generis, ci siamo ritrovati anche noi a saltare di palo in frasca e a condividere una convinzione splendidamente riassunta da Goethe nella celeberrima frase: “Niente è più terribile di un’ignoranza attiva”
Diciamo che, tra il serio e il faceto, tra una conversazione e una riflessione, “Di palo in Frasca” è anche un programma di educazione civica.
Sì, si va dall’educazione alla spazzatura alla circolazione: quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Discuto delle cose e dei servizi di cui usufruisco, o dei quali dovrei usufruire, dalle istituzioni: appena si esce di casa si nota qualcosa che non va. In dialetto si dice “alli pietruddhri ‘ttuppamu” ma a volte sono pietrone grosse e lo si può dire anche per le strade: fisicamente ci son le buche. Mentre si parla delle cose che danno fastidio, c’è l’intercalare che potrebbe produrre un sorriso per non essere tanto tristi. Quindi, di palo in frasca, si discute di una cosa seria poi tutto a un tratto si racconta una barzelletta oppure si fa sorridere con una fotografia o uno schizzo o un’idea che è venuta in mente e la si butta lì.
Lei nel libro si occupa di problemi che, se risolti, migliorerebbero la vita quotidiana di tutti noi. C’è mancanza di sensibilità verso questi temi o, come dice lei, è una questione di business?
Il denaro. Per me è così. A chi dovrebbe fare qualcosa interessa soprattutto essere presente politicamente. Aggiustare 100 metri di fogna non dà visibilità perché non lo sa nessuno anche se è più utile, ad esempio, di addobbare una strada. E questo in piccolo. Poi ci sono i business cioè appalti, subappalti. Le cose che potrebbero essere fatte non si fanno perché non c’è la volontà di farle. Molte volte nei nostri paesi, un sindaco non inizia un lavoro perché finirebbe durante la gestione di un altro sindaco, magari dell’opposizione. “Poi lui taglia il nastro e io che ho fatto tutto? Allora non lo faccio” e noi ne andiamo di mezzo.
Eppure gente che pensa a questi problemi ce n’è. Perché dall’interesse non si passa all’azione?
I politici hanno altre priorità, quelle di stare in piedi.
E i cittadini?
I cittadini dovrebbero organizzarsi, fare un partito. Ma ce ne sono già tanti.
Però anche il singolo nel suo piccolo può e deve fare qualcosa. Lei, ad esempio, parla diffusamente del problema della spazzatura. Da un lato l’Istituzione fa poco, però dall’altro il cittadino getta i rifiuti dove capita.
Perché non c’è la carota, ma non c’è neanche il bastone. Per quanto riguarda la spazzatura, secondo me, bisogna darle un valore e bisogna darlo a monte. Nel libro faccio l’esempio delle bombole; prima nei campi si trovavano le bombole buttate via, quando hanno messo la cauzione non si vedevano più in giro. Anche per le pile: la pila della torcia me la sono portata fino a Praga in macchina. Della spazzatura che produciamo, più del 70% è costituito da imballi.
Lei unisce estro e modo di pensare da ragioniere.
Non so – dice ridendo – se è un merito o un demerito. Viaggiare mi ha aiutato perché vuol dire conoscere e quando vai in un posto ti rendi conto che quello che leggi è quello che vogliono farti leggere. La verità ha un centro ma il centro è la cosa più piccola che c’è e non lo puoi trovare. Noi dobbiamo tendere alla perfezione, non essere perfetti altrimenti saremmo blasfemi.
Nel suo libro c’è sempre un senso di ottimismo grazie alla ricerca di Viger. Ma chi è Viger?
Viger è Viger! Lo chiami Viger o Dio o Allah, qualcosa ci deve essere! Il pessimismo sta in terra!
“Di palo in frasca” di Fulvio Farachi
L’Officina delle Parole, 195 pag, 15 €