Nuovo progetto per Paolo Liberti e Piero Molendini, la loro musica unisce un classico e mai dimenticato pop inglese, quasi d’altri tempi e un sovente e capace soft rock melodico.
Partiamo dal nome del vostro progetto, perché “Ocean”?
Ocean perché secondo il nostro modo di vedere le cose ognuno di noi è come una piccola isola circondata dal mare, un’immensa distesa d’acqua dalla quale attingere sensazioni, idee, pensieri emozioni… niente di più che l’animo umano, che poi è il principio di tutto, e che sottolinea quanto sia vario il modo di percepire le cose fuori da legami o schemi.
Una domanda per ognuno di voi: quali sono gli artisti che vi hanno segnato, che vi hanno portato a iniziare questa strada?
Paolo: Sicuramente il movimento grunge dei primi anni ‘90 ha segnato in maniera determinante il mio modo di cantare, anche se devo dire non sia stato l’unico.
Mi ritrovo in gruppi storici come Rolling Stones, Clash, The Doors, Deep Purple e per quanto riguarda i più recenti: Coldplay, Placebo, Muse, Oasis, Blur. E ultima, ma non per importanza, la band che più di tutte ha cambiato il modo di fare musica i Beatles. Nel comporre però cerco sempre di far venir fuori le nozioni di canto apprese in anni di esperienza, trasmettendo tutto l’amore che ho per la musica.
Piero: Per quanto mi riguarda, non posso dire chi in particolare abbia fatto la differenza nel mio modo di comporre, ricordo che il primo vero disco che ho sentito fu Made in Japan dei Deep Purple consigliatomi da mio zio, che come un vecchio saggio dispensava consigli a noi che di vera musica ne avevamo sentita ben poca prima d’ora.
Comunque dopo quella volta la mia sete di sapere aumentò vertiginosamente, passavo notti intere con le cuffie ascoltando i Led Zeppelin, The Who, Jethro Tull, Queen e molte altre band leggendarie. Credo però che l’artista che abbia dato una vera e propria svolta nel mio modo di concepire la musica sia stato Jimi Hendrix, un grande, un mito.
Avete già avuto altre esperienze (millenovecento79), siete nel campo della musica da sempre, c’è qualcosa di questo mondo che non vi aspettavate o che vi ha sorpreso?
Paolo: In questo mondo se vieni da una città piccola come Lecce ti sorprende un po’ tutto, abbiamo viaggiato spesso per esibirci con il nostro vecchio progetto e abbiamo notato che anche fuori la concorrenza è tanta ma siamo dell’idea che se si hanno le carte giuste, la partita si possa vincere ugualmente, anche partendo da outsider.
Come nasce una vostra canzone?
Piero: Non credo ci sia un modo in particolare a volte succede mentre guardi un film o sfogli una rivista o altre mentre stai lì a improvvisare con la tua vecchia chitarra sul divano. Solitamente però i nostri pezzi più significativi sono nati in sala prove da un riff di chitarra o da una serie d’accordi buttati giù di getto con un pianoforte. Ma credo che l’ispirazione nasca da un feeling compositivo che ci lega da anni, quando due persone viaggiano sulla stessa frequenza artistica io credo sia tutto più facile.
Qual è il messaggio che volete comunicare con la vostra musica?
Piero: Il messaggio che vorremmo far passare a chi ci ascolta è quello che al giorno d’oggi tutto è così frenetico, veloce a tratti sin troppo insensibile che non ci si rende conto di quanto sia bello ed importante emozionare ed emozionarsi, regalare un sorriso disinteressato a chi ti sta vicino o mostrarsi liberamente senza doversene pentire dopo.
Bisogna vivere la vita di cuore liberando tutti quei sentimenti che ci rendono unici l’uno con l’altro, e se qualche volta va male voltando pagina si fa’ tesoro delle cose belle vissute.
Cosa ci potete anticipare del vostro primo e attesissimo album?
Paolo: Questo sarà un lavoro dall’animo neoacustico che si rifà a quanto di più bello il pop Inglese, ci ha regalato da sempre. Sentirete una serie di fresche canzoni di facile interpretazione, con ricchi arrangiamenti di chitarra, morbide melodie di pianoforte e ritmiche eleganti e alternative. Per nulla pretenzioso il nostro album si lascerà ascoltare con molta semplicità, ne siamo sicuri.
L’aspetto “live” del vostro lavoro quanto vi piace?Come sta andando la vostra attività live?
Paolo: I concerti sono la parte che ci piace di più, guardare in faccia la gente mentre ti esibisci ti mette una carica incredibile, anche perché dopo mesi di lavoro in studio sentiamo il bisogno quasi tangibile di suonare dal vivo. Per fine Febbraio abbiamo diverse date qui’ a Lecce e Marzo ci vedrà protagonisti per un festival della musica che si terra in una Discoteca rock in Calabria dopo di che si passerà alla volta di Milano per un piccolo tour acustico in duo.
Avete un particolare progetto ideale e concettuale cui arrivare come massima aspirazione?
Piero: Sai noi crediamo che non ce ne sia uno in particolare, nella vita non bisogna porsi limiti, anche se ci farebbe veramente piacere un giorno sentire uno dei nostri brani come colonna sonora in qualche importante produzione cinematografica, o non sarebbe male un video degno di nota per il quale curare la regia e sceneggiatura.
Avendo ogni mezzo possibile dalla vostra, cosa fareste? Insomma, il vostro sogno nel cassetto e il massimo ideale artistico da perseguire?
Paolo: Vivere un giorno di ciò che ci piace fare di più…
Che cosa dobbiamo aspettarci in futuro?
Piero: Continueremo a comporre, restando con i piedi per terra, portando avanti le nostre idee artistiche sperando che la nostra musica piaccia a tante persone… e questo potrà succedere solamente mantenendo quell’animo spensierato che ci ha sempre contraddistinto.
Siamo alla conclusione, grazie per il tempo dedicatoci. A voi l’ultima parola…
P&P: Grazie al Corriere Salentino per lo spazio concessoci, e ricordate “la musica migliore è quella che ci piace”. Non vi fate influenzare da falsi maestri.