L’Istituzione di un organo che vigili sulle Commissioni esaminatrici dei concorsi pubblici provinciali è un obiettivo per cui l’opposizione di Palazzo dei Celestini si batte da tempo, oggi in Consiglio l’epilogo della Delibera.
Se ne era discusso in precedenza nella Commissione consiliare dove aveva prevalso un solo parere contrario ai favorevoli rinviando la questione alla discussione dell’intero Consiglio. La richiesta di deliberazione è stata introdotta dal consigliere Durante che ha spiegato come le valutazioni nelle Commissioni esaminatrici, in alcuni casi non sono risultate eque. Nel rispetto dell’Ente Provincia, lo stesso Capogruppo ritiene ovvia l’istituzione di una Commissione d’indagine da non confondersi con la Commissione d’inchiesta che vigili sul buon andamento delle funzioni amministrative della Provincia in tema di concorsi pubblici per titoli ed esami. Nel lungo dibattimento che ne è seguito, le posizioni contrastanti hanno evidenziato da subito l’inapprovabilità della Delibera.
Il presidente Gabellone si è espresso favorevole alle proposte che giungono dagli addetti ai lavori affinchè l’istituzione si perfezioni nello svolgimento delle funzioni richieste, tuttavia non ritiene opportuna l’istituzione di una Commissione di indagine per due motivi fondamentali: l’esiguo numero dei ricorsi presentati dai concorrenti e l’aspetto politico di una commissione formata da consiglieri, 4 di maggioranza e 4 di minoranza più un presidente. La rappresentanza politica della provincia, secondo il presidente Gabellone, non ha autorità su funzioni amministrative di controllo delle procedure, citando la legge Bassanini sulla separazione delle competenze.
I consiglieri di opposizione hanno dibattuto a lungo per far valere le ragioni a favore della Commissione, il consigliere Gabriele Caputo ha presentato quattro emendamenti aggiuntivi alla richiesta di deliberazione tutti bocciati così come la Delibera non senza aspre critiche dai banchi dell’opposizione all’indirizzo della maggioranza. Il voto contrario ha esasperato gli animi dell’opposizione, il consigliere Vittorio Potì ha insistito sulla motivazione del diniego minacciando un ricorso ad organi superiori al Consiglio. Non sono mancate le concitazioni. Il capogruppo Durante, a sostegno del collega Potì, ha più volte invocato la democraticità dell’istituzione e le dichiarazione del presidente Gabellone quando all’inizio della sua amministrazione dichiarava il principio di trasparenza amministrativa. Nulla è servito a convincere l’Assise che si è espressa con 20 voti contrari su 9 favorevoli.
Tra le diverse interrogazioni presentate dal gruppo dei consiglieri dell’opposizione anche la procedura di “Sale and lease back” relativa agli immobili occupati dalla Questura e dalla Caserma dei Vigili del Fuoco per il reperimento di risorse economiche e del quale non si è più avviato il processo. Si tratta di un’operazione finanziaria tramite la quale una parte cede un bene immobile in proprietà a una società finanziaria, impresa di leasing, da cui ottiene poi il godimento del bene stesso in leasing e la possibilità di riscattare il bene in questione ad una specifica data futura. Il consigliere Rampino ha interrogato l’assessore al ramo, Silvano Macculi il quale ha spiegato che la sovrintendenza di Bari, interpellata, non ha permesso la vendita per via della valenza storica degli immobili. Nel frattempo, ha spiegato l’assessore, a fronte di ulteriori economie, si è chiuso il bilancio per l’anno 2010 in un passivo inferiore alle aspettative per cui si cerca di rimediare al disavanzo con misure meno drastiche delle vendite immobiliari.