Il territorio libico, che si estende in parte su una delle zone più aride del Sahara, non costituisce una regione naturale. I suoi confini sono il frutto di convenzioni e di trattati stipulati dall’Italia con la Francia, la Gran Bretagna e l’Egitto, e seguono per lo più l’andamento dei meridiani e dei paralleli, tenendo conto in modesta misura della collocazione dei pozzi e dei punti elevati.
Questo territorio ha una superficie di 1.759.540 kmq, ha una popolazione di circa 2.000.000 di abitanti e le sue tre principali regioni sono rappresentate dal Fezzan, dalla Cirenaica e dalle Tripolitania anche se vi sono ulteriori sette piccole regioni a predominio tribale.
Questa introduzione geografica è necessaria per capire il terreno sul quale si sta agendo con quella che, a tutt’oggi, non si capisce se essere una “no fly zone” oppure un intervento “umanitario” o ancora una “guerra non dichiarata” cosa che, al momento, sembra sul campo essere la più probabile. Che il Colonnello Gheddafi non sia il simbolo vivente di una democrazia rappresentativa, mi sembra una cosa molto ovvia così come è altrettanto ovvia la constatazione che la Libia non abbia mai, dico mai, conosciuto una democrazia rappresentativa visto che la democrazia è subordinata alle decisioni delle singole tribù. Del resto, quando nel dopoguerra si discusse del destino della Libia, si preferì nominare re uno della tribù dei Senussi, che divenne Idris 1^ e tale rimase perché, negli anni 70, venne deposto da un golpe di giovani ufficiali con alla testa il giovanissimo ventisettenne Gheddafi, cui, in ogni caso, va dato il merito di aver riunito le varie tribù facendone uno stato unitario.
Certo la politica è abbastanza mutevole per cui le carte dell’etica vengono spesso modificate a vantaggio della cosiddetta “realpolitik”, quindi con il col. che aveva trasformato lo stato libico dandogli i connotati di stato terrorista, hanno provato tutti a fare affari, più o meno leciti, senza vergogna alcuna. In queste brevi note, stese senza una logica narrativa, mi vengono in mente alcuni esempi recentissimi di come la politica sia mutevole e, soprattutto, falsa. Eccone alcuni: fino al primo marzo scorso la Libia di Gheddafi era per l’ONU considerato un paese cui nulla poteva essere addebitato per quanto attiene ai diritti umani e civili, lodato anche per gli straordinari progressi nell’applicazione delle quote rosa in politica. Il 10 maggio dello scorso anno ricordo che la Libia è stata clamorosamente eletta, dall’Assemblea generale dell’ONU, quale membro del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite; in parole povere il col. era nel gruppo di coloro che hanno giudicato anche l’Italia per quanto attiene al rispetto dei diritti. L’ONU ha ratificato quella scelta scrivendo che “la Jamahiriya di Libia è fra le nazioni che adempiono agli obblighi del rispetto dei diritti umani e dell’osservanza delle leggi. Ha aderito e ratificato tutte le fondamentali convenzioni internazionali sui diritti umani. Di più negli ultimi 30 anni la Libia ha approvato molte e fondamentali leggi che assicurano la protezione giuridica e legale a chi ha emanato le norme sui diritti umani. In Libia per la prima volta sono stati introdotti nei programmi scolastici e nei corsi di legge, la cultura ed i metodi internazionali di rispetto dei diritti umani”. Parole di per sé scriteriate non solo in riferimento ai fatti dell’ultimo periodo, ma alle condizioni di democrazia di quel paese da sempre inesistenti.
Poiché il rapporto ha creato qualche perplessità, il 4 gennaio 2011 sono stati consultati singolarmente i paesi membri del consiglio per i diritti umani. Ebbene anche questo risultato è stato sorprendente. La sentenza che assolve il colonnello dice che “ la protezione dei diritti umani è garantita ed include anche i diritti economici, sociali e culturali e l’esperienza libica è all’avanguardia nel campo del diritto alla salute e nella legislazione sul lavoro”. Per quanto attiene alle quote rosa ecco qualche passaggio: “Le donne sono tenute in grande considerazione ed i loro diritti sono garantiti da tutte le leggi. Donne libiche hanno raggiunto posizioni di vertice nel settore pubblico, nel sistema giudiziario, nella polizia e nell’esercito”.
Per oggi non aggiungo altro perché altrimenti do di matto. Ma se questi sono stati i giudizi mi meraviglio come si faccia una coalizione contro simile benefattore dell’umanità. E’ il caso di dire che, spesso, la politica non ha il senso del ridicolo. Riprenderò l’argomento in un successivo articolo per vedere meglio il perché di questa azione.