“L’energia elettrica delle centrali nucleari viene prodotta grazie a delle reazioni a catena, ma a quanto pare il nucleare è capace di provocare anche altre reazioni di questo tipo, come quella di oggi: piazza Sant’Oronzo è stata avvolta da una catena umana.
Un passaparola che ha portato cira 300 persone a manifestare contro questa fonte di energia che viene definita pulita ma che ha aspetti notevolmente critici: smaltimento delle scorie, sicurezza delle centrali, emissioni di CO2 e di altri gas serra sembrano essere le maggiori problematiche sottolineate da esperti e movimenti anti-nucleare nei confronti del nuovo progetto di nuclearizzazione del bel paese.” Lo comunica l’Udu in una nota.
Ma facciamo un passo indietro. Quale logica si cela dietro alla costruzione di centrali?
Sicuramente negli ultimi anni il progresso scientifico unitamente al miglioramento delle condizioni di vita di una larga parte della popolazione mondiale hanno sollevato un quesito che per molti versi rimane senza risposta: come soddisfare il crescente fabbisogno energetico? Quale modello di produzione energetica è adatto al nostro stile di vita?
Una delle risposte maggiormente gettonate dai governi di tutto il mondo è storicamente il nucleare.
Il fabbisogno energetico cresce, la produzione di energia aumenta. Ma è davvero questo il miglior modo di poter affrontare le sfide energetiche del terzo millennio? Per molti aspetti no.
Invece di continuare a produrre sempre maggiore energia, si potrebbe risolvere il problema a monte: una rivoluzione energetica degna di questo nome è realizzabile solo adottando un novo modello di sviluppo sostenibile.
In questo senso diventa fondamentale una nuova cultura energetica, educando già da piccoli i cittadini ad una riflessione accurata sull’energia. Spegnere le luci non necessarie, evitare di prendere la macchina per brevi spostamenti, accendere il riscaldamento non al massimo e per periodi brevi sono solo alcuni dei corretti comportamenti che su larga scala potrebbero provocare una considerevole diminuzione della quantità di energia consumata pro capite.
Fondamentale diventa anche la progettazione di un nuovo modello di mobilità. Se immaginiamo le grandi masse di persone che ogni giorno prendono le loro autovetture per poter raggiungere il posto di lavoro, possiamo capire quanto carburante potrebbe essere risparmiato se decidessero di prendere tutte uno stesso mezzo pubblico. Sembra fondamentale allo stesso modo la rivalutazione di mezzi ecologici come le bici. A questo proposito occorre quindi educare la popolazione ad un diverso tipo di mobilità, ma anche potenziare la rete dei servizi pubblici e costruire infrastrutture a sostegno di una mobilità ecocompatibile (ad esempio piste ciclabili).
Essere contrari al nucleare quindi non deve essere solo scendere in piazza al grido di ”noi il nucleare non lo vogliamo!”, né solo andare a votare si al referendum abrogativo previsto per il 12 e 13 giugno, essere contro il nucleare deve voler dire pensare ad uno stile di vita ecocompatibile, per una politica energetica a basso impatto che consenta uno sviluppo sostenibile.”