Sono nove le persone arrestate alle prime luci dell’alba con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, concorso in estorsione e danneggiamento aggravati, porto illegale di ordigni esplosivi e di armi, concludendo così l’operazione del comando dei carabinieri di Maglie, chiamata Coriolano.
Gli arrestati facevano parte di una organizzazione dedita allo spaccio di stupefacenti che traeva i propri proventi da un’intensa attività di estorsione nella zona di Corigliano d’Otranto, a danno di numerosi professionisti del posto. L’organizzazione faceva capo a Leonardo Costa, 49 anni di Corigliano, pluripregiudicato e sorvegliato speciale in quanto affiliato alla SCU. Costa era già stato arrestato nell’ottobre 2010 con l’accusa di estorsione, dando una spinta positiva alle indagini dell’operazione Coriolano, iniziata nel settembre dello stesso anno.
Il 27 di quel mese infatti, i carabinieri avevano dato avvio alle osservazioni a seguito di un attentato dinamitardo che aveva colpito lo studio di un commercialista, Pierluigi Giannachi, provocando ingenti danni. Il giorno dopo l’esplosione, Leonardo Costa si sarebbe recato da Giannachi per rivendicare il gesto e per estorcergli la somma di 20.000 euro. Le forze dell’ordine hanno così pedinato e controllato i movimenti di Costa, cogliendolo in flagranza di reato quando si è recato una seconda volta dal commercialista per farsi consegnare il denaro.
Una volta arrestato Costa, i carabinieri hanno continuato le indagini, portando alla luce la complessa organizzazione che faceva capo al pregiudicato e che era dedita allo spaccio di cocaina e di marijuana a Corigliano e nei comuni limitrofi di Maglie, Cutrofiano, Melpignano, Sogliano Cavour, Galatina e Galatone, con l’aggravante della detenzione di armi e di esplosivi.
Grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali, le forze dell’ordine hanno scoperto che Costa continuava a dare disposizioni circa l’attività di spaccio anche dal carcere, attraverso la moglie 48enne Maria Cosima Baccaro e un uomo di fiducia, Renato Puce operaio edile di 34 anni che nel frattempo aveva allacciato una relazione con la donna. Maria Cosima Baccaro è stata arrestate il 22 dicembre 2010, in seguito alla perquisizione domiciliare nell’abitazione di Costa, dove era stato rinvenuto un vasetto sotto le tegole del tetto con 10 gr di cocaina, un bilancino di precisione in una busta e avvolto nel cellophane e un altro vasetto di mannite – sostanza utilizzato per il taglio della droga – in un vano della cucina.
Puce invece, arrestato questa mattina, aveva il ruolo di assicurarsi che tutto l’operato si svolgesse al meglio: anche attraverso azioni violente, si impegnava a recuperare le somme prodotte dall’attività di spaccio, di tutti coloro che erano in debito e non avevano ancora potuto pagare, tanto da essere definito il ragioniere del gruppo. Si occupava anche di tenere il conto degli acquisti e i numeri dei distributori.
Le altre persone indagate sono state 30 in tutto e portavano avanti un ben organizzato intreccio per la vendita, l’offerta, il trasporto e la detenzione di cocaina e marijuana, che si avvaleva anche di contatti di copertura per eludere i controlli delle forze di polizia. Le sostanze stupefacenti venivano fornite quasi completamente da Myderizi Sokol, albanese di 42 anni ma residente a Corigliano e arrestato questa mattina assieme agli altri. Myderizi era un altro creditore di Costa, il quale si faceva risarcire facendosi procurare la droga e le armi.
Per quanto riguarda la marijuana invece, è venuto fuori che Costa ne aveva consegnata in conto vendita circa 9.5 chili, per un valore di 40.000 euro, solo in parte poi riconsegnati.
In manette anche Salvatore Luchena, 58enne pregiudicato; Paolo Puce, fratello 38enne di Renato e addetto ai conti per lo spaccio di marijuana; Puce era anche debitore del commercialista Giannachi, vittima di estorsione, di circa 6000 euro come onorario per l’attività fiscale portata a termine dal professionista negli ultimi 4 anni; arrestati anche Luigi Antonio Fonseca, commerciante 33enne; Ugo Donno, 21enne di Galatina e Antonio Alemanni, 32enne e operaio. Quest’ultimo sarebbe il responsabile della distruzione della cabina telefonica avvenuta l’11 dicembre 2010, con esplosivo che è stato poi riscontrato identico a quello usato per l’attentato allo studio del commercialista Giannachi.