C’è voglia d’impresa nel Salento. Ogni giorno, infatti, nascono sei nuove imprese artigiane. Per un totale di 19.238 aziende, pari al 26,7 per cento delle imprese della provincia di Lecce.
Lo rileva l’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce sulla base dei dati riportati nel rapporto «Territori 2011», presentato ieri mattina a Roma, in occasione dell’assemblea annuale confederale.
In particolare, l’incidenza sociale dell’artigianato è di 2,4 imprese ogni cento abitanti e 6,2 ogni cento famiglie.
Gli imprenditori artigiani sono 23.004, di cui 21.434 titolari e 1.570 collaboratori. Le imprenditrici sono 3.618 (pari al 15,7 per cento degli imprenditori), di cui 3.133 donne titolari e 485 collaboratrici.
I giovani imprenditori sotto i 35 anni sono 4.924 (pari al 21,4 per cento del totale), di cui 954 donne (il 19,4 per cento dei giovani under 35).
Gli addetti nelle imprese artigiane sono 39.766 che corrispondono al 25 per cento dell’occupazione. Complessivamente i dipendenti nell’artigianato sono 20.466, mentre gli apprendisti 2.647. I titolari stranieri di imprese individuali sono 4.517. La dimensione media è di 2,4 addetti per impresa.
Il valore aggiunto ammonta a due miliardi e 45 milioni di euro (il 16,8 per cento del totale).
Per l’artigianato, nel 2010, sono state autorizzate ben 211.179 ore di cassa integrazione guadagni; l’intensità della cig è di dieci ore per dipendente, mentre per il manifatturiero è il doppio (il comparto assorbe il 67,7 per cento delle ore di cig).
Le esportazioni manifatturiere «valgono» 336 milioni di euro e registrano una variazione positiva del 10,7 per cento rispetto all’anno precedente; il 57 per cento dell’export è destinato ai Paesi fuori dall’Unione europea.
Riguardo alla fiscalità locale, le tasse «pesano» per il 6,57 per cento del valore aggiunto (la media nazionale è di 3,76 per cento). L’aliquota effettiva dell’Irap regionale è di 3,92 per cento (la media nazionale è di 4,26 per cento).
Circa il settore del credito, i finanziamenti alle imprese ammontano a tre miliardi e 906 milioni di euro (lo 0,4 per cento del totale nazionale).
Preoccupa la concorrenza sleale del sommerso: è irregolare il 17 per cento degli occupati. Ma si tratta di una percentuale statistica e, dunque, il dato potrebbe salire ancora.