Sono stato allievo dell’Accademia Militare di Modena e ne sono orgoglioso. Sono stato ufficiale dell’Esercito Italiano e lo considero un privilegio, anche se per vicissitudini personali ho rinunciato alla carriera militare.
Da tre anni ho rindossato l’uniforme con le stellette come ufficiale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana e tutte le volte che la porto lo considero un vanto. Ho sempre difeso a spada tratta la categoria dei militari e continuo a farlo, perché spesso considerati violenti e privi di sentimenti. È falso! Non mi stancherò mai di ripeterlo. Mi sforzo di insegnare la Storia Militare cercando di far comprendere cosa c’è dietro quel fenomeno chiamato “Guerra” e quali sono i suoi principi. Eppure, di fronte a scene come quella recentemente apparsa su un video divulgato su you tube, nel quale quattro marines americani orinano sui cadaveri di alcuni Talebani uccisi, mi sconvolge. È vero che ogni guerra ha sempre portato atrocità, profanazioni, saccheggi, stupri ed altro, tuttavia oggi simili azioni sono inammissibili, primo perché le Forze della NATO sono impiegate nelle missioni fuori area con lo scopo di evitare l’insorgenza dei conflitti, secondo perché oggi esiste un Diritto Internazionale Umanitario che tutela anche il nemico, e che ogni soldato deve conoscere. Purtroppo si assiste alla povertà intellettuale e morale e di soggetti tutto sommato non idonei a svolgere ruoli di responsabilità e di preparazione, quale quello connesso con le operazioni di peacekeeping. Ma non è la prima volta che assisto a filmati di questo genere, pochi mesi or sono in un altro video, si assisteva al lancio di un povero cucciolo di cane afghano da parte di un caporale dei marines.
No signori, questa gente non fa parte della categoria dei soldati. Questi sono teppisti, delinquenti accidentalmente entrati in un esercito. In una parola sono banditi che sarebbero capaci di commettere violenze anche nella vita civile. La differenza fra un esercito ed una banda sta nel fatto che il primo è organizzato, preparato, addestrato e disciplinato, mentre la seconda è un orda di selvaggi privi di ogni forma di onore, anche verso se stessi. Voglio citare, a tal proposito, le parole di Andree Gavet, capitano dell’Esercito Francese durante la guerra Franco-Prussiana nel 1870 ed autore del saggio “L’Arte del Comando”, regalata a noi, allora prossimi sottotenenti, dal Comandante del Reggimento Allievi l’ultimo giorno d’Accademia: “Durante la lotta, l’esercito non ha rispetto al nemico obbligo alcuno. I soli obblighi che un esercito può avere dipendono dal suo proprio onore, e di cui l’esercito stesso è giudice e custode. Non è per riguardo all’avversario che si risparmiano in guerra donne, fanciulli, inermi, e che non si saccheggia; ma è solo per rispetto a noi stessi, che tali atti non si commettono”. Pertanto è innanzitutto per rispetto verso se stesso che il militare deve astenersi da ogni forma di atrocità. Chi commette atti di tale genere, dunque, merita di essere perseguito, non solo davanti ad una Corte Marziale, ma anche di fronte ad un Tribunale Internazionale, dal momento che l’azione commessa dai militi americani è un crimine contro l’umanità.
Cosimo Enrico Marseglia