Non è uno scherzo di cattivo gusto o ironia macabra, è la realtà dei fatti che parla: ogni anno in Italia sono 6-7 mila i gatti che vengono uccisi a scopo alimentare. Aidaa, l’Associazione Italiana Difesa Animai e Ambiente
conferma questo dato, specificando che non si tratta solo di randagi o di animali strappati dalle strade, esistono veri e propri allevamenti e quella che tutti conoscono come una leggenda metropolitana o una terribile usanza culinaria di cucine lontane è purtroppo una verità accertata.
E’ un costume che quotidianamente vede protagoniste numerose famiglie che ne fanno uso per abitudine culinaria e non per necessità: “I gatti vengono cucinati prevalentemente in umido con la polenta o arrosto”, afferma Aidaa.
Nonostante sia espressamente vietato per legge e punibile addirittura con la reclusione come cita l’articolo 544 del Codice Penale che si interessa di maltrattamento e uccisione di animali d’affezione, in molte regioni d’Italia soprattutto nel centro-nord e nello specifico Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna questa consuetudine è normalmente messa in pratica da chi trova assolutamente normale cibarsi del gatto che fino a poche ora prima scorrazzava nel giardino di casa. Il primato è da attribuire a Vicenza, Verona, Bergamo, Brescia e Mantova ma la tradizione decennale dei “magnagatti” attraversa la nostra nazione da nord a sud e Lecce è proprio nel mirino, se pur in fase di accertamento, per l’avvistamento di camioncini di colore rosso e bianco guidati da orientali che percorrono le strade della città alla ricerca povere vittime a quattro zampe da servire poi nei ristoranti di seconda categoria. Le segnalazioni arrivano anche dal litorale romano dove cacciatori in cerca di felini sono stati avvistati armati di fucile e infine, anche a Vigevano, Verbania, Milano, Isernia e Messina la pratica risulta ancora attiva a causa della presenza di punti di ristoro esotici che ne fanno abbondante uso.
Le storie più raccapriccianti vengono raccolte dai responsabili dell’Associazione: “Hanno dell’incredibile” affermano, “una signora in provincia di Milano in diversi anni ha allevato a scopo di alimentazione oltre 600 gatti servendoli ai suoi amici in succulenti pranzetti che garantiva essere a base di coniglio”. Sembra la trasposizione in realtà delle ignobili parole del gastronomo Beppe Bigazzi che guadagnando la sospensione dalla trasmissione, fornì consigli utili su come cucinare i nostri mici.
L’ignoranza non ha limiti, e nell’augurare buon appetito a chi pratica questa oscenità, ci sentiamo di auspicare loro una difficile e atroce digestione.
Pamela Villani