In molti avevano sperato che quella bruttura potesse lasciar spazio solo alla spiaggia. Invece, il Regina Pacis sarà demolito solo per essere ricostruito. E da ex colonia per bambini disagiati, da ex Centro di permanenza temporanea più problematico d’Italia, si trasformerà in un albergo di lusso.
Ad acquistarlo dalla Curia di Lecce è stata la società immobiliare “Le Querce srl”, che fa capo a Rico Semeraro, figlio di Giovanni, fino a ieri patron dell’Unione Sportiva Lecce. Quello che oggi è un ecomostro in abbandono farà posto a 214 posti letto, divisi tra cinquanta camere e piccoli nuclei ricettivi, oltre a ristorante, hall, sale, piscina, piano seminterrato, che dovrà essere scavato per fare spazio a servizi e parcheggi, ma su cui occorrerà verificare la compatibilità geologica. L’immobile, infatti, sorge praticamente sulla spiaggia, costruito nel 1956 in maniera quasi completamente abusiva e poi condonato. Il progetto di riconversione ad albergo a cinque stelle è stato protocollato il 23 febbraio scorso, i lavori dovrebbero partire già il prossimo anno, dopo che passeranno il vaglio della Commissione per il Paesaggio, che già oggi ha dato diverse prescrizioni, e dopo che otterranno il lasciapassare del consiglio comunale, che sarà chiamato a concedere la variante al Piano regolatore generale, visto che la zona è tipizzata sì come area d8, a finalità turistico-ricettiva, ma con scopo sociale, per poter ospitare un ostello della gioventù, che oggi dovrebbe dunque essere trasformato in grand hotel. Che si possa, tuttavia, cancellare una volta per tutte la vergogna di que4llo che fu definito il “lager di Stato” appare più difficile. Il Regina Pacis ha una storia che rimane legata agli scandali giudiziari che hanno travolto don Cesare Lodeserto, l’ex direttore del Cpt. Il 4 luglio scorso, la Corte d’Appello di Lecce ha confermato per lui la condanna a 5 anni e 4 mesi per calunnia, minaccia, istigazione per delinquere, sequestro di persona nei confronti di cinque ragazze migranti ed estorsione, perché avrebbe costretto alcune ospiti del Centro a lavorare in una fabbrica del posto. Accuse che nel marzo del 2005 gli costarono il carcere per due settimane.
A vedere trasformato quel mostro di cemento e presunte violenze in albergo a 5 stelle, però, qualcuno non ci sta. “Abbattiamo il Regina Pacis a San Foca di Melendugno: la saracinesca sul mare che cancella ancora l’orizzonte”. L’ appello alla curia, proprietaria della struttura, al comune di Melendugno e alla famiglia Semeraro arriva dallo “Sportello dei Diritti”, pronto alla mobilitazione. “È una notizia che fa accapponare la pelle quella secondo cui quell’ecomostro sul litorale tra San Foca e Torre dell’Orso a Lecce sarà trasformato in albergo di lusso a 5 stelle- dice Giovanni D’Agata, il fondatore dello Sportello-. Le conferme sono arrivate direttamente dal sindaco di Melendugno, che ha dettagliato anche l’insieme dell’operazione che porterebbe nelle casse del comune ben 250.000 euro mentre in quelle della curia di Lecce, proprietaria della struttura, quella che è già considerata da tanti come una cifra irrisoria di circa 750mila euro a fronte dell’inestimabile valore dato solo dal luogo cui è situato il grande complesso”. Al di là delle cifre, Giovanni D’Agata, riporta l’attenzione sul “significato sociale che rappresenterebbe la trasformazione di un edificio che oltreché rappresentare un’obbrobriosa “saracinesca” sul mare in un punto ameno del litorale adriatico, riporta un significato storico culturale assolutamente negativo per la collettività salentina, tanto da ribadire la necessità del definitivo abbattimento della struttura perché non è con la realizzazione di alberghi di lusso che si dimostra di ambire allo sviluppo della propria terra, ma con la dimostrazione di una cultura sociale avanzata che sà condannare i gravi errori del passato, come quello di aver consentito l’esistenza sul proprio territorio di un vero e proprio “lager” per migranti, colpevoli, solo di essere in uno stato di clandestinità”.
È per questo che lo Sportello chiede a tutti di fare un passo indietro. “In caso contrario, al fine di sensibilizzare le parti in causa, ed in primis l’arcivescovo, riteniamo utile lanciare una mobilitazione nei confronti di tutte le associazioni ambientaliste, i comitati, partiti politici e semplici cittadini che vogliono far tornare fruibile alla collettività, dopo decenni e decenni, quella porzione di litorale salentino per far rimuovere per sempre quell’ecomostro che tanto dolore e tragedie umane ci ricorda con la sua inesorabile presenza”.