Ci sono voluti la sbobinatura di 400 file, la ripulitura di centinaia e centinaia di intercettazioni, un lavoro meticoloso da parte dell’ingegnere informatico Luigina Quarta e una nuova istruttoria dibattimentale per riscrivere una nuova inaspettata verità nel processo d’Appello istruito per fare luce sull’omicidio di Angela Petrachi, avvenuto il 26 ottobre del 2002.
I giudici di secondo grado, Presidente Roberto Tanisi, a latere Rodolfo Boselli, hanno condannato all’ergastolo il presunto assassino, Giovanni Camassa, 44enne di Melendugno, assolto in primo grado per non aver commesso il fatto dopo aver trascorso due anni e mezzo di carcere. A tali conclusioni sono arrivati i giudici popolari e togati che hanno letto il dispositivo di sentenza alla presenza, tra gli altri, del padre di Angela, Luigi Petrachi. Il carcere a vita era stato già sollecitato nell’udienza dello scorso 13 marzo dal procuratore genarale Giuseppe Vignola che, sulla scorta delle risultanze tecniche, aveva avanzato la certezza che Camassa si trovasse sul luogo del delitto quando la Petrachi veniva brutalmente uccisa. Angela Petrachi viveva a Melendugno, con i figli di 5 e 7 anni. Alle 14.30 di sabato 26 ottobre, dopo aver pranzato con i figli in casa dei propri genitori, si allontanò dicendo che sarebbe andata per un’ora a casa sua e poi sarebbe tornata in tempo per accompagnare il figlio maggiore al catechismo. Ma questa evoluzione dei fatti non si verificò mai.
Giovedì 31 i genitori di Angela vennero avvisati che l’auto della figlia si trovava nello spiazzo adiacente il campo sportivo, con la ruota posteriore destra a terra per un chiodo conficcato nel copertone. All’interno i documenti dell’auto e il giubbino. Secondo alcune testimonianze sarebbe stata parcheggiata lì fin dal pomeriggio di sabato. I documenti di Angela vennero ritrovati un paio di giorni Non si seppe più nulla fino alle 8,30 circa di venerdì 8 novembre, quando il corpo di Angela venne trovato da un cercatore di funghi. Era in un boschetto, nelle vicinanze della strada su cui erano stati rinvenuti i documenti e la borsa. Indossava ancora i vestiti che aveva quando era uscita dalla casa dei genitori. Le indagini dei carabinieri si concentrarono da subito sull’ex fidanzato della donna al quale Angela, quel sabato 26 ottobre, aveva inviato ben 14 messaggi, tra le 17 e le 23. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due si erano dati appuntamento per l’acquisto di un cane ma l’incontro ben presto degenerò. Come accertato dal medico legale, Angela fu vittima di uno stupro, poi soffocata con le sue stesse mutandine e infine accoltellata. Camassa si è sempre giustificato affermando che quel giorno si trovava in compagnia della propria compagna ma gli accertamenti tecnici avrebbero, almeno per il momento, demolito e ribaltato l’impianto difensivo costruito dagli avvocati difensori dell’uomo, Francesca Conte e Donato Amato. I legali, ora, attendono di leggere le motivazioni per poi presentare ricorso in Cassazione. I figli di Angela erano assistiti dall’avvocato Tiziana Petrachi.