E’ di parere positivo il presidente della Provincia Antonio Gabellone, circa la possibilità di consegnare in comodato d’uso ad un privato l’area nelle vicinanze di Palazzo Comi a Lucugnano.
Nei giorni scorsi la notizia dell’apertura di un ristorante vicino ad un pezzo di storia del comune aveva fatto sorgere alcune polemiche, a cui il presidente Gabellone ha replica con una ispezione della zona. “Lo scopo – ha poi dichiarato – era quello di avere contezza delle caratteristiche dei luoghi ed in particolare della consistenza e dell’ubicazione dell’area oggetto della concessione. Del resto, negli ultimi giorni la stampa ha dato rilievo alle critiche sulla scelta del Consiglio Provinciale di autorizzare un esercizio di ristorazione sulla superficie; critiche espresse sia da intellettuali di fama, di certo alieni da polemiche di carattere strumentale, sia da censori improvvidi, all’oscuro dell’esiguità delle risorse degli enti pubblici, specie nell’ambito della tutela del patrimonio culturale.
Ho ritenuto doveroso invitare alla visita, oltre ai tecnici della Provincia, anche il Sindaco di Tricase, Dott. Antonio Giuseppe Coppola, per un confronto sereno sulla decisione assunta e sull’eventuale necessità di una riflessione più approfondita.
In un afoso pomeriggio della scorsa settimana, mentre il Sindaco ed io attendevamo l’arrivo dei tecnici, con profonda amarezza abbiamo constatato l’obiettivo stato di abbandono e di degrado in cui versa il giardino di Palazzo Comi; constatazione non inconsueta, purtroppo, per gli immobili pubblici, anche di pregio artistico, la maggior parte dei quali, nella nostra provincia come nel resto d’Italia, richiederebbe urgenti interventi di restauro, quanto meno conservativo, per i quali le risorse finanziarie sono pari a zero.
Giunti sul posto di lì a pochi minuti, – continua – i Tecnici della Provincia hanno richiamato l’attenzione mia e del Sindaco sulla circostanza che l’area oggetto della concessione non fa parte del giardino annesso a Palazzo Comi ma ne costituisce una pertinenza del tutto separata. Resta, quindi, aperto il problema della manutenzione dell’immobile nel suo complesso ma – sgombrato il campo da ogni equivoco, una volta per tutte – occorre prendere atto che la superficie oggetto della concessione in comodato non ha nessuna relazione col giardino, di cui l’area costituisce solo una pertinenza.
Vista, quindi, per quello che effettivamente è, la concessione in comodato d’uso della zona (con tutta la serie di vincoli e di oneri, a carico del comodatario, stabiliti dal Consiglio Provinciale, compresa la manutenzione programmata del giardino e di altre aree a verde) costituisce, con le attuali condizioni finanziarie delle istituzioni locali, l’unica possibilità di far sopravvivere, in attesa di tempi migliori, strutture immobiliari di notevole consistenza che altrimenti sarebbero condannate ad un inarrestabile degrado. A condizioni chiare e con le garanzie (anche finanziarie) opportune, l’imprenditore privato utilizza il patrimonio pubblico per le attività della propria azienda, ben sapendo che il successo è in stretta dipendenza dal modo in cui la struttura viene gestita.
Non mancano, in questo senso, esperienze di segno positivo:
- la Masseria Torcito, a Cannole, notoriamente ingestibile, per la complessità dell’insieme, dalla Provincia che ne è proprietaria, dopo anni di totale abbandono è attualmente condotta in concessione, a titolo oneroso e con risultati gestionali soddisfacenti, da imprenditori privati;
- per previsione di regolamento, adottata di recente su impulso della Presidente Prof. Maria Rosaria De Lumè, un’altra importantissima struttura di proprietà della Provincia, il castello di Acaia, che ospita l’Istituto di Culture Mediterranee, può essere concesso a privati, a titolo oneroso, per iniziative di carattere mondano, come ricevimenti di nozze o altre cerimonie;
- sono in corso lavori di sistemazione di parte di Villa Mellone e del giardino attiguo, ceduti in affitto alla RAI, come nuova sede dell’Ufficio di Redazione di Lecce;
- ed ancora, eventi “effimeri”, che nulla possono togliere alla dignità del luogo, potranno essere autorizzati dal F.A.I. nella prestigiosa Abbazia di Cerrate, una volta che questa, da anni in abbandono, sarà restituita alla fruizione pubblica a cura della benemerita istituzione, il F.A.I. appunto, attuale concessionario.
Ed allora, dobbiamo alimentare le posizioni preconcette di chi teme una profanazione dei luoghi dove visse il poeta Girolamo Comi, orgoglio della nostra terra, oppure, cedendo per una volta all’ottimismo, possiamo intravedere lo sviluppo di un’azienda a carattere famigliare che, utilizzando solo un’area scoperta di pertinenza di Palazzo Comi (e non il giardino del palazzo stesso), dà nuovo impulso alla propria attività e, al tempo stesso, garantisce la buona conservazione di uno dei luoghi più significativi della nostra provincia?
Ed ancora: i beneficiari dell’eredità Comi sono solo gli intellettuali che hanno scoperto la portata innovativa della sua poesia o possono considerarsi suoi eredi e custodi del suo ricordo anche coloro che hanno prestato la loro opera di servizio e di assistenza al poeta, standogli vicino negli ultimi difficili anni della sua vita, come la signora Jolanda, madre della titolare dell’impresa di ristorazione? Non v’è ragione, – conclude – a mio giudizio, di dubitare dell’onestà d’intenti di persone che, con Girolamo Comi, hanno avuto lunga, devota ed amichevole frequentazione.”