Assolto appena una settimana fa dall’accusa di peculato ai danni della Protezione Civile del suo comune di residenza viene condannato a due anni e due mesi di reclusione con l’accusa di circonvenzione d’incapace.
E’ la pena inflitta a Giuseppe Resta, 40enne di Castrignano dei Greci, così come disposto dal giudice del Tribunale di Maglie, nonostante il pm avesse chiesto l’assoluzione. I fatti risalgono al 2007. Resta conosce la 75enne Cristina Greco, una donna di buona famiglia perché parente di alcuni noti farmacisti del paese. L’anziana, rimasta zitella, non ha mai avuto figli e aveva solo alcuni nipoti. I due si conoscono in paese e nasce un rapporto di amicizia e cortesie. Resta si prodiga per recuperare la pensione dell’anziana, le fa la spesa, l’accudisce e le tiene compagnia, gentilezze che una donna a quell’età apprezza facilmente. Sta di fatto che nel novembre di quello stesso anno, la Greco, con un atto pubblico ratificato dinanzi al notaio Maria Teresa Sabia di Martano, decide di lasciare la sua casa, alcuni risparmi bancari e postali per un valore di circa 130 mila euro a Resta. L’intera vicenda assume una piega penale quando, nell’aprile del 2008, sopraggiunge il decesso dell’anziana. Con la morte della loro parente, i nipoti, subito dopo l’apertura della successione, scoprono l’esistenza del testimone e presentano una circostanziata denuncia penale, assistiti dagli avvocati Giorgio Greco e Anna Maria Lanzillotti. Sostengono che la zia, sin da ragazza, fosse affetta da una grave forma di psicosi con continui ricoveri presso “Villa Verde”. I nipoti, poi, paventano anche l’ipotesi che Resta abbia potuto causare il decesso dell’anziana somministrandole alcol in concomitanza con l’assunzione di psicofarmaci. Un cocktail, a loro dire, letale. Resta venne così indagato con l’accusa di omicidio volontario ma una prima perizia redatta dal medico legale Alberto Tortorella escluse la presenza di tracce di alcol nel sangue dell’anziana e Resta venne indagato con l’accusa di circonvenzione d’incapace. Alla base di tale decisione del pm arrivò una seconda consulenza a firma dello psichiatra Giuseppe Bruno che confermò come l’anziana fosse circonvenibile in virtù della sua patologia. Nel corso del processo sono stati escussi il notaio, i parenti e persino il parroco del paese. Gli avvocati difensori dell’imputato, Marco Castelluzzo e Carlo Sariconi, nel corso delle loro arringhe, avevano evidenziato come la signorina Greco già nel 2002 aveva compilato un trattamento a favore solo di alcuni nipoti escludendone altri. Sarebbe stata lei stessa a revocare il testamento, perché a suo dire, non riceveva un’adeguata assistenza. Da qui la decisione consapevole di indicare in Resta l’erede dei suoi beni.