Coupe du theatre nell’udienza celebratasi nell’aula bunker nell’ambito del processo istruito per fare luce sull’omicidio di Italo Pinto, avvenuto a Lecce, il 12 febbraio del 1987. Uno degli imputati, Fabrizio Bernardini, 52enne di Monteroni, ha chiesto ai giudici della Corte D’Assise di voler avviare una collaborazione e nelle scorse ore ha depositato un manoscritto con cui motiva la sua “volontà e il suo cambiamento di vita”.
Già in passato Bernardini si sarebbe recato personalmente dal dottor Cataldi ma non fu ritenuto credibile e non gli fu consentito di intraprendere un percorso di collaborazione. Subito dopo che Bernardini ha manifestato tale volontà al termine dell’udienza,l’avvocato difensore Stefano Prontera, anche per conto del collega Stefano Pati, ha dichiarato di rinunciare in maniera immediata a tutti gli incarichi di Bernardini comunicando tale decisione al presidente del Tribunale. Bernardini fu rinviato a giudizio nel febbraio del 2011 per l’omicidio avvenuto che viene considerato la prima esecuzione di mafia secondo la storia criminale locale. Secondo le indagini, Bernardini, insieme ad un altro imputato, Massimo Mello, avrebbero accompagnato e consegnato la vittima ai sicari. Le indagini, incentrate sui principali capi storici della frangia leccese della Sacra corona unita, furono avviate nel 2002 e consentirono di ricostruire, anche sulla base delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, i moventi, gli autori e i mandanti di oltre 18 omicidi e 10 tentati omicidi commessi durante la guerra di mafia che determinò il cruento scontro armato per il controllo del territorio che, dal 1987 al 2002, vide contrapposti gli storici sodalizi leccesi suddivisi per aree geografi.che Nel corso della stessa udienza è stato fissato per il prossimo 14 febbraio l’ascolto tra il collaboratore di giustizia Dario Toma, 43enne di Campi Salentina e il compaesano, Gianni De Tommasi. La richiesta di un confronto è stata sollecitata dallo stesso ergastolano, tuttora detenuto nel carcere di Voghera, attraverso un memoriale con cui il boss della frangia leccese della Scu evidenziava l’inattendibilità di alcune dichiarazioni fornite da Toma circa un suo presunto coinvolgimento nelle attività di spaccio quando era ancora minorenne, testimonianze completamente negate da De Tommasi. Quest’ultimo è assistito dall’avvocato Paolo Spalluto.