Pescherie, società, immobili e ben 16 mezzi, tra auto e moto, per un valore di circa tre milioni di euro. A tanto ammonta il sequestro anticipato eseguito, all’alba di oggi, dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Lecce e dai carabinieri del Ros, nei confronti del capo clan della Sacra Corona Unita gallipolina Rosario Pompeo Padovano, ritenuto il mandante dell’omicidio del fratello, l’ex capo Salvatore, detto “Nino”, Bomba. Il provvedimento è stato eseguito su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce.
La misura di prevenzione patrimoniale ha interessato anche gli eredi del defunto boss Salvatore Padovano, nonché di altri due sodali, i gallipolini Giorgio Pianoforte e Cosimo Cavalera, di 49 e 36 anni, nonché alcuni prestanome. Pianoforte e Cavalera, così come Rosario Padovano, si trovano attualmente in carcere. Il 49enne è cugino, sodale e prestanome dei fratelli Padovano, mentre Cavalera è ritenuto un gregario.
Ecco l’elenco dei beni sequestrati: la società a responsabilità limitata “Il Paradiso del Mare s.r.l.”, in via Santa Maria al Bagno, in contrada San Lorenzo, a Gallipoli; la “Billing srl” in via Perugia, sempre a Gallipoli; la società cooperativa “Oltremare Società cooperativa” in via Acquedotto, la “Totò fish & food società cooperativa”, in via Quartini; l’impresa individuale “Sea Business di Angelo Padovano”, in via Della Cala, a Gallipoli; un immobile ad uso esercizio commerciale; cinque abitazioni; un box auto; due appezzamenti; tre lotti edificabili; 16 mezzi, tra auto, veicoli commerciali e motoveicoli; rapporti bancari. Il tutto per un valore stimato di circa €. 3.000.000,00.
Le indagini di natura patrimoniale dei carabinieri del R.O.S. e dei finanzieri del G.I.C.O. del nucleo di polizia tributaria di Lecce, incentrate sul clan “Padovano” della Sacra Corona Unita, egemone in Gallipoli e nei paesi limitrofi, costituiscono uno stralcio delle più note inchieste “Galatea” (R.O.S.) e “Canasta” (guardia di finanza), che hanno consentito, nel triennio 2008 – 2010, di debellare una delle più agguerrite organizzazioni mafiose operante in provincia di Lecce.
“Quella di Lecce è stata la prima Procura ad occuparsi della confisca di beni mafiosi, anche a persone decedute” così il procuratore capo della Repubblica di Lecce Cataldo Motta, durante la conferenza stampa convocata in Tribunale, alla quale erano presenti il sostituto Elsa Valeria Mignone, il comandante del Ros, colonnello Paolo Vincenzoni, il comandante del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Lecce, colonnello Vito Pulieri, ed il comandate della compagnia dei carabinieri di Gallipoli, il tenente Michele Maselli. “Dopo i beni di Romano e Vetrugno, adesso lo Stato ha aggredito quelli dei fratelli Padovano”.