Giovanni Vantaggiato, imprenditore 68enne di Copertino reo confesso dell’attentato alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi, nel quale il 19 maggio scorso perse la vita la studentessa sedicenne Melissa Bassi, non partecipa alla quarta udienza del processo a suo carico, che si è aperto da pochi minuti
davanti alla Corte d’assise di Brindisi, presieduta dal giudice Domenico Cucchiara. nche nella passata udienza l’imputato ha scelto di non essere nell’aula Metrangolo, a causa di problemi di salute, cosi’ come riferito dall’avvocato Franco Orlando, mentre sono presenti i genitori di Melissa Bassi. La pubblica accusa e’ rappresentata in aula dal sostituto procuratore della Dda di Lecce Dda Guglielmo Cataldi. Le accuse contestate a Vantaggiato sono di strage aggravata dalla finalita’ terroristica e costruzione e possesso di ordigno micidiale in merito all’attentato di Brindisi, e di tentato omicidio pluri aggravato in merito al posizionamento di una bicicletta con esplosivo nel condominio in cui abita l’ex socio Cosimo Parato a Torre Santa Susanna nel febbraio 2008. Nell’udienza odierna sono previste le testimonianze di Veronica e Vanessa due studentesse rimaste ferite nell’attentato dinanzi alla scuola a Brindisi.
“Veronica era a terra con ferita al torace e una mano distrutta, ho cercato di soccorrerla, le ho messo un giubbino addosso, c’era tanta gente che ci guardava ma nessuno ci aiutava. Veronica era sempre cosciente, piangeva e non riusciva a respirare bene, solo in ospedale ha perso conoscenza”. Si e’ aperta con la testimonianza di Vanessa una delle studentesse ferite dall’esplosione delle bombole posizionate davanti all’istituto Morvillo Falcone di Brindisi il 19 maggio scorso. La ragazza, che non ha dato il consenso alle riprese video-fotografiche, su sollecitazione del pm Guglielmo Cataldi, ha ricostruito i momenti immediatamente antecedenti e successivi all’esplosione, ricordando di aver visto un “cassonetto azzurro, di quelli per la raccolta della carta, davanti alla scuola e ho pensato cosa ci fa qui? Noi non facciamo la raccolta differenziata”. Vanessa ha quindi riferito che, nel momento dell’esplosione, ha pensato che si trattasse dello scoppio di un’automobile e che, subito dopo, ha immediatamente cercato la sorella. “Era tutto nero, non si vedeva niente – ha detto la studentessa – cercavo Veronica che prima era davanti a me e dopo era dietro. L’ho presa per mano e l’ho portata dentro al cancello della scuola, l’ho fatta sedere a terra e coperta con il mio giubbotto. Lei era piena di sangue, io le dicevo Non e’ successo niente, per cercare di tranquillizzarla, pensavo a lei e non mi sono accorta di essere ferita anche io, l’ho capito solo quando sono arrivata in ospedale”.