A quando risale il suo primo approccio con la musica?
Sono nata e cresciuta nella musica poiché entrambi i miei genitori sono musicisti. Mia madre ha aperto una scuola di musica che ero ancora una bambina. Poi mio padre, da musicista, mi ha seguito molto e mi ha dato un’impronta jazz. Ho studiato diversi strumenti negli anni anche se il mio strumento di riferimento c’è sempre stato il pianoforte.
Quando ha capito che questa passione poteva diventare un lavoro?
Intorno ai diciott’anni, quando ho cominciato elaborare alcuni progetti suonando con i primi gruppi giovanili, cominciavo a rendermi conto che stava prendendo forma e si definiva il ruolo che volevo all’interno della musica.
Due anni fa è uscito il suo primo lavoro, il disco “Controvento”. Com’è nato ?
Il disco è uscito ad aprile del 2013 e contiene 9 tracce. L’ho scritto in un anno (musica e tracce) ed è nato con una formula “in solo”, poi definita “one girl band”, poiché le composizioni sono eseguite da una loop station, poi divenute vere e proprie canzoni. Successivamente son passata ad una pre-registrazione con due grandi talenti salentini Dario Congedo alla batteria e Luca Alemanno al contrabbasso. In seguito è nata la necessità di rendere il disco un po’ più orchestrale, così ho scritto la sezione di archi e fiati, per dar vita alla versione definitiva del disco “Controvento”, prodotto da Workin’ Label e distribuito da Goodfellas. Nonostante si trattasse di un’etichetta indipendente, ha avuto un notevole successo, superando ogni più rosea aspettativa.
Quest’anno è approdata a Sanremo. Si aspettava di arrivarci come maestro d’orchestra?
Con questo ruolo non me l’aspettavo, è stata una vera sorpresa. Non avrei mai immaginato di arrivarci come direttrice d’orchestra. Una grandissima sorpresa anche perchè non c’è un concorso che ti consente di arrivare su quel palco. I riscontri positivi che ho ottenuto, hanno reso quest’esperienza davvero importante, indimenticabile.
Ha diretto una cantante delle nuove proposte ed il trio che ha vinto il Festival, niente male come esordio?
Sì, non posso davvero lamentarmi. Tutto è nato da una proposta di Serena Brancale, con cui collaboro attivamente da diversi anni. Quando lei è stata selezionata fra le nuove proposte, mi ha chiesto di arrangiare per orchestra e dirigere il suo brano. Il suo Manager, Michele Torpedine, è lo stesso dei ragazzi “Il Volo”, così mi ha chiesto di dirigere il trio.
Abbandonerai la tua carriera da cantante e musicista per quella di maestro d’orchestra?
Credo che potrò portare avanti entrambe le cose. Premetto che non ho studiato per una carriera finalizzata a quel tipo ruolo, ma dopo questa esperienza mi sono appassionata e incuriosita, così sto pensando di approfondire gli studi, parallelamente al mio percorso artistico di cantante.
Cosa è cambiato dopo Sanremo?
Devo ammetere di sì. Sono aumentati i contatti e la stampa nazionale mi ha dato grande spazio con articoli ed interviste. C’è stata una sorta di passa parola in quella settimana di “delirio” che ha incuriosito testate come La Stampa, la Repubblica, Libero e giornali prettamente femminili come Vanity fair e Io Donna del Corriere Della Sera. Adesso però la mia priorità è terminare il mio secondo disco e provare a farlo uscire entro il 2015.
Come ci si sente ad essere una delle poche e giovanissime donne a dirigere un’orchestra sanremese?
Quest’anno ero l’unico direttore del “gentil sesso” e la più giovane. Nel corso della storia del Festival mi hanno preceduto altre tre donne, ma rispetto ai dati che mi han riferito, dovrei essere la più giovane.
Immagini il tuo futuro artistico nel Salento o credi di dover emigrare in città che offrono maggiori possibilità come Roma o Milano e magari anche all’estero?
Devo premettere che non mi sento molto esterofila, amo l’Italia e la mia città, Lecce, che nonostante i suoi limiti, soprattutto di carattere geografico, sta crescendo molto ed è meno provinciale di tante altre realtà italiane. Il Mio lavoro comunque mi porta già in giro per l’Italia, ma al momento avrò sempre un piede in questa terra perchè dovrò terminare i miei studi al conservatorio.
A parte i due brani che hai diretto, ce n’era uno che avresti fatto vincere?
Mi è piaciuta molto la canzone di Malika Ayane, è piuttosto originale, fuori da determinati schemi. Quello di Nek è molto radiofonico e arrangiato bene, ma sono molto interessanti anche quello di Annalisa e Chiara.
C’era una canzone particolarmente brutta?
No, è stato un Festival che ha messo al centro la musica, una tendenza che forse negli ultimi anni si era un po’ persa.
Cosa ti ha lasciato quest’esperienza?
Sicuramente la consapevolezza che essere giovani e donne non significa essere screditate o “discriminate”. Anzi, ho riscontrato grande rispetto e stima da parte di tutti gli addetti ai lavori.
Christian Petrelli