Un rassicurante sorriso, un viso buono, un medico anestesista, rianimatore, Gianni Bredice, mira a rianimare non solo i pazienti ma chiunque voglia ascoltare la sua musica. Sostiene la feconda commistione tra musica e cura, e per questo crea brani di musica elettronica dal 2012, producendo vari cd, l’ultimo “Resonant Satellites”.
Accostandosi ad “Enceladus”, “Dione”, “Mimas”, o “Hyperion”, è evidente che dalla Terra ci si distanzia parecchio, si prende il largo, si va nello spazio, seguendo le vibrazioni strumentali di “Resonant Satellites”, ossia satelliti risonanti, riecheggianti in modo prolungato e intensivo in senso ellittico. Onde elettromagnetiche si propagano, producono musica, eco sostenibili nello spazio, nell’etere multiforme e misterioso. E così, Gianni Bredice abbandona quelle che per molti sono certezze, si allontana dalla superficie terrestre, dai punti fermi, per raggiungere distanze incontrollabili, per andare dove solo il suono può regalare emozioni udibili, palpabili, attraverso i suoi brani musicali.
Ascoltandoli, si respirano atmosfere da “Tangerine Dream”, “Kraftwerk”, o “Buddha Bar”. Nulla di sconvolgente, le sonorità acquietano e si prendono cura dell’anima. Non c’è turbamento.
E proprio come un curatore d’anime che Bredice, mediante la musica vivifica. Come un salvagente, o una fonte alla quale attingere, “Resonant Satellites”, dona sollievo, fa compagnia.
Appassionato di elettronica, underground, musica “new wave”, quel tipo di musica che si diffonde prepotentemente negli anni settanta, ottanta, a cominciare dal Nord America, Gianni Bredice, l’ascolta e comincia anche a re-inventarla dal 2012. Dopo aver frequentato a Roma la scuola di musica, inizia per diletto a comporla con un computer, a trarne giovamento, ad appassionarsi e poi ad appassionare chi lo ascolta.
Il nuovo cd “Resonant Satellites” contiene piacevoli sinfonie, alcuni tratti intensi e spigolosi, altri leggeri e tondi, non danno origine a distonie, bensì ad un ascolto piacevole, terapeutico, rassicurante. Perché la musica sia essa elettronica, classica, moderna è necessaria all’essere umano. Placa la solitudine e “a volte nella musica si trovano le risposte che cerchi, quasi senza cercarle. E anche se non le trovi, almeno trovi quegli stessi sentimenti che stai provando. Qualcun altro li ha provati. Non ti senti solo” (Alessandro D’Avenia).
Alessandra Peluso