di Francesco Oliva
SPECCHIA (Lecce) – Nuove indagini si affacciano nell’inchiesta sull’omicidio di Noemi Durini. Una telefonata anonima al parroco di Specchia don Antonio De Giorgi pregna di insulti e offese all’indirizzo della studentessa di Specchia e alla madre Imma Rizzo ha dato la stura per aprire un ulteriore fascicolo in una vicenda dove non sembra esserci limite più a nulla. Neppure ad offese gratuite post-mortem della 16enne. Quest’ultimo filone d’indagine, svelato in esclusiva, è coordinato dal sostituto procuratore Donatina Buffelli che ha avviato gli accertamenti per risalire al responsabile di una telefonata in cui l’anonimo offende la ragazza di Specchia ammazzata a soli 16 anni dal fidanzato reo confesso salvo poi, come ormai noto, ritrattare ogni responsabilità. La telefonata risale al giorno immediatamente successivo al ritrovamento del cadavere di Noemi nelle campagne di Castrignano del Capo.
La chiamata in forma anonima viene inoltrata al parroco don Antonio De Giorgi che, in quei giorni d ricerche, speranze e preghiere, si era prodigato nel chiedere il perdono della cittadinanza nei confronti dell’omicida reo confesso senza covare odi o sete di vendetta. A parlare al telefono è una voce maschile. Si esprime in italiano tradendo un’inflessione salentina. L’anonimo subissa di insulti e offese la memoria della povera Noemi e della madre. Epiteti, frasi e giudizi estremamente pesanti all’indirizzo delle due donne. La telefonata prosegue per circa un minuto e mezzo (o comunque non va oltre i due minuti). E’ una sorta di monologo.
Dopo la telefonata, il prete si presenta presso la caserma dei carabinieri della stazione di Specchia per formalizzare la denuncia. Probabilmente, le parole utilizzate per apostrofare le due donne sono ritenute troppo pesanti per rimanere impunite. I militari, guidati dal maresciallo Giuseppe Borrello, raccolgono la denuncia e inoltrano gli atti in Procura dove da tempo è stato aperto un fascicolo per risalire alla voce anonima. Si tratta di un megalomane? Di qualcuno che conosceva Noemi e la madre? Oppure di una persona coinvolta direttamente nell’indagine? E poi perchè contattare proprio il parroco del paese? Tante domande, tutte lecite, che si inquadrano in una vicenda estremamente complessa in cui il rispetto e la memoria per una ragazza uccisa sono stati calpestati per regolare troppo spesso conflitti personali.
Proprio come le ostilità tra le famiglie dell’assassino e della vittima mai sopite neppure dopo la tragedia. Al riguardo ulteriori accertamenti sono stati avviati anche per l’inchiesta sulle bombe molotov lanciate contro l’abitazione dei genitori di L.M. la sera del 16 settembre scorso a Montesardo Salentino probabilmente per vendicare la morte di Noemi. Anche questo fascicolo è sulla scrivania del sostituto procuratore Donatina Buffelli. I residui delle bombe sono stati incartati e spediti a Roma per essere analizzati dagli specialisti del Ris in laboratorio a caccia di eventuali impronte lasciate dagli attentatori scappati a bordo di un’auto subito dopo aver compiuto l’intimidazione.