Quando Mussolini pronunciò il fatidico discorso, dal balcone di Piazza Venezia, che sanciva l’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania, la marina militare italiana era considerata la quarta del mondo in potenza ed organizzazione. Tuttavia, sin dalle prime operazioni intraprese, vennero subito alla luce la schiacciante superiorità della Mediterranean Fleet, la flotta inglese nel Mediterraneo, le gravi lacune di quella Italiana, nonostante i numerosi atti di eroismo, nonché la totale assenza di coordinamento operativo fra la marina stessa e l’aeronautica. Gli Inglesi, inoltre, a differenza degli Italiani, disponevano del radar che permetteva di individuare velivoli o navi a notevole distanza.
Taranto rappresentava, senza ombra di dubbio, la più importante base navale italiana e, grazie al suo arsenale, era attrezzata per la riparazione di unità danneggiate ed alla disponibilità di pezzi di ricambio relativi a sistemi d’arma o macchinari in genere. Ciononostante presentava gravi lacune per ciò che concerneva la protezione contraerea e quella antisiluro. I merito alla protezione da aerei in avvicinamento, essa era affidata a vecchi proiettori, comandati da aerofoni, che risalivano alla Grande Guerra, mentre la difesa contro eventuali siluramenti si imperniava su un sistema di reti, dislocate sotto il livello dell’acqua, del tutto insufficiente. La carenza di un valido sistema di batterie contraeree e del radar, rendevano la base particolarmente vulnerabile. Esistevano comunque 87 palloni di sbarramento ad idrogeno per la difesa del porto, tuttavia a causa del maltempo 60 ne erano stati strappati e portati via dal vento.
Nell’autunno del 1940 l’ammiraglio Andrew Cunningham, comandante della Mediterranean Fleet, organizza un’ambiziosa operazione, mirante a danneggiare o affondare le navi italiane dislocate nel porto di Taranto. Il piano prevede il decollo di alcuni aerosiluranti da due portaerei, ad una distanza di 130 miglia dalla costa italiana. Inoltre sono previsti alcuni aerei bengalieri, col compito di illuminare il teatro. Gli aerosiluranti, per evitare di essere individuati dalla contraerea italiana e per evitare che i siluri si impantanassero nel fondale basso, devono volare appena sopra il pelo dell’acqua.
Nel pomeriggio del 6 novembre alcune unità da guerra britanniche lasciano il porto di Alessandria d’Egitto in direzione di Malta, dove le attende la portaerei Eagle. Si tratta delle navi da guerra Malaya, Ramillies, Valiant e Warspite, la portaerei Illustrious, gli incrociatori Gloucester e York, cui si aggiungevano 13 cacciatorpediniere. Due giorni più tardi alcuni aeromobili italiani avvistano le grandi unità inglesi in navigazione ed allertano subito i Comandi della Marina Militare, che provvede ad inviare alcune unità, fra torpediniere, cacciatorpediniere e sommergibili, verso la Sicilia, mentre il grosso della flotta viene concentrato nel porto di Taranto. A questo punto nella base navale sono presenti le navi da guerra Andrea Doria, Caio Duilio, Conte di Cavour, Giulio Cesare, Vittorio Veneto e Littorio, gli incrociatori pesanti Fiume, Bolzano, Trento, Gorizia, Zara e Pola, due incrociatori leggeri, il Giuseppe Garibaldi ed il Luigi di Savoia, cui si aggiungevano diversi cacciatorpediniere.
Il 10 le unità britanniche raggiungono Malta ed, il giorno dopo, l’Illustrious si muove per raggiungere il luogo stabilito per il decollo degli aerosiluranti, mentre la Eagle è costretta a restare a Malta per un guasto all’apparato motore, dimezzando così la consistenza numerica dei velivoli.
Alle 20,30 dell’11 novembre, giunta la portaerei sul luogo stabilito, ha inizio l’operazione Judgement, e le prime unità aerosiluranti decollano in direzione di Taranto, dove giungono intorno alle 23,00, accolti da un fitto fuoco di sbarramento della contraerea italiana. A questo punto due bengalieri britannici lanciano i bengala sul lato orientale del porto, illuminandolo, e contemporaneamente sei aerosiluranti Fairey Swordfish, iniziano la picchiata apprestandosi al lancio dei siluri. Parte il primo colpo contro la Conte di Cavour che, un istante dopo, ha la fiancata sinistra completamente sventrata. La contraerea italiana reagisce ed abbatte il velivolo responsabile del danno. Un seguente duplice attacco contro l’Andrea Doria non sortisce nessun effetto. Intanto quattro velivoli inglesi si lanciano contro i cacciatorpediniere Pessagno e Libeccio, danneggiandoli seriamente, quindi puntano sui depositi di carburante che vengono bombardati. Alle 23,15 altri due aerosiluranti attaccano la Littorio ed entrambi i colpi vanno a segno. Cinque minuti più tardi la prima squadra di aerei si ritira, tuttavia la calma dura solo dieci minuti. Infatti, alle 23,30, arriva la seconda squadra che, eludendo il fuoco di sbarramento italiano, plana inesorabilmente sugli obiettivi. Un primo siluro colpisce a dritta la Caio Duilio, mentre il fuoco congiunto di due Swordfish si abbatte sulla Littorio. Intanto un altro attacco contro la Vittorio Veneto fallisce ed un aereo inglese viene abbattuto mentre tenta di silurare la Gorizia. L’ultima offensiva britannica si scatena sul Trento che viene seriamente danneggiato poi, alle 0,30 del 12 novembre ritorna il silenzio sul porto e sulla città di Taranto. Lo scontro ha causato 85 caduti, tra i quali 55 civili, e 581 feriti, nonché sette unità navali danneggiate.
Cosimo Enrico Marseglia
Cosimo Enrico Marseglia nato a Lecce, città in cui vive. Ha frequentato i corsi regolari dell’Accademia Militare dell’Esercito Italiano in Modena e della Scuola di Applicazione dell’Arma TRAMAT presso la cittadella militare Cecchignola in Roma, ed ha prestato servizio come ufficiale dell’Esercito presso il 3° Battaglione Logistico di Manovra in Milano, il Distretto Militare di Lecce ed il Battaglione Logistico della Brigata Pinerolo in Bari. Dopo otto anni in servizio permanente effettivo, ha lasciato la carriera militare, dedicandosi alla musica jazz ed al teatro. Ha collaborato con il Dipartimento di Studi Storici dell’Università del Salento, come esperto di Storia Militare, e dal 2009 è ufficiale commissario del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Scrive per L’Autiere, organo ufficiale dell’ANAI (Associazione Nazionale Autieri d’Italia), Sallentina Tellus (Rivista dell’Ordine del Santo Sepolcro), per L’Idomeneo (Rivista dell’Associazione di Storia Patria) e per altre testate. Ha già pubblicato Les Enfants de la Patrie. La Rivoluzione Francese ed il Primo Impero vissuti sui campi di battaglia (2007), Il Flagello Militare. L’Arte della Guerra in Giovan Battista Martena, artigliere del XVII secolo (2009), Battaglie e fatti d’arme in Puglia. La regione come teatro di scontro dall’antichità all’età
Bibliografia
B. Bethan Schofield. La notte di Taranto: 11 novembre 1940, Mursia, Milano, 1991.
N. B. Lo Martire. La notte di Taranto (11 novembre 1940), Schena Editore, Taranto, 2000.
A. Petacco. Le battaglie navali del Mediterraneo nella seconda guerra mondiale, Arnoldo Mondadori Ed., Milano, 1996.
G. Rocca, Fucilate gli Ammiragli, Milano Mondadori, Milano, 1989.
A. Trizzino. Navi e poltrone, , Longanesi & C., Milano, 1952.