LECCE – La verità è che Carlo Salvemini ha sparigliato le carte con il suo patto fino al 2020, mettendo in difficoltà i registi dell’accordo sottobanco, ma anche chi voleva farlo stare in piedi ancora un po’, senza scendere a troppi compromessi. La sigla di un patto per Lecce che tenga in piedi i punti programmatici del centrosinistra è una proposta irricevibile per tutto il centrodestra: puzzerebbe di resa. Eppure, tanti consiglieri, non solo quelli che fanno capo a Marti, il sì al bilancio sarebbero pronti a darlo. Le linee sono diverse: ci sono gli intransigenti, i mediatori e i possibili collaboratori nella coalizione avversaria del sindaco Salvemini. Possiamo cominciare descrivendo la riunione di questa sera, dove gli intransigenti, sicuri di votare no al bilancio, si sono confrontati con i titubanti e con gli aspiranti collaborazionisti. Per esempio, ci sono i due consiglieri di Grande Lecce, Calò e Finamore, che hanno chiesto di far passare due emendamenti (la palestra nella scuola di Frigole e la sistemazione di una scuola all’Aria Sana), che potrebbero dare il loro placet al bilancio in Consiglio. Il guaio è che Salvemini, dalle dichiarazioni che rilascia in questi giorni, non sembra intenzionato ad accontentarsi di un sì al bilancio: vuole un Patto fino al 2020, altrimenti tutti a casa.
Qualcuno suggerisce di firmare quel patto per poi mandare lo stesso a casa nel 2019 il sindaco. Qualcun altro, invece, propone di staccare la spina subito. Michele Giordano, Paolo Perrone, Gaetano Messuti, Mauro Giliberti, Angelo Tondo, Andrea Guido e qualcun altro si sono convinti che non c’è nulla da fare e che il sindaco rimarrà sulle sue posizioni intransigenti. Dunque, per loro, via libera al commissario. I colloqui per quest’ala del centrodestra non hanno portato a nulla e non lasciano spazio a nessuna mediazione. “La totale chiusura del Sindaco Salvemini ad un dialogo programmatico nell’interesse delle città ci rammarica – spiega Mauro Giliberti – Il percorso da noi tracciato, semplice e lineare, ci avrebbe potuto condurre ad un nuovo e condiviso respiro amministrativo, con pari dignità, considerato l’attuale assetto del consiglio comunale. Così non è: sia chiaro, per scelta ferma del Sindaco che preferisce un percorso precario e accidentato, che tutto potrebbe realizzare fuorché gli interessi della città. Nostro malgrado ribadiamo il convinto no al bilancio unilateralmente proposto dall’amministrazione Salvemini ed auspichiamo che dopo il commissariamento, a questo punto inevitabile data la scelta muscolare del Sindaco, Lecce ritrovi la sua bussola. Movimenti lavorerà per Lecce con responsabilità ed impegno”.
Ma ci sono gli altri consiglieri che vorrebbero dire sì, tenere in piedi il sindaco per non lasciare la città in mano a un commissario per 13 mesi e per cercare di riorganizzare un centrodestra troppo diviso. Visioni diverse. Comunque, anche se la coalizione non ha una linea unica, è probabile che chi la pensa diversamente sarà costretto a votare contro il bilancio: nessuno vuole essere additato come la stampella di Salvemini fino al 2020. Però, come spesso succede in un centrodestra in fibrillazione, un colpo di teatro, a cui ci ha abituato la politica locale, potrebbe tradire tutti i pronostici.
Garcin