di Julia Pastore e G.G.
ALESSANO (LECCE) – In migliaia nel freddo della notte, a piedi, con le bici, con le auto, i pullman o con le moto hanno raggiunto l’enorme spazio davanti al cimitero dove, in fondo, c’è un piccolo palco pronto ad essere calpestato da un Capo della Chiesa con uno stile tutto suo: più umile, più informale, meno distaccato. Papa Francesco atterra a Galatina alle 8:30 e poi con un elicottero bianco raggiunge Alessano. Alle 8:49 entra nel cimitero, dopo essere stato accolto dalle istituzioni. È il momento della preghiera sulla tomba di Don Tonino. Gli oltre 20mila, che lo hanno salutato con un “buongiorno Francesco!”, tacciono. È un momento di religioso silenzio in attesa dell’arrivo sul palco. Alle 9 circa il Papa fa il suo ingresso nell’area dove in tanti lo acclamano. Saluta e sorride. Poi il vescovo di Ugento, monsignor Vito Angiuli lo accoglie e racconta le piaghe del Salento: la Xylella, la nuova emigrazione dei giovani e i tanti tristemente famosi problemi di questo territorio, compresa l’aggressione al mare. “La santità è diventare artigiani della Pace”.
Il vescovo ribadisce la vicinanza della figura di Papa Francesco a Don Tonino Bello per l’umiltà che li accomuna. “Cari fratelli e sorelle, sono giunto pellegrino in questa terra che ha dato i natali al servo di Dio, Don Tonino Bello: la sua tomba sembra volerci dire quanto ha amato la sua terra – spiega il Papa (cliccate sull’immagine per guardare il video ndr) – Capire i poveri era la sua ricchezza. Aveva ragione: i poveri sono la ricchezza della Chiesa. Non bisogna adagiarsi dietro al potente di turno. Chi segue il Vangelo rimane al fianco dei poveri. Don Tonino ci richiama a non teorizzare la vicinanza ai poveri, ma stare vicino davvero. Ci insegnava che il lavoro era al primo posto e che bisognava tutelarlo e non tutelare l’avidità e lo sfruttamento. La vocazione di pace appartiene alla vostra terra: a questa meravigliosa terra di frontiera, che si spalanca ai sud del mondo, dovevo i poveri diventano sempre di più e i ricchi sempre di meno. Don Tonino predicava una chiesa non mondana, ma per il mondo: non in attesa di ricevere, ma di prestare pronto soccorso. Il nome di Don Tonino ci spiega la sua allergia verso i titoli e i segni del potere: dava spazio al potere dei segni. Don Tonino era mosso dall’esempio del Signore. Imitiamo Don Tonino”.
Nella notte tantissimi giovani hanno partecipato alla veglia insieme a Don Luigi Ciotti. Gli alberghi sono pieni. Papa Francesco è venuto ad Alessano per pregare sulla tomba di Don Tonino Bello: un esempio da seguire per il suo continuo sforzo nell’avvicinare la Chiesa agli ultimi. Il vescovo di Molfetta e Papa Francesco: due personalità diverse con la stessa visione del ruolo della Chiesa. “L’amore per Gesù e per i poveri è stato il faro che ha guidato la vita di Don Tonino” – spiega il prete sul palco, quando sono già le 7. Parte il coro di Alessano. Poi, lo spazio è tutto per chi ha conosciuto Don Tonino: “Un uomo che ha lasciato un immenso patrimonio spirituale”. “Non si era vista mai tanta vita in un cimitero” – commenta il prete sul palco. Don Salvatore Leopizzi ricorda la figura di “un grande uomo di pace” e il discorso all’Arena di Verona: “Le parole di Don Tonino non possono lasciarci inermi e indifferenti: i messaggi vanno incarnati nella nostra vita e nel nostro impegno.
‘In piedi costruttori di pace’, perché il popolo della pace non è un popolo di sedentari. Dobbiamo affermare il monoteismo trinitario della pace. Dobbiamo essere al fianco degli ultimi, non dei potenti. La pace e i poveri camminano insieme, ci diceva. Era il ‘92 quando Don Tonino fece la marcia su Sarajevo: qualcuno ci prese per pazzi. Se vuoi la pace, vai incontro ai poveri. Don Tonino lo ha fatto: è andato incontro ai poveri. Ci ha dimostrato che una chiesa povera per i poveri è un sogno che si può realizzare. Puglia arca di pace e ponte di dialogo nel Mediterraneo, tra le fedi e le culture: questo ci chiede Papa Francesco rilanciando il pensiero di Don Tonino”.
Il vescovo di Molfetta ha sempre lottato per una chiesa più aderente al messaggio di Cristo, meno attaccata alle ricchezze terrene e ai potenti: una certa area della Chiesa guardava con diffidenza ai suoi messaggi. È un po’ quello che è avvenuto anche con Papa Francesco. “Don Tonino è vivo. È una meraviglia: il Papa viene a pregare ad Alessano sulla tomba di un profeta di pace. È una meraviglia perché non possiamo dimenticare le sue lacrime, quando la Chiesa di allora non lo capiva. Dobbiamo alzare la voce quando qualcuno sceglie un prudente silenzio. L’Italia non deve vendere armi. Non può essere libera, se ha una componente mafiosa e corrotta al potere” – ha affermato il fondatore di Libera, Don Luigi Ciotti.
Per il fondatore di Libera il valore della libertà va difeso: “Non è libero chi deve fare i conti con le mafie e chi è senza diritti. Oggi impegniamoci tutti: il cambiamento ha bisogno del contributo di ciascuno di noi. Dobbiamo continuare ad essere testimoni di speranza. Non dimenticheremo mai il sorriso disarmante di Don Tonino, la sua umiltà e il suo impegno: ha incarnato la chiesa della prossimità e del servizio. Non basta accogliere le persone: bisogna riconoscerle. Don Tonino ci ha insegnato che nell’altro, nei poveri, ci sono frammenti di Dio. Grazie Don Tonino per la tua vita messa al servizio dell’impegno civile.
La Chiesa è al servizio per il mondo, non per se stessa. Don Tonino ci hai lasciato in eredità l’umiltà e non solo la responsabilità dell’impegno, ma quello di viverlo. Non ci può essere cambiamento se prima non cambiamo noi stessi dagli egoismi e dalle vanità. Don Tonino soffriva quando la politica veniva meno alla sua missione di fare il bene comune. Mi ricordo quando con forza disse ai politici: ‘Amate senza riserve la gente che vi hanno affidato, perché a Dio dovrete rendere conto di quello che fate’”. Papa Francesco torna sull’elicottero: è il momento di andare a Molfetta, il luogo dove Don Tonino ha svolto la sua missione di vescovo.