di Francesco Oliva
GALATINA (Lecce) – Un clan egemone sul territorio. Nato e risorto più volte. Sempre con la stessa forza. Sempre con la stessa caratura mai intaccata o scalfita da arresti, sequestri e condanne che, ciclicamente, hanno rischiato di minare forza e credibilità di un sodalizio a conduzione familiare. Tramandato da padre in figlio. “Noha è uguale a Casal di Principe…fa cinque mila abitanti…E’ molto pericolosa…Il 90 per cento degli abitanti ha l’ergastolo…E la famiglia nostra…i Coluccia…Il clan più potente” si lascia sfuggire Danilo Pasquale Coluccia in una conversazione con un giocatore del Pro Italia Galatina intercettata dagli agenti della Squadra mobile. Noha come Casal di Principe. I Coluccia come i Casalesi. Un termine di paragone forte per rimarcare la forza della famiglia e del sodalizio tanto radicata sul territorio da non necessitare dell’uso delle armi (metodi ormai obsoleti). E’ sempre il più giovane dei Coluccia a far comprendere come i tempi siano cambiati. In una conversazione con il padre Luciano nel 2 novembre 2015, Danilo Pasquale manifesta l’idea del rinnovamento: “Gliel’ho detto a tuo fratello…zio…gli ho detto…non devi ragionare come cento anni addietro…qua ragionano tutti da killer…”.
Il più giovane dei Coluccia lancia il rinnovamento basato sul concetto dell’inabissamento (tanto caro all’ex procuratore capo Cataldo Motta): poco clamore con azioni di sangue, infiltrazione nei tessuti sani della società, proporsi come un welfare sociale sostituendosi allo Stato. Con questa strategia il sodalizio ha potuto proseguire ad investire in settori legali, sotto traccia, con una fitta rete di prestanome tanto da accumulare ingenti guadagni che, in passato così come emerge in un’intercettazione, i Coluccia avevano depositato in una banca di San Marino, una sorta di paradiso fiscale spesso usato da organizzazioni criminali per dirottare i propri capitali. “San Marino non fa parte dell’Italia…è uno Stato a sè…non c’è l’Iva…non c’è niente…noi siamo stati là…a depositare soldi…” commenta in una conversazione Danilo Pasquale Coluccia.
Il clan, stando alle indagini condotte dagli agenti della Squadra Mobile di Lecce coordinati dal vice questore Antonio Miglietta responsabile della sezione della criminalità organizzata della Squadra mobile, ha così gestito più settori: dal monopolio dei videogiochi, al controllo delle pescherie, agli affari con la droga e le armi, fino al recupero dei crediti e alla presidenza della squadra di calcio (di cui parliamo in un articolo a parte).
MONOPOLIO VIDEOGIOCHI – Uno dei settori su cui i clan hanno sempre investito. Il controllo dei Coluccia emerge in un’intercettazione in cui Danilo Pasquale Coluccia riferisce di aver ricevuto una richiesta da un soggetto di Nardò di monopolizzare il settore dei videogiochi su Galatina. Riferì il giovane Coluccia in quella occasione: “Impara prima a parlare…tu a casa mia non prendi il monopolio…tu il monopolio lo puoi prendere a Nardò…se te lo fanno prendere…”.
GESTIONE PESCHERIE – L’interesse dei Coluccia nella gestione delle pescherie emerge da alcune conversazioni. In un’intercettazione del 26 maggio 2015 Luciano Pasquale Coluccia conferma ad un interlocutore l’interesse del padre ad avviare una pescheria nella piazza di Noha e di altre tre all’interno dei supermercati della provincia. Nell’occasione Danilo Coluccia diceva: “Ho preso il locale…qui di fianco…alla fine mi resta lo stabile…abbiamo preso tre punti vendita dentro i supermercati…”
AFFARI CON LA DROGA – Come ogni sodalizio anche i Coluccia facevano affari con la droga. In una conversazione in auto Danilo dice al padre Luciano: “Mi ha detto ma tu sei andato a minacciare uno…con la pisola in testa?…” Aggiungeva Luciano: “Che andava a prendersela da un’altra parte…capito? E la e la e la spacciava qua”.
RECUPERO CREDITI – E’ un altro capitolo che rafforza il concetto di forza del gruppo. Agli atti viene ricostruita una vicenda che appare molto significativa della forza di intimidazione dei Coluccia. Un soggetto, per recuperare il credito, non si reca da un avvocato ma si rivolge a Danilo Coluccia certo che un suo intervento possa sortire un risultato rapido ed efficace; nella vicenda viene coinvolto anche Luciano Coluccia che viene informato dal figlio della evoluzione del recupero delle somme. Il tornaconto dei Coluccia è la riaffermazione i un potere nella propria zona (“casa mia è casa mia”) e una cospicua somma di denaro quale corrispettivo per l’intervento diretto a recuperare il credito.
RECUPERO REFURTIVA – I Coluccia, spesso, si adoperano anche per far ritornare in possesso di beni rubati soggetti del paese che, anzichè, denunciare il furto, si rivolgono ai referenti del paese per riottenere il maltolto. Un vezzo già emerso in altre indagini e che sembra esteso a tutto il territorio salentino. Alcune intercettazioni ricostruiscono un episodio. un furto viene compiuto da quattro giovani ad una donna del posto che, anche tramite altre persone, chiedendo di attivarsi per capire chi fossero i responsabili. Tramite violenze, Coluccia costringe due giovani (e il padre di uno di questi) a versargli 2mila euro a parziale risarcimento del danno quantificato in 7mila euro.
LICENZIAMENTO DA UNA DITTA – E’ una altro spaccato della forza dei Coluccia di influenzare la vita economica nella zona. Un imprenditore si rivolge per imporre il licenziamento di una donna che lavorava legittimamente in un’azienda di Galatina per mero capriccio o per ritorsione personale del datore di lavoro. E che non ci fosse alcun motivo per imporre il licenziamento emerge dalla circostanza che in un primo momento, per mero errore, era stata licenziata un’altra lavoratrice.
GESTIONE CIMITERO – Le mani del clan sarebbero state allungare anche sulla gestione del cimitero. Nonostante i servizi cimiteriali fossero stati appaltati ad una ditta di fatto era Luciano Coluccia a gestire i servizi di tumulazione che era un custode. Un incarico in cui era coadiuvato dal figlio che gli sarebbe dovuto succedere nel ruolo. Nel passaggio di consegne, però, sarebbero subentrati alcuni problemi. In una conversazione con un interlocutore Danilo faceva intendere di poter adottare le maniere forti per far desistere altre ditte dalla gara d’appalto. “Vado da casa…e gli dico questa cosa dobbiamo fare e hai capito? Adesso che se ne va in pensione mio padre esco e devo entrare però tu devi vincere la gara”.
INTERESSE AI PARCHEGGI – Due conversazioni tra padre e figlio Coluccia tra il 2 e il 5 giugno del 2015 svelano l’interesse ad acquisire la gestione dei parcheggi pubblici a pagamento sul territorio di Galatina. Luciano Coluccia si dimostra più che altro interessato ad avvicinare un’azienda che sarebbe risultata vincitrice piuttosto che partecipare direttamente ad un gara. Negli interessi sarebbe finita anche l’aggiudicazione illecito di un appalto per la fornitura di latticini alle mense del comprensorio di Galatina. Subito dopo un’ordinanza emessa a carico di alcuni soggetti ritenuti esponenti del clan Coluccia
Le mani del clan sarebbero state allungate anche sulla gestione del cimitero. Nonostante i servizi fossero stati appaltati ad una ditta di fatto era Luciano Coluccia a gestire i servizi di tumulazione che era un custode. Un incarico in cui era coadiuvato dal figlio che gli sarebbe dovuto succedere nel ruolo. Nel passaggio di consegne, però, sarebbero subentrati alcuni problemi. In una conversazione con un interlocutore Danilo faceva intendere di poter adottare le maniere forti per far desistere altre ditte dalla gara d’appalto. “Vado da casa…e gli dico questa cosa dobbiamo fare e hai capito? Adesso che se ne va in pensione mio padre esco e devo entrare però tu devi vincere la gara”.
APPALTO LATTICINI – Negli interessi sarebbe finita anche l’aggiudicazione illecito di un appalto per la fornitura di latticini alle mense del comprensorio di Galatina. Subito dopo un’ordinanza emessa a carico di alcuni soggetti ritenuti esponenti del clan Coluccia Danilo Pasquale commenta: “A noi ci hanno tirato fuori da quella cosa però…perchè noi avevamo l’appalto delle mozzarelle…a noi ce la potevano succhiare che l’appalto era dichiarato i 5mila euro.