F.Oli.
LECCE – Si chiude con una sola condanna e due assoluzioni il processo a carico dei tre dipendenti del Banco di Napoli di Piazza Mazzini accusati di aver prosciugato il conto per complessivi 18mila euro di una cliente malata. Il giudice monocratico della seconda sezione penale Annalisa De Benedictis ha condannato ad 1 anno e 8 mesi di reclusione (pena sospesa e non menzione) e al pagamento di una multa di 320 euro Daniela Salamanca, 57 anni, di Cavallino, (difesa dagli avvocati Giuseppe e Pasquale Corleto), con l’accusa di furto aggravato e assolta di aver formato false distinte di prelievo apponendo la firma della titolare del conto perchè non è previsto dalla legge come reato. Sono stati assolti da tutte le imputazioni Alberto Melica, di 60, residente a Cavallino, (difeso dall’avvocato Luigi Covella) e Rita Giannetti, di 61, residente a Lecce, (assistita dall’avvocato Amilcare Tana), per non aver commesso il fatto. Gli imputati erano accusati di furto aggravato e falsità in scrittura privata. Il Tribunale ha condannato Daniela Salamanca e il Banco di Napoli (citato come responsabile civile e assistito dall’avvocato Ester Nemola) a risarcire la parte civile in via equitativa con 10mila euro. Il deposito delle motivazioni è atteso per i prossimi 90 giorni.
Le indagini, coordinate dall’allora sostituto procuratore Giovanni Gagliotta (attuale sostituto procuratore generale) e condotte dai carabinieri, sono state avviate sulla scorta di una denuncia presentata dall’amministratore di sostegno della persona offesa (costituitasi parte civile con l’avvocato Marcello Apollonio), dipendente presso la Regione Puglia. In quei dieci mesi, infatti, non aveva ricevuto estratti conto e, dunque, non aveva idea dell’ammontare dei risparmi. Scoprì così che proprio in quel periodo in cui non si era potuta muovere dal letto, e durante il quale aveva rischiato di morire, erano stati effettuati alcuni prelievi: 3mila euro l’8 maggio del 2012, 1500 euro il 30 luglio, 1200 euro il 31 agosto, 3mila euro il 12 ottobre, 1400 euro il 23 ottobre, 1500 euro il 5 novembre e 3mila euro il 20 di novembre. Sulle distinte, peraltro, risultava la sua firma, benché lei fosse stata talmente male da essere impossibilitata anche a prendere una pena tra le mani.
La denuncia fece partire le indagini che attribuirono l’ammanco di 14mila euro ai tre imputati; per i restanti quasi 4mila euro non è stato possibile risalire a chi se n’è impossessato. Nello specifico, Daniela Salamanca era accusata di aver prelevato, con la falsa firma della correntista ammalata, complessivamente 4.900 euro con prelievi il 30 luglio 2012, il 23 ottobre e il 20 novembre; Rita Giannetti rispondeva di un ammanco di 5.700 euro, con prelievi e relative distinte false dell’8 maggio, del 31 agosto e del 5 novembre 2012; infine per Alberto Melica si parla di un solo prelievo di 3.000 euro il 12 ottobre del 2012. Accuse per due dei tre imputati cadute dopo l’istruttoria di primo grado.