F.Oli.
SURBO (Lecce) – C’è anche una guardia giurata tra i dodici indagati destinatari di un avviso di conclusione nell’ambito dell’indagine ribattezzata “Labirinto” con cui i carabinieri del Ros hanno smantellato agli inizi di luglio due gruppi criminali nati all’ombra del clan “Tornese”. Nel secondo avviso, a firma del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Valeria Farina Valaori, compaiono nomi nuovi e insospettabili. Come quello di Giorgio Aramini, 29enne di Lecce. La guardia giurata, in possesso di un regolare porto d’armi, è accusato di aver consegnato a Tommaso Danese (altro soggetto coinvolto nell’inchiesta) 15 cartucce calibro 9 in una stazione di servizio di Surbo.
Nomi nuovi e nuove accuse, dunque. Come quelli di Andrea Guido, 25enne di Lecce; Liridon Bosi, 23, di Castromediano; Samuele Gravina, 26enne, di Lizzanello e Alessandro Pallara, 33, di Monteroni. Tutti e quattro rispondono di furto aggravato. Sono accusati di aver messo a segno un colpo nel maggio del 2016 in un’abitazione di Monteroni da dove avrebbero rubato un forno a microonde e uno da incasso; un’aspirapolvere; un trapano elettrico; un martello demolitore; una macchinetta per tracce; servizi di bicchieri, piatti e posate tutti nuovi. I due albanesi Dhori Tole e Besian Halka sono gli unici due indagati a cui viene contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti insieme ad altri venti soggetti per i quali nei giorni scorsi la Procura ha disposto il giudizio immediato già convertito in una richiesta di abbreviato.
I due albanesi si sarebbero occupati degli approvvigionamenti di cocaina, eroina e marijuana. Nell’elenco compaiono altri nomi sempre per reati al mondo dello spaccio: Daniele Coluccia, 23 anni, di Bagnolo del Salento; Alessandro Pallara, 33enne, di Monteroni e Paolo Donno, 40 anni, di Martignano. Nell’avviso viene messa nero su bianco anche l’accusa di favoreggiamento a carico di Fabio Carachino, 40 anni, residente in Svizzera e Andrea Guido, di 25, di Lecce. Entrambi avrebbero aiutato alcuni indagati fornendo loro ospitalità in casa di familiari. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Cristiano Solinas; Massimo Bellini; Luigi Corvaglia; Carlo Sariconi; Simone De Riccardis; Stefano Pati; Elvia Belmonte e Giancarlo Dei Lazzaretti; d’ufficio da Barbara Sigismondo e Vito De Pascalis.