di Gaetano Gorgoni
LECCE – “Giorgio Trianni, Giuseppe Rollo e Ottavio Narracci dimostrano di essere avvezzi al sistema corruttivo ordito da Carlo Siciliano, beneficiando dell’aiuto del giudice Emilio Arnesano ogni qual volta ne abbiano la necessità”. Le parole del giudice per le indagini preliminari, Amerigo Palma, sono un duro colpo per l’immagine dell’Asl leccese, perché è vero, come dice Emiliano, che si tratta di episodi che non riguardano l’Azienda leccese, ma comunque riguardano la moralità dei suoi vertici, che viene messa pesantemente in discussione da una tempesta giudiziaria inaspettata. Si parla di un continuo scambio di favori tra il giudice e il dirigenti Asl e di contatti che non si interrompono mai. La funzione giudiziaria viene svenduta per una barca, per una battuta di caccia, segno, secondo l’accusa, “di una personalità criminale disponibile illimitatamente a inquinare e falsare processi”.
L’inchiesta ha già fatto saltare la testa al numero uno dell’Asl leccese, Ottavio Narracci, che era fresco di nomina (era tornato alla guida dopo tre anni): presto arriverà un commissario. Questa è la storia di “amici degli amici” che, nella ricostruzione dell’accusa, si danno tutti una mano, come in una grande rete di potenti solidali l’uno con l’altro. Il dottor Siciliano “ha saputo costruirsi negli anni una posizione di assoluto favore e consenso unanime tra il personale sanitario dell’Asl, soprattutto elargendo favori illeciti” – scrive il giudice. “Soggetti potenti che possono contare su una rete consolidata di contatti per inquinare le prove a loro carico e perché non sia fatta luce su fatti analoghi”. Il 15 febbraio Emilio Arnesano parla con Carlo Siciliano di una gita che quest’ultimo ha organizzato in favore del giudice per andare a cacciare un daino (come emerge dalle intercettazioni). La caccia in Basilicata è offerta dal potente medico legale dell’Asl per risolvere “il problema della piscina del suo amico” dirigente della stessa azienda.
Il giudice quella gita la farà e tornerà in macchina con il dottor Trianni, dopo aver abbattuto felicemente un daino maschio: insieme, come due amici, con chi doveva essere giudicato per una piscina che si presumeva fosse abusiva. Secondo l’accusa, è bastata una caccia di frodo da 600 euro ripetuta un paio di volte. Una battuta di caccia a cui seguono dei commenti telefonici raccapriccianti tra Carlo Siciliano e Giorgio Trianni. Il dottore con una piscina sotto sequestro racconta dello stupore della moglie, che si è ritrovata a fare una gita col giudice che vuole inquisire il marito per andare a “caccia di frodo”(cioè in violazione delle normative vigenti). Il 22 marzo una nuova battuta di caccia: far divertire il giudice per sbloccare la situazione della piscina abusiva era l’imperativo categorico.
Ancora una volta un viaggio insieme: l’indagato Trianni e il giudice che lo avrebbe giudicato. Poi, c’è la storia della barca da 11 metri che Arnesano compra da Carlo Siciliano con delle mazzette tenute con gli elastici e con un maxi sconto. Uno sconto che sarebbe stato necessario a pagare il prezzo della corruzione: l’assoluzione nel processo che vedeva imputato il manager Asl, Ottavio Narracci, per peculato e abuso d’ufficio (era accusato di aver utilizzato l’auto di servizio per scopi privati).
La procura di Potenza ora vuol vederci chiaro: come fece il magistrato a sborsare 28mila euro in contanti per una barca che ne valeva dai 50 ai 60 mila euro? Come faceva il giudice Emilio Arnesano ad avere tutti quei soldi liquidi? E perché eluse le norme sulla tracciabilità del denaro? La “Marimorè” viene acquistata ufficialmente per 950 euro: ecco perché è indagato anche il notaio Sergio Gloria, che secondo l’accusa ha assistito alla consegna delle mazzette arrotolate negli elastici da Arnesano nelle mani di Siciliano. L’interessamento al processo di Narracci è un clamoroso caso di aberrazione giudiziaria: il giudice Arnesano dimostra di prendere a cuore la vicenda nella fase dibattimentale e poi conduce il procedimento in modo anomalo.
L’amicizia del giudice con Carlo Siciliano garantiva a molti amici dell’Asl una protezione in Tribunale nel caso di processi penali e inchieste. Inevitabilmente, Ottavio Narracci, stretto amico di Siciliano, si potrà avvalere di questo “santo in paradiso”, tra l’incredulità della pm Elsa Valeria Mignone, che dopo l’assoluzione di Narracci richiama il fascicolo per capire cosa fosse accaduto (un processo portato avanti in maniera anomala, dichiarerà la pm). Narracci è prudente, non risponde al magistrato per telefono: il tramite è sempre Siciliano, tra gli uomini più influenti e potenti dell’Asl leccese.
Anche l’immagine di Giuseppe Rollo, primario di Ortopedia del Fazzi di Lecce viene devastata da questa inchiesta: per il giudice ottiene l’esito positivo di vari procedimenti giudiziari in cambio di qualche favore, sempre grazie alla mediazione di Siciliano. L’immagine dei potenti dell’Asl leccese è a pezzi. Un magistrato è finito in carcere e la credibilità di istituzioni sanitarie e giudiziarie è stata gravemente ferita a causa di quella che secondo l’accusa è una “squallida” vicenda di corruzione giudiziaria.