Fermo restando il sacrosanto diritto della presunzione di innocenza fino ad un’eventuale sentenza definitiva di condanna, è davvero insopportabile, nei giorni che stiamo vivendo, essere costretti a sentire una notizia come quella del PM del Tribunale di Lecce, arrestato per aver “scambiato” la pubblica funzione rivestita, con cortesie e “attenzioni” di ogni genere.
“Attenzioni” degne di essere osservate, almeno sotto un duplice aspetto: il primo è quello del cittadino che paga le tasse e si aspetta che la giustizia sia efficiente ed efficace, per usare eufemismi di matrice economica; dal secondo punto di vista, la questione va guardata con il sano orgoglio dell’appartenenza alla categoria degli avvocati che, mentre si battono per la costituzionalizzazione della professione, sono coscienti spettatori di una diffusa e latente corruzione di parte della magistratura italiana, che spesso è la stessa che avvia “doverose” indagini a sfondo politico. Ed è quest’ultimo aspetto, forse, che fa più paura del primo, perché da esso interdipendente.
Può una giovane, per quanto bella, avvocatessa compromettere il “giusto” finale di un processo per essersi spudoratamente concessa ad un Pubblico Ministero senza scrupoli? Giudizi scontati a parte, è “davvero vero” che una bella donna può ottenere ciò che vuole? E quella brutta? E l’uomo? Allora, se è la donna bella ad ottenere ciò che vuole, la società non è più maschilista! Le quote rosa, la giornata della donna e della violenza sulle donne non hanno più il solito senso, anzi non hanno più nessun senso. Si dovrebbe, molto più semplicemente e opportunamente, indire la giornata del fesso, laddove il fesso è colui che non è capace, o non vuole, chiedere che certe cose vadano fatte “diversamente dalla legge”. E se, secondo questa logica, il fesso è sempre l’uomo, allora è meglio che gli avvocati siano solo donne ed il concorso di avvocato si svolga alla stregua delle selezioni di Miss Italia, perché in tal modo la soccombenza dipenderà dalla bellezza dell’avvocato e non dalla sua bravura, costituzionalizzando in tal modo un altro incontestabile principio: quello della grande bellezza nell’avvocatura, che ogni altro principio oscura, finanche quello del giusto processo e del diritto alla difesa, che andrebbero a farsi fottere entrambi con la leggerezza del volo di una piuma.
Certo, ciò accade se il potere è in mano a gente senza scrupoli. Penso ad un medico che prescrive Viagra e non posso fare a meno di pensare al giuramento di Ippocrate, che intanto si rivolta nella tomba; penso alle baronie ospedaliere, a causa delle quali un paziente rischia o meno la morte a seconda delle proprie disponibilità finanziarie: se hai i soldi ti opero domani se non ce l’hai … aspetta il tuo turno.
Così tutto cambia, tutto ha un senso differente. La gente non sceglie più l’avvocatessa più brava ma quella più bella, come il medico non sceglie più l’intervento più urgente ma quello più conveniente, l’avvocatessa non sceglie più il proprio cliente pensando a come dimostrarne l’innocenza, tanto il problema nemmeno la sfiora. Tutto questo avviene semplicemente sovvertendo ogni umana logica ed ogni professionale agire. A farne le spese siamo tutti: perde la magistratura, l’avvocatura, la medicina e, quel che è peggio, perde il cittadino, per nulla ignaro, senz’altro impotente.
Una cosa mi consola: conosco magistrati, avvocatesse e medici estranei a queste logiche … per fortuna, perché altrimenti non saprei cosa dire alle mie figlie.
Flavio Carlino