di Francesco Oliva
SPECCHIA (Lecce) – Nessun complice di Lucio nel delitto di Noemi Durini alla luce degli esiti investigativi disposti dal gip nei mesi scorsi. Il pubblico ministero Donatina Buffelli, come riportiamo in esclusiva, ha così avanzato richiesta di archiviazione per i genitori dell’omicida reo confesso: il padre Biagio e la madre Rocchetta Rizzelli, iscritti nel registro degli indagati con le accuse, a vario titolo, di sorpressione di cadavere e favoreggiamento. Il supplemento d’indagine disposto dal gip Vincenzo Brancato, nello scorso mese di dicembre, non è sfociato in nuovi sbocchi investigativi per accertare responsabilità di altre persone nel delitto della 15enne di Specchia ammazzata dall’allora fidanzato il 3 settembre del 2017 e ritrovata dieci giorni dopo nelle campagne di Castrigano del Capo.
Gli accertamenti tecnici, andati avanti per quattro mesi, si sono soffermati sui genitori del 19enne (condannato in Appello a giugno così come in primo grado a 18 anni e 8 mesi). Verifiche sollecitate, a più riprese, dai familiari di Noemi (tramite gli avvocati Mario Blandolino, Francesco Zacheo e Claudia Sorrenti) mai del tutto convintìi che il giovane di Montesardo avesse potuto da solo pianificare, compiere e nascondere per giorni un delitto talmente efferato.
Quattro gli approfondimenti investigativi “imposti” dal gip al pm Donatina Buffelli per risalire agli spostamenti dei genitori di Lucio nel pre e nel sequel del delitto: verificare il traffico telematico dell’apparecchio e delle sim card riferibili a Noemi Durini, Lucio, Biagio Marzo e Rocchetti Rizzelli dal giorno precedente l’omicidio all’arresto dell’imputato; acquisizione ed esame delle riprese effettuate dagli impianti di video-sorveglianza relativi agli spostamenti della Fiat 500 dal luogo di residenza degli indagati al luogo del delitto e dall’1 settembre all’11 settembre; sequestro degli ulteriori massi per il seppellimento del corpo e consulenze finalizzate a rilevare possibili tracce di cellule epiteliali appartenenti agli indagati; ulteriori accertamenti biomolecolari sugli indumenti indossati dalla vittima e sottoposti a sequestro per l’eventuale ritrovamento di tracce biologiche appartenenti agli indagati.
Per il pm, sulla scorta del supplemento d’indagine, non vi è prova della presenza degli indagati sul luogo del delitto né che si siano recati con il figlio per nascondere il corpo di Noemi. Si potrebbe ipotizzare, a dire della Procura, la conoscenza da parte degli indagati delle condotte del figlio e di un loro eventuale coinvolgimento nell’eliminazione delle prove come ad esempio nei lavori di pulizia dell’automobile considerato che il lavaggio è stato compiuto in maniera estremamente minuziosa instillando il dubbio che i genitori possano aver aiutato il figlio. Si potrebbe al più ipotizzare il reato di favoreggiamento ma per il magistrato inquirente il reato si deve escludere perché padre e madre di Lucio avrebbero comunque agito spinti dalla necessità di tutelare un proprio congiunto “da un grave ed inevitabile nocumento nella libertà e nell’onore”. In una simile situazione i genitori di Lucio si sarebbero trovati in mezzo al guado, di conflitto interiore fra l’obbligo giuridico a collaborare con la giustizia e il dovere morale di tutelare la famiglia.
Alla luce degli esiti degli accertamenti (ancora secretati) la Procura ha così avanzato richiesta di archiviazione per i genitori di Lucio (difesi rispettivamente dagli avvocati Luigi Piccinni e Stefano De Francesco). Valutazioni che, in ultima istanza, dovranno essere esaminate da un gip prima di chiudere questa triste pagina di sangue, morte e dolore.