Mai come in questo caso la sosta, dovuta alla disputa degli incontri di qualificazione agli europei, è giunta graditissima da parte di tutto l’ambiente. Ci consente di fare alcune riflessioni con serenità di giudizio e non spinti dalla emotività dell’ultimo incontro disputato. Cerco allora di individuare quali siano gli aspetti sui quali bisogna porre l’attenzione che, mi sembra, si riducano a tre: velocizzazione dell’azione, ricerca dell’equilibrio tattico e continuità nei risultati.
Sono tre aspetti che attengono rispettivamente alla preparazione fisica, al o ai moduli tattici che richiede il tecnico ed alla determinazione dei calciatori nel non abbattersi alle prime avvisaglie negative cercando di fare i punti non solo con la ricerca del gioco ma, se il caso, anche con un po’ di cinismo o di opportunismo. Partendo da quest’ultima considerazione, torniamo, dopo sette partite, nello stesso stadio dove si è registrato un pesante 4 a 0. L’avversario non è lo stesso, il Milan ha cambiato tecnico ed è alla ricerca di sé stesso, ma va considerata come squadra di tutto rispetto contro la quale non credo possa giocarsi con troppa disinvoltura perché, ricordo sempre ai miei amici, che la sua rosa vale 115 milioni di euro contro i nostri 32.
Questa mia potrebbe sembrare una fissa, mentre invece cerca di far aprire gli occhi a tutti su come funziona questa serie A con il suo spartiacque fra il calcio miliardario e gli altri ospiti molto più poveri che siedono allo stesso banchetto ma con reverenziale circospezione. Ora sarà pur vero che in campo si giocherà in 11 contro 11, ma è anche vero che, dal punto di vista tecnico, la bilancia penderà dalla parte del Milan. Quale contromossa allora? Grinta, determinazione, velocità di esecuzione e piena tenuta per tutti i 90/95 minuti di gioco senza pensare di far fare “minutaggio” a chi sta ancora dietro. Per ottenere proficuamente questo risultato, necessita che la quadra ritrovi il proprio equilibrio tattico che non potrà più essere quello collaudato in serie B altrimenti si rischia di essere presi a pallate come successo con l’Atalanta, ben 16 tiri contro Gabriel dei quali almeno 6 molto pericolosi.
Non sono un tecnico, apprezzo gli sforzi di molti allenatori modernisti che cercano di copiare Guardiola con il suo “titic-titoc”, di far iniziare l’azione già dalla propria porta, ma non sempre la ciambella riesce con il buco. Purtroppo, e mi dispiace ricordarlo, quel gioco può riuscire alla Juve con 24 passaggi consecutivi prima di consegnare ad Higuain la palla gol e non all’Inter che, per quanto validissima, 24 passaggi consecutivi ancora non è in grado di farli e non parliamo del Lecce, visto l’elevato numero di palloni persi per cercare di portare l’azione con i passaggi laterali alla Lucioni o alla Majer. In certe occasioni ho nostalgia di Trapattoni, tecnico al quale squadre destinate a lottare per la salvezza, dovrebbero ispirarsi.
La sosta dovrebbe anche farci capire il valore della continuità: per il morale di una squadra destinata a lottare per la salvezza è molto importante fare risultati minimi, i famosi pareggi, ma con continuità, piuttosto che exploit improvvisi che non ti fanno capire chi sei e cosa sei. I lettori quale pensano sia il Lecce delle prime sette partite quello di Torino e Ferrara o quello di Milano, Bergamo, Roma? Ho omesso volutamente Verona perchè la considero una “non partita”. Di certo ci sono i numeri che ci riportano al terzultimo posto, causa le 15 reti al passivo, rapporto che bisogna assolutamente ribaltare.
Il Lecce non deve essere l’antesignano del “bel gioco” quanto piuttosto di un gioco pragmatico ed efficace e deve velocizzare la propria azione. Il mantenimento della categoria vale più di una promozione. Le premesse ci sono ma pochi errori e niente alibi!