Forte è il cantautore e musicista salentino che questa sera aprirà il Post Punk Tour 2020 di Gazzelle al Palaflorio di Bari.
Lorenzo Forte, in arte Forte e basta, porterà live per la prima volta il suo nuovo progetto da solista. Un grande palco per questa nuova veste da solo, con la sua chitarra e al fianco quella del collega e amico Antonio Tunno.
Arriva da Copertino e, con alle spalle gruppi come Le Carte e i Noon, oggi Forte vuole provare a viaggiare leggero e a muoversi da sé.
Il suo album uscirà il prossimo maggio per iCompany e Manita Dischi. Anticipato da Testo sdolcinato, Disco Agnelli e Fiume negli oceani, il capolavoro di Forte è ricco di ricordi, polaroid e vecchi dischi. Un sound semplice ed accurato, al limite tra il vintage e la modernità. Un richiamo al passato, nostalgico e dolce. Ai colori dell’infanzia, ai traumi dell’adolescenza, all’autenticità dell’oggi.
In occasione del debutto, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Forte che ci ha raccontato dell’album tanto atteso, dei vari piani per il futuro e della smania per il povero Manuel Agnelli.
I tuoi testi sono molto introspettivi e intimi, a discapito della tua personalità quasi schiva e silenziosa. Quanto ci troviamo di autobiografico?
Al contrario di ciò che può sembrare, di autobiografico c’è poco. Ovviamente quando si inizia a scrivere una storia inventata o vissuta attraverso gli altri, la canzone diventa quasi personale. Non sempre parli di te stesso, ma non è semplice comprenderlo. Perché la penna sei tu, il filtro sono i tuoi occhi, e ci finisci dentro lo stesso.
Quando hai capito che era questa la tua direzione?
Per esclusione, dopo scuola e sport. La musica è stata sempre la strada più facile per me, per esprimermi e sentirmi davvero me stesso. Suono da quando avevo tredici anni, e a quindici mi sono ritrovato in una band durante una classica “Giornata dell’arte” del primo liceo. Il resto è tutto quello che è stato finora.
Un ricordo dolce che porti sempre con te
Sicuramente la mia prima apparizione in pubblico, sempre durante quella giornata. Ricordo le gambe che tremavano, con l’intera scuola di fronte a me.
Sembravo sicuro di me, ma dentro mi sentivo morire. Eppure la ricordo come un’emozione senza pari.
Come si acquisisce sicurezza in sé stessi e come si difende la propria personalità artistica?
Credo sia un processo graduale. La raggiungi man mano, con il riscontro di chi ti ascolta e con il successo. Ma fino al salto di qualità nessuno ti assicura niente. Sono gli apprezzamenti degli altri che fanno scattare dei meccanismi di sicurezza sempre più grandi nei confronti di ciò che crei e di ciò che sei come artista.
Il tuo stile appartiene alla scena indie. Non hai paura che questo genere possa essere saturo e di non trovare la tua giusta locazione?
Quello che sono e che suono oggi è il risultato della mia formazione musicale, dall’adolescenza in poi. Sono passato dal rock al melodico, continuando ad ascoltare tanta roba. Cresci, studi la musica del passato e assorbi. Io credo nel forte riciclo della musica, che ritorna e si trasforma. La musica è un cerchio di nostalgia. La scena è satura, vero, ma lo sarà sempre di qualcosa. Oggi è quellosta la mia dimensione, non riuscirei a snaturarmi.
I tuoi progetti per il futuro?
Una volta uscito il disco, voglio portarlo in giro e promuoverlo come si deve. E poi voglio mettermi a lavoro su nuovi brani, pensando già a quello che verrà.
In attesa, andate ad ascoltarlo stasera. Non ve ne pentirete!
Il
Chiara Rosato