ALEZIO/GALLIPOLI (Lecce) – Due indagati per la morte di Romeo Reo, l’autotrasportatore di Alezio di 49 anni, deceduto il 30 novembre scorso travolto dala cima di un cipresso mentre effettuava la potatura degli alberi nel giardino di una villa sulla Alezio-Gallipoli. Il pubblico ministero Paola Guglielmi ha fatto notificare un avviso di chiusa indagine con l’accusa di cooperazione in omicidio colposo a carico di G.C., titolare della ditta con sede in un comune del Basso Salento specializzata nel noleggio di macchinari edili con operatore e di M.L., figlio del proprietario dell’abitazione in cui si consumò l’incidente mortale.
Si parla di negligenze, imperizie e inosservanza delle norme sulla sicurezza del lavoro dietro la morte dell’autotrasportatore chiamato per potare gli alberi e colpito mortalmente dalla cima di un cipresso luna circa 4 metri e del peso tra i 100 e i 150 chili. L’uomo morì sul colpo per un trauma cranico facciale e varie fratture nonostante il rapido arrivo dei sanitari del 118 e dei carabinieri della stazione di Alezio diretti dal maresciallo Paolo Novello insieme ai militari della Compagnia di Gallipoli.
Eppure la vittima si sarebbe prestata a lavorare senza una qualifica specifica, un’adeguata formazione, competenze e privo dell’iscrizione alla Camera di Commercio. Venne comunque incaricato di eseguire le operazioni e di potare gli alberi che circondavano la villa di campagna servendosi di un cingolato con ponte mobile.
Nel corso dei lavori, stando quanto ricostruito dagli ispettori dello Spesal, G.C. avrebbe comandato la piattaforma da terra; il figlio del proprietario, posizionato sul terrazzo, avrebbe seguito le operazioni dal terrazzo mentre un collega dell’autotrasportatore si trovava posizionato sul cestello ad un’altezza di circa 10 metri. Reo sarebbe stato così colpito mortalmente dalla cima di un cipresso appena tagliata mentre si trovava sul terrazzo adiacente sotto il braccio della piattaforma.
Un’operazione, per dirla con la prosa del pm, di straordinaria complessità e rischio come effettivamente si è rivelato. Anche perché il macchinario edile sarebbe stato utilizzato in maniera non conforme. Da tutte queste accuse M.L., difeso dall’avvocato Biagio Palamà e G.C, assistito da Maria Greco, potranno difendersi nei prossimi 20 giorni presentando memorie difensive o chiedendo di essere interrogati prima che il pm formalizzi la richiesta di rinvio a giudizio.