“Fingeva di essere innamorato per spillare oltre 200mila euro a donne deboli e indifese”: indagato funzionario della Lupiae Servizi

LECCE – Funzionario della Lupiae Servizi nella vita di tutti i giorni si spacciava per un uomo innamorato quando doveva spillare ingenti somme di denaro a donne deboli e indifese. Così, dopo aver conquistato il cuore delle vittime, si impossessava del loro patrimonio. L’uomo dalla doppia vita, come emerge dalle indagini, è stato smascherato e denunciato. E ora Augusto Capasa, 56enne di Lecce, funzionario della Lupiae Servizi, è stato raggiunto da una richiesta di rinvio a giudizio a firma del pubblico ministero Massimiliano Carducci, il pm che ha coordinato le indagini. E proprio le due donne, una 55enne residente a Trepuzzi ed una 61enne di San Donà di Piave (nel veneziano), hanno dato il via agli accertamenti nei confronti di quell’uomo con cui credevano di poter realizzare una vita in comune ignorando di essere finite nelle mani di un truffatore spietato.

Capasa avrebbe acquisito la fiducia della donna di Trepuzzi facendole credere di poter realizzare un progetto di vita comune. Approfittando dei reali sentimenti che la 55enne nutriva nei suoi confronti e del precario stato di salute della donna il funzionario le avrebbe spillato soldi su soldi per circa 200mila euro. Che fosse dal libretto dei risparmi; dalla polizza o dalla carta di credito con cui avrebbe effettuato acquisti on line per complessivi 4mila e 500 euro. Soldi che, a dire dell’uomo, servivano per fronteggiare “difficoltà economiche e questioni gravissime da risolvere” come i “5mila euro  da consegnare ad un onorevole per agevolare la pratica di apertura di un agriturismo a Borgagne”. In realtà, con una parte dei soldi spillati Capasa avrebbe acquistato una barca con due motori e una moto di grossa cilindrata concedendosi di tanto in tanto anche dei viaggi all’estero. Praticamente una vita da nababbo sulle spalle della povera 55enne fino al 2019. E quando la donna si rifiutava di corrispondergli le somme richieste Capasa la offendeva e la minacciava di non farsi più vedere né sentire. “Dammi i soldi, ho bisogno di 2mila euro” le scriveva in uno dei tanti messaggi WhatsApp inviati alla donna e allegati alla denuncia.

Più raffinata la truffa nei confronti della malcapitata veneziana con la quale il funzionario della Lupiae si sarebbe qualificato come un maggiore dei carabinieri “in incognito” con tanto di laurea all’Accademia militare di Modena e con un impegno nelle sfere investigative dopo la collaborazione di pentiti di mafia. Con questo curriculum di tutto rispetto costruito ad arte avrebbe rapito il cuore della donna veneta con il solo intento di entrare in possesso del suo patrimonio accampando gravi problemi economici e finanziari. Anche in questo caso l’uomo sarebbe riuscito a spillare 15mila euro prima che la vittima comprendesse di essere caduta nelle mani di un truffatore. L’udienza preliminare è fissata per il 6 luglio prossimo davanti al gup Laura Liguori quando le due donne, assistite dalle avvocate Francesca Conte e Rosa Parenti (quest’ultima del Foro di Treviso), potranno costituirsi parte civile. L’imputato, accusato di truffa aggravata in concorso, è difeso dall’avvocato Francesco de Iaco.