CAVALLINO – La dottoressa Selenia Greco Neuropsicologa Clinica e Forense, con il Dipartimento di Neuroscienze Calabrese di Cavallino, sta portando avanti un progetto importantissimo educativo-informativo nelle scuole. Oggi parliamo delle “controindicazioni” di un uso poco consapevole del web e delle nuove tecnologie:
“Gli studi riferiscono risultati allarmanti: già dai 2 anni di età si riscontra uso spropositato che comporta lo sviluppo di problematiche cognitive, sociali e relazionali al pari delle dipendenze da farmaci, alcool e sostanze tossiche – spiega la neuropsicologa Selenia Greco –
Avere un quadro chiaro di come e quanto si stia diffondendo tale atteggiamento ci aiuta a comprendere il contesto e le modalità utili per un intervento efficace. La tecnologia da tempo fa parte delle nostre vite allo scopo di rendere le nostre giornate più snelle e smart, per agevolare le nostre routine quotidiane, tuttavia l’andamento attuale mostra la tendenza che hanno le persone ad esserne assoggettate, quando in realtà dovrebbe essere il contrario. La tecnologia a favore dell’uomo e non viceversa. Pertanto, risulta doveroso conoscere i cambiamenti che questa nostra società ci sta portando e comprendere il terreno sul quale le dipendenze mettono radici e si manifestano. In questo modo potremo essere d’aiuto a quanti risultano coinvolti in una vera e propria dipendenza.
La parola dipendenza è per definizione un’alterazione del comportamento che comporta l’esasperazione di un’abitudine fino a farla diventare una esasperata e patologica ricerca, portando la persona a perdere il controllo.
Il dizionario italiano la definisce come il ‘rapporto di subordinazione osservato in vari ambiti’ vale a dire la necessità di avere accanto una persona o il desiderio incontenibile di un farmaco, una sostanza o un comportamento.
In Italia il 63% della popolazione è attivo sulla rete internet, ovvero circa 37 milioni di persone e sono circa 80 milioni le connessioni da dispositivi mobili, mentre gli utenti connessi sono circa il 48%. Il tempo trascorso al pc o al tablet è di circa 4 ore al giorno, più altre 2 ore e mezza circa su dispositivo mobile. Questi i dati prima che il coronavirus si insediasse nelle nostre vite riducendo al minimo indispensabile i contatti con la vera socialità. Ed è un aspetto molto preoccupante che riguarda soprattutto i nostri ragazzi: vi è una linea di demarcazione tra la nostra individualità nella vita reale e quella online e pare che i giovanissimi abbiano la tendenza a confonderla, facendo coincidere l’essere online con il vero proprio essere. È un fenomeno di massa che non fa differenze, è globale ed indipendente dal genere, razza, etnia, ceto, religione, ed è un mezzo che dà la percezione di essere integrati in un gruppo o, all’opposto, di staccarsi, se non altro virtualmente, dalla propria realtà di appartenenza.
Nel mese di marzo 2020 laTotal Digital Audience(fonte: audiweb database 2020) ha riscontrato una crescita del 3,3% dell’audience online, con 1,4 milioni di nuovi utenti rispetto a febbraio. La maggior parte di questi sono i più piccoli online da computer: 2-12 anni in crescita del 44% e i teenager del 33% e per loro triplica il tempo speso online. Gli utenti unici a marzo sono stati 35,9 milioni, mentre nel mese di giugno 2020 ha raggiunto 42,9 milioni di utenti unici, pari al 71,9% della popolazione dai 2 anni in su. In questo mese si è registrata una flessione rispetto a maggio condizionata da una serie di fattori: la fine della fase di lockdown e quindi la ripresa graduale di gran parte delle attività interdette durante la fase di emergenza, che coincide anche con la fine dell’anno scolastico contrassegnato dalla didattica a distanza.
Avere contezza di questi numeri è fondamentale perché ci aiuta a capire come intervenire e soprattutto a comprendere che si tratta di un fenomeno che non può essere compresso ma dev’essere gestito in quanto mina l’equilibrio personale e relazionale, degli adolescenti e degli adulti.
Questi dati sono allarmanti e devono farci riflettere.
La Società Italiana di Pediatria ha fornito utili misure a riguardo: non dare ai bambini strumenti digitali prima dei 2 anni, fino ai 5 anni al massimo per un’ora al giorno, fino agli 8 anni massimo 2 ore al giorno e sempre sotto la supervisione di un adulto. Inoltre, non regalare ai figli uno smartphone prima dei 13 anni. È importante che i genitori non utilizzino la tecnologia per calmare un pianto o distrarre i bambini da un capriccio, per ‘convincerli’ a mangiare o per farli addormentare.
Se i bambini imparano a gestire i loro bisogni tramite questi device e non riescono a farne a meno è perché noi adulti glielo abbiamo insegnato. I bambini hanno bisogno di creare legami e le loro prime relazioni sociali si fondano in famiglia, giocando insieme. L’uso spropositato della tecnologia invece interferisce con lo sviluppo cognitivo, fornisce un’esperienza alterata e distorta della realtà, riduce le capacità di problem solving, comporta una maggiore sedentarietà e quindi un aumento del sovrappeso. Non finisce qui, è dimostrato che l’abuso delle nuove tecnologie è associato anche ad un aumento dei disturbi di memoria, attenzione e concentrazione, disturbi del comportamento tra cui impassibilità di fronte agli stimoli esterni, dissociazione delle emozioni e comportamenti aggressivi.
Nomofobia, Hikikomori, Vamping, Work Alcholism, Cyberbullismo, Shopping compulsivo, Dipendenza da videogamen, Cybersesso e Porno dipendenza, sono solo alcune delle problematiche che stiamo riscontrando e che richiedono un intervento specialistico. L’uso patologico della rete configura un comportamento di evitamento tramite il quale non affrontare le proprie problematiche nella vita quotidiana. Uno studio statunitense ha dimostrato la comparsa di una nuovo approccio mentale per il quale emozioni, comportamenti e pensieri sono condizionati dalla relazione con lo smartphone che ormai fa parte della vita intima delle persone: il 54% dei partecipanti allo studio hanno dichiarato di non poter fare a meno di controllare lo smartphone, anche se non c’è un effettivo bisogno, ignorando le buone maniere, le leggi e disattendendo usi e costumi. Le giornate trascorse con il cellulare in mano indipendentemente dal fatto che sia inutile, scortese o pericoloso. A cena con amici e parenti, alla guida o durante un rito religioso le persone hanno affermato di manifestare una serie di reazioni emotive per non poter controllare le notifiche. Al solo pensiero di aver perso il proprio cellulare il 73% delle persone ha avuto un attacco di panico e il 14% ha provato disperazione.
Ecco che risulta imperativo e necessario imparare a gestire ed integrare le nuove tecnologie nella nostra vita in modo consapevole, con l’aiuto di adeguati sostegni psicologici e terapeutici volti al recupero e all’uso funzionale e non patologico delle nuove tecnologie.
La nostra equipe multidisciplinare vede l’integrazione di neurologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili, neuropsicologi e tecnici di neurofisiopatologia, ed è attiva ed operativa presso il Dipartimento di Neuroscienze Calabrese a Cavallino (LE), uno spazio dedicato alla diagnostica integrata funzionale (EEG, EMG, e valutazioni neuropsicologiche multidimensionali che affiancano le visite neurologiche e psichiatriche) e alle terapie d’avanguardia abbinate dalle nuove tecnologie in ambito clinico con l’applicazione delle metodiche di neurostimolazione e neuromodulazione, tra cui stimolazione magnetica transcranica (rTMS), stimolazione elettrica a corrente diretta (tDCS), fotobiomodulazione trancranica (NIR) e dalle prescrizioni che prevedono l’utilizzo della cannabis terapeutica.
Per informazioni e contatti potete scrivere una mail a neuroscienze@xraycalabrese.it, info@prenotasubito.net, oppure mandare un whatsapp al 335.5640434 o 348.4371185, chiamare al 335.1681434 o al telefono fisso 0832.613111.