Non ci sono altre strade, solo quella della vittoria e, sebbene dal punto di vista motivazionale il Vicenza ha una spinta uguale e contraria a quella del Lecce (lotta per la salvezza); tutto ciò che bisogna fare è entrare in campo con il solo obiettivo di portare a casa il risultato pieno.
Il centrale difensivo Dermaku lo sottolinea:
“L’errore più grande sarebbe quello di entrare in campo e pensare “vediamo cosa fanno le altre”. Noi dobbiamo fare come con il Pisa; siamo entrati in campo con l’unico obiettivo di vincere. Poi ci è andata bene perché i risultati dagli altri campi erano a nostro favore, ma prima di tutto era necessario vincente. Con il Vicenza sarà difficile, ma non dobbiamo assolutamente fare calcoli, perché sarebbe l’errore più grosso. Noi dobbiamo fare la nostra partita”.
Mancherà la forte spinta avuta al Via del Mare nella partita con il Pisa, della quale il difensore ha questo ricordo:
“È stata una spinta incredibile quella che abbiamo ricevuto già prima di entrare in campo. Poi per chi viene a giocare qua contro di noi e trova un ambiente così, non è facile. Capitava anche a me quando venivo a giocare a Lecce, anche se era in serie C, era sempre difficile giocare al Via del Mare”.
Il Lecce ha una caratteristica: attacca per difendere. Questo significa che tutti i giocatori sono sempre chiamati ad avere la massima concentrazione e attenzione in tutte le fasi di gioco, per una visione completa e capace di anticipare le situazioni, attive e passive. Non è solo una questione di gambe, ma anche di testa:
“Per il momento siamo la miglior difesa, ma è un lavoro che fa tutta la squadra; tutta la squadra e ci dà una grossa mano; gli attaccanti e i centrocampisti chiudono tutte le traiettorie e fanno un gran lavoro. Se c’è da difendere difendono, se c’è da attaccare si attacca tutti insieme. Si gioca in 11; ci si dà una mano tutti insieme sia in fase offensiva che difensiva”.
La squadra diventa veramente squadra quando all’intento si struttura un gruppo. Non conta chi scende in campo, anzi, conta molto chi subentra e chi gioca meno, perché ha la pazienza, la voglia e la tenacia anche se meno “premiato” con le presenze in campo; e al momento di subentrare dalla panchina, è consapevole di raccogliere una grande responsabilità che necessita di un forte impegno e forza d’animo. Tutto questo è possibile solo se all’intento del gruppo il clima è sereno e di completa complicità.
Lo stesso capitano Lucioni, al termine della partita di domenica, aveva avuto parole di elogio per i giocatori che erano stati impegnati meno. Dermaku si è alternato con Tuia, per necessità a causa degli acciacchi di entrambi o per scelta tecnica; e a volte c’è stato anche Calabresi al centro della difesa; ognuno ha dato il massimo:
“Abbiamo messo tutti sullo stesso livello e per fare un altro nome, vorrei ricordare Blin che fino a poco fa ha giocato meno ed è sempre stato un ragazzo che si è allenato a 200 all’ora. Per noi è importantissimo questo. Anche chi gioca cinque minuti è determinate; e abbiamo cercato di trasmettere questo ai giovani, che hanno accolto subito questo pensiero. E se i ragazzi non hanno questo, poi i risultati non arrivano. La sensazione di essere protagonisti c’è, io ce l’ho anche se non ho giocato tutte le partite“.